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“Spirito Buono” a servizio della pace

“ … La gioia dev’essere uno dei cardini della nostra vita.
È il pegno di una personalità generosa.
A volte è altresì un manto che avvolge
una vita di sacrificio e di donazione di sé.
Una persona che possiede questa dote spesso raggiunge alti vertici.
Splende come un sole in seno a una comunità…” 
(santa Teresa di Calcutta, preghiera alla gioia)

 

La parola che ho scelto, come titolo, ce la fornisce la lingua greca antica e il suo significato è Spirito Buono. Leggendo, in questi giorni alcuni articoli, due, in particolare, hanno colto la mia attemzione: uno, “la gioia, respiro del cristiano” sul sito Vatican.va, a cui vi rimando e qui riporto un passo. Ho riflettuto e pregato, in questi giorni di calma dalle mille attività, per tutti voi, come sempre, ma animato da queste letture. “ … La gioia è lo stato di salute del cristiano. Papa Francesco ricorda le parole del Gesù, “vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11), e ribadisce che “la gioia è il segno del cristiano: un cristiano senza gioia o non è cristiano o è ammalato, la sua salute cristiana ‘non va bene’ … perché un cristiano senza gioia non è cristiano. Per il cristiano, infatti, la gioia è presente anche nel dolore, nelle tribolazioni, pure nelle persecuzioni”. (Omelia di Santa Marta del 22 maggio 2014) …”(Cfr. Vatican.va) e l’altro, su Avvenire dove il nostro Ordinario Militare, che qui cito, parla del servizio che svolgono i nostri militari e vi rimando alla lettura integrale dell’articolo di Avvenire, qui solo una citazione: “il nostro mondo non è, come certi preconcetti farebbero pensare, sinonimo di guerra ma al contrario ha a cuore la pace, la difesa e la tutela della vita dei singoli e della collettività” (Cfr. Ansa)

Con questi pensieri nel cuore e nella mente, oggi, come ogni mattina, entrando nella nostra piccola, ma accogliente chiesa parrocchiale, dove, tutto ci porta a fermarci e a contemplare il Dio in cui crediamo e per il quale ci impegniamo, ognuno con la sua vita, secondo le singole vocazioni, ho vagato con la mente e così ho pensato di raggiungervi con queste povere parole, per condividerle con voi. Iniziando la giornata, con Il Signore, nel suo tempio, molte volte, non ho parole particolari da rivolgere, ma ho un libro, dove mi scrivo le intenzioni o i motivi di preghiera che arrivano dalla comunità o dalle persone che incontro: richieste di preghiera o di ringraziamento, di situazioni difficili, ecc. direi, un promemoria, che tengo in chiesa, davanti al Signore, perché non dimentichi mai di pregare per il popolo che mi è stato affidato. Così, questa mattina, prima di iniziare la Liturgia delle Ore e fare la meditazione, mi sono incanto, perso nei mie pensieri, guardando il tabernacolo e la mente vagava sulla vita, sulla comunità, sugli impegni, su cosa ho fatto o vorrei fare o cambiare… e sembra, pensandoci bene, che qualche volta, così facendo, perda tempo, invece di concentrarmi nella preghiera. Parlando e confidandomi con un sacerdote amico, mi diceva, rincuorandomi, che quella era l’inizio della preghiera e del dialogo personale con Dio. 

Non aspettare di essere felice, inizia ad esserlo, prenditi cura di te stesso per essere felice e non lasciarti condizionare da ciò che vorresti, ma da ciò che hai e che ti circonda e riuscirai, solo se ti accorgerai e ti stupirai della bellezza che c’è attorno a te, che sei felice. Siamo abituati, tutti, a essere critici e a vedere il male o fare pettegolezzo, la paura ci guida invece della speranza e l’impegno, rischia, di venire meno, perché sfiduciati, ma il cristiano è l’uomo della felicità, la sua caratteristica è la gioia, se manca quella gioia interiore è perché forse abbiamo fondato la nostra apparente serenità sulle cose che ci circondano più che sui valori nel cuore. La pace, la libertà, la giustizia, la serenità, partono da questa consapevolezza di voler essere felici e impegnarsi per esserlo con quello che abbiamo. Ricercare spasmodicamente una felicità irreale, irraggiungibile, scimmiottando stili di vita che ci tirano la gola, ma che non portano da nessuna parte, alla fine non ci rendono felici.

Qual è la vera felicità, allora?

Cerca nel tuo cuore, guarda quello che hai e non quello che credi ti manca, vedi le persone dentro il cuore e non esternamente, ciò che appare non sempre è ciò che è realmente. Educhiamoci ad avere uno “spirito buono” e se riesci ad averlo, sapendo accettarsi, per quello che siamo, impegnandosi a migliorare, a fare progetti, a dedicarsi agli altri, alla propria vocazione, a seguire, si!, i sogni che abbiamo nel cassetto, ma con l’intelligenza di chi sa dove arrivare, allora siamo sulla strada giusta. Così, penso ai miei militari che operano ogni giorno a servizio della Patria e dei cittadini e di quei popoli che hanno ha rischio la serenità e la felicità. 

Solo educando il cuore a uno “spirito buono” si può essere autentici servitori della pace.

@unavoce

Foto di Copertina: Cappellina privata e Chiesa Parrocchiale