Rileggendo insieme la proposta pastorale della nostra comunità – 1

La dolcezza del volto di Cristo, diventa guida nel crescere in umanità. Vorrei coinvolgervi, in questa riflessione, lasciandovi un’immagine, quella del volto del Cristo e della Vergine Maria della Pietà di Michelangelo. L’opera michelangolesca, raccoglie quell’ideale di dolcezza che tutti dovremmo imparare a vivere nel cuore e l’immagine plastica espressa dall’artista  può aiutarci. Attraverso la bellezza dell’arte, il cuore riesce ancora a commuoversi e ad un occhio attento, scoprire il cuore autentico della fede di ognuno di noi.

Cosi, vorrei raggiungervi oggi e prossimamente, con alcuni semplici articoli, per sottolineare, con voi, il tema del nostro cammino pastorale che quest’anno abbiamo intitolato: “Essere Chiesa, rendere ragione della propria speranza”, in questa piccola e umile lettera, per coinvolgere la comunità, ci sono tre parole chiave, che sono il filo conduttore del cammino pastorale della nostra comunità con le stellette. Una proposta alla luce delle parole dell’Apostolo Pietro: “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Ma questo sia fatto con dolcezza, rispetto e retta coscienza”. (1 Pietro 3,15-17)

Tre atteggiamenti, quindi, “dolcezza, rispetto e retta coscienza”, che qui vogliamo richiamare, oggi, in particolare, quello della dolcezza, perché nessuno vada perduto e tutti possano crescere nella Chiesa di Cristo. Atteggiamenti che, tutti, dobbiamo coltivare per essere buoni cristiani, bravi cittadini, capaci militari costruttori di Pace e difensori del bene comune.

Dolcezza

“Il cuore di tutti gli esseri umani brama dolcezza. Siamo creati per l’amore — non solo per amare, ma anche per essere amati. La durezza ci ferisce. Il disinteresse tocca il nostro spirito sensibile come la brina tocca i fiori. Blocca la crescita di tute le cose belle. La tenerezza è come un’estate benigna per la nostra vita. Sotto la sua influenza calda e nutriente, dentro di noi crescono cose belle.

Molte persone hanno un bisogno speciale di dolcezza. Non possiamo sapere quali sono i pesi segreti che molte di loro portano, quali dolori nascosti bruciano come il fuoco nel cuore delle persone con cui ci mescoliamo nella vita che abbiamo in comune. Non ogni dolore si riveste del manto esteriore del cordoglio; un viso brillante spesso cela un cuore gonfio. Molte persone che non chiedono compassione a parole hanno tuttavia un desiderio enorme di tenerezza. Non è debolezza avere un simile anelito. Ricordiamo come il nostro stesso Maestro anelò ad espressioni d’amore quando passò per le più profonde esperienze di sofferenza; e come rimase amaramente deluso quando suoi amici lo abbandonarono. Non possiamo sbagliare, se mostriamo tenerezza. Non sarà mai inopportuna; non c’è posto al mondo dove non sarà bene accolta. Non farà male a nessuno e potrebbe salvare qualcuno dalla disperazione…”. (Cfr. anchor.tfionline)

“…è un’intelligenza dello spirito che coinvolge in modo attivo e responsabile la persona, prima protagonista del processo educativo e dunque attenta ad ogni evento che può diventare formativo nelle mani di Dio, l’unico Padre e maestro di vita. È libertà interiore e desiderio intelligente della persona di lasciarsi «istruire» da qualsiasi frammento di verità e bellezza attorno a sé, nelle cose e nelle persone. È capacità di relazione con gli altri e con la realtà, fino a lasciarsi formare.

Con questo atteggiamento la persona inizia un cammino di continuo apprendimento e impara a vivere in perenne stato di formazione per tutta l’esistenza. Un cuore disponibile ad apprendere, di fatto si lascia provocare e plasmare dall’esistenza di tutti i giorni, dalle mediazioni più umili, dagli impegni quotidiani del proprio ministero e non prevalentemente dalla occasioni straordinarie o attraverso interventi eccezionali. La «sapienza del cuore» è frutto di una «capacità di apprendere» che si apre a una vasta gamma di atteggiamenti di cui è intessuta la vita quotidiana: il rapporto con Dio e con i fratelli, il dialogo personale con la Parola di Dio nella «lectio divina» e le parole di ogni giorno, la vita fraterna in comunità e la disponibilità del cuore a farsi carico dei problemi dei giovani, i segni dei tempi e il carisma della Congregazione, il quotidiano più ordinario e gli inevitabili imprevisti della giornata.

John Henry Newman in un suo scritto biografico dove racconta l’episodio della malattia che lo ha colpito durante un viaggio in Sicilia, descrive la consapevolezza che si fece strada nel cuore di avere un compito importante di evangelizzazione da assolvere nel suo Paese. Prima di partire nella notte tra il 13 e il 14 giugno 1833 su un vascello diretto in Francia scrive una poesia che è diventata un inno tra i più cantati nelle chiese anglosassoni, siano esse cattoliche, anglicane o protestanti: «Lead Kindly Light», «Conducimi tu, luce gentile».

«Guidami, luce gentile, attraverso l’oscurità che mi circonda conducimi tu!

Oscura è la notte, e io sono lontano da casa.

Conducimi tu!

Guida i miei passi; io non chiedo di vedere

orizzonti lontani, un solo passo mi è sufficiente.

 

Non sono mai stato come ora sono;

né mai ti ho pregato di farmi da guida.

Amavo scegliere da solo il mio cammino; ma ora

conducimi tu!

Amavo l’apparenza sfarzosa e, disprezzando la paura,

l’orgoglio dominava la mia volontà;

non ricordarti dei miei anni passati.

 

Così a lungo mi ha benedetto il tuo potere,

che ancora oggi mi condurrà innanzi

attraverso paludi e brughiere, monti e torrenti,

finché la notte svanirà:

e all’alba mi sorrideranno quei visi angelici

che ho a lungo amato e che ho perso»

l’incontro con il mistero di Dio: un Padre buono, cordiale e tenero che desidera rivelarsi, farsi conoscere, farsi vedere e sentire. È una «luce gentile» che non si impone con la forza, ma si rende presente nel cuore con la dolcezza dello Spirito e dona ad ogni persona quanto solo Dio può donare e chiede solo ciò che Lui può chiedere… ”. (Cfr. d. E.Riva, sdb)

Ecco la dolcezza che dobbiamo riscoprire in noi, per rendere ragione della nostra fede ed essere Chiesa, quella comunità voluta da Cristo, guidata da Pietro e nella quale vivere e coltivare l’amicizia con Dio.

@unavoce

 

Foto di copertina: La Pietà di Michelangelo, partiucolare del volto di Cristo e della Vergine Maria