Iniziativa “Visita Virtuale del Cappellano” – (E-mail del secondo lunedì del mese: Novembre)
Cari amici, in questo tempo, che, per l’emergenza sanitaria, ci vede costretti a stravolgere i tempi e i modi del nostro incontrarsi, del nostro vivere, del nostro lavorare, vi raggiungo, ancora una volta con questa e-mail per intrattenermi con voi, nell’iniziativa “Visita Virtuale del Cappellano”, con la speranza che perdiate cinque minuti per leggerla. Fermarvi e riflettere sulla vostra vita, sulle vostre scelte, sul significato della vita che oggi state vivendo personalmente e professionalmente come militari.
Raggiungo tutti, di tutte le età e gradi, di ogni estrazione religiosa, con rispetto e se qualcuno, tra voi, non desidera, sia gentile, cancelli e accetti un semplice saluto amichevole, chi intende, invece, continuare a leggere, questo vuole essere solo uno spunto per mantenere lo sguardo alto nella nostra vita privata e di servizio, soprattutto in questo tempo difficile.
La vostra presenza di militari, il vostro indossare una divisa e condividere tutto questo con le vostre famiglie, ricorda a tutti l’impegno a camminare insieme, con coraggio, senza mai perdere la speranza e impegnandoci, tutti, a costruire relazioni nuove, modi nuovi di convivenza, nella pace e nel rispetto.
Quante volte ci sentiamo dire di essere protagonisti della vita, attori del nostro futuro. Ma dipende da noi?
Molte volte, anzi il più delle volte, pensiamo che dipenda dagli altri: la famiglia, la società, il territorio … ma dimentichiamo, molto spesso, il nostro impegno, la nostra grinta.
Dipende da cosa scegliamo nella vita da subito, la scuola o il lavoro, la strada o l’impegno, la serietà o la spensieratezza fine a se stessa, il fare o lo spigrire, accusando poi che è la politica, la società, l’emergenza sanitaria, gli altri, gli immigrati ecc.…
Ma noi cosa siamo disposti a fare? Quanto siamo disposti a sacrificarci, ad impegnarci, a impegnare e investire tempo per creare qualche cosa per noi seriamente e non tanto per dire?
Nulla è facile nella vita, solo con l’impegno si ottengono risultati! Ma quali obiettivi abbiamo: soldi, carriera, successo …? Bisogna, certamente, avere degli obiettivi possibili e onesti, senza per questo smettere di sognare in grande. Ora, per queste riflessioni, mi faccio aiutare da un articolo di J.R. García-Morato.
“…Quando cerchiamo di spiegare il perché di certe nostre reazioni spontanee, più che dire “sono fatto così”, spesso dovremmo ammettere “mi sono fatto così”.
«Vi chiedo di essere costruttori del futuro, di mettervi al lavoro per un mondo migliore. Cari giovani, per favore, non “guardate dal balcone” la vita, mettetevi in essa, Gesù non è rimasto al balcone, ma si è immerso in essa; non “guardate dal balcone” la vita, ma mettetevi in essa come ha fatto Gesù». Queste parole rivolte ai giovani da Papa Francesco fanno sorgere immediatamente alcune domande, che il romano Pontefice proponeva di seguito: «Da dove cominciamo? A chi chiediamo da dove iniziare? […] Da voi e da me. Ognuno, ancora una volta in silenzio, si chieda: se devo iniziare da me, da dove inizio? Ciascuno apra il suo cuore perché Gesù gli dica da dove iniziare».
Per essere protagonisti delle vicende del mondo è indispensabile cominciare ad essere protagonisti della nostra stessa esistenza. Siamo liberi! Questa scoperta porta con sé qualche incertezza: dove indirizzerò la mia vita? Ma soprattutto gioia: Dio, creandoci, ha accettato il rischio e l’avventura della nostra libertà. Ha voluto che la storia sia una storia vera, fatta di decisioni autentiche, e non una finzione o un gioco. In questa avventura non siamo soli; possiamo contare, prima di tutto, sull’aiuto di Dio, che ci propone una missione, e anche sulla collaborazione degli altri: parenti, amici, e anche di persone che si trovano casualmente con noi in qualche momento della vita. Il protagonismo nella propria vita non vuol dire negare che sotto molti aspetti siamo dipendenti, e se consideriamo che questa dipendenza è reciproca, allora si può anche dire che siamo interdipendenti. La libertà, pertanto, non è tutto: resterebbe vuota se non la impiegassimo per impegnarci in cose grandi, magnanime. Come vedremo, la libertà è per la donazione o, in altri termini, ha valore soltanto una libertà pronta alla donazione.
San Josemaría era solito ricordare un cartello che trovò a Burjasot, vicino a Valencia, poco dopo la fine della guerra civile spagnola; c’era scritta una frase che citò non poche volte nella sua predicazione: “Ogni viandante segua la sua strada”. Ogni anima vive la propria vocazione in un modo personale, con il suo stile: Si può andare a destra o a sinistra, si può camminare a zig-zag, a piedi o a cavallo. Sono mille i modi di percorrere il cammino divino.
Ogni persona è l’attore principale della propria storia di santità, ognuno possiede un marchio che lo distingue nella configurazione di ogni aspetto della propria esistenza e della propria personalità, al fine di evitare di “lasciarsi trascinare” dagli eventi.
Nei piani divini la vita è fatta per essere condivisa: il Signore fa assegnamento sull’aiuto reciproco che si prestano gli esseri umani. Lo constatiamo nella realtà di ogni giorno: tante volte non siamo neppure capaci di soddisfare da soli le necessità più basilari e perentorie. Nessuno può essere completamente autonomo. A un livello più profondo, ogni persona nota la necessità di aprirsi di più a qualcuno, di condividere l’esistenza, di dare e ricevere amore. «Nessuno vive da solo. Nessuno pecca da solo. Nessuno viene salvato da solo. Continuamente entra nella mia vita quella degli altri: in ciò che penso, dico, faccio, opero. E viceversa, la mia vita entra in quella degli altri: nel male come nel bene». Questa naturale apertura verso gli altri arriva alla sua massima espressione nei piani di redenzione del Signore. Quando recitiamo il Credo, confessiamo che crediamo nella comunione dei santi, una comunione che è il punto centrale della Chiesa. Per questo nella vita spirituale è indispensabile anche imparare a confidare nell’aiuto degli altri che, in un modo o in un altro, sono coinvolti nella nostra relazione con Dio: riceviamo la fede attraverso l’insegnamento dei nostri genitori e dei catechisti, partecipiamo ai sacramenti che celebra un ministro della Chiesa, ricorriamo al consiglio spirituale di un altro fratello nella fede che poi prega anche per noi…”.
Ecco, solo un semplice spunto, per la tua riflessione personale, non è perdita di tempo, ma è alimentare la mente e il cuore e così facendo si alimenta lo spirito e la capacità di stupirsi della vita, di ogni vita, ed essere protagonisti di essa.
Ti seguo con amicizia, nella preghiera e ti saluto benedicendoti!
@unavoce
Foto di Copertina: Corto Maltese, Marinaio, avventuriero, gentiluomo di fortuna.
Fumetto creato da Hugo Pratt (nato a Rimini nel 1927). Questo personaggio che nella storia è nato da madre gitana eredita lo spirito e l’aspetto fisico mediterraneo e dal padre la propensione al viaggio, da entrambi la curiosità verso il mistero e l’inclinazione a guardare oltre le apparenze. Corto Maltese è scettico e disincantato quel tanto che basta per non illudersi sulla natura umana, ma è sempre pronto a credere o a lottare in nome dell’affermazione dell’indipendenza e della libertà. Corto, come un moderno Ulisse, s’inserisce nella costellazione dei grandi viaggiatori, dei visionari che sognano la magia dell’Oriente, degli uomini che considerano l’avventura come una pulsazione essenziale per creare e rigenerare la vita stessa, di coloro che considerano il viaggio non come raggiungimento di una meta, ma come un percorso fisico e spirituale. Corto Maltese è un compagno di viaggio ideale perché può essere un vero amico, un apritore di porte.
Ho scelto questa immagine come copertina, per attrarre l’attenzione e per lo spirito di questo fumetto, che se pur libero da ogni costruzione mentale, ci riporta alla bellezza della vita senza dimenticare i valori di essa: umani e spirituali.