Due celebrazioni Mariane
Questa settimana, la nostra Chiesa Ordinariato Militare, celebra due feste alla Vergine Maria, una Come Madre della Divina Misericordia, essendo Patrona del Corpo di Commissariato dell’Esercito e l’altra ricordando Maria come “Virgo Fidelis” essendo Patrona dell’Arma dei Carabinieri. Già vi ho parlato, in passato, della devozione a Maria nelle Forze Armate, ma essendoci queste due ricorrenze, vorrei riportare alla vostra attenzione questo tema. Ora, le parole del nostro Pastore, introducono queste due celebrazioni e orientano la nostra preghiera.
“ … «Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre». Compiere la volontà di Dio non è solo accettare gli eventi o eseguire i comandi, ma vuol dire imparare a leggere la storia che Lui ha creato, sapendo intravedere la propria missione come collaborazione a questa creazione che continua. C’è un parallelo tra un senso del dovere così inteso e la costruzione della pace. Anche la pace, dice il Concilio, «non è mai acquisita una volta per tutte ma la si deve costruire continuamente», tenendo conto dei cambiamenti della storia e convinti che essa «non è semplicemente assenza di guerra» quanto piuttosto «opera della giustizia», cioè «frutto dell’ordine impresso nella società umana dal suo fondatore». Maria ci insegna la fedeltà a quest’«ordine», fondato sulla gerarchia di valori che parte dalla giustizia, e ci chiede di rimanervi fedeli nei cambiamenti della storia. È la fedeltà alla storia, così com’è stata pensata da Dio e nella quale la nostra missione si inserisce. Vi sono grato, vi siamo grati, perché sentite nel cuore la responsabilità della storia e la portate avanti ogni giorno in compiti diversi, in Italia e nel mondo, che sempre hanno come criterio della gerarchia dei valori la giustizia e la pace. Così, voi aiutate anche la Chiesa intera a lavorare nella direzione della storia scritta da Dio, con il vostro servizio che raggiunge tutti, soprattutto le periferie geografiche ed esistenziali della povertà, dell’esclusione, della violenza e del sopruso, cercando di scrivere pagine di non violenza, di difesa della vita, di rispetto dell’ordine impresso da Dio nella storia…”. (Cfr. Ordinario Militare, Omelia)
Ora, a completamento di questa riflessione, vi rimando, riportando qui qualche stralcio di un articolo che può aiutarci a comprendere il culto e la devozione alla Vergine Maria, elementi che caratterizzano anche la vita e la fede delle nostre comunità con le stellette.
“Il Concilio Vaticano II, nel capitolo VIII della Costituzione dogmatica Lumen Gentium (nn. 66-67), parla del culto alla Vergine Santissima nella Chiesa. Spiega che “Maria, esaltata per grazia di Dio, dopo suo Figlio, al di sopra di tutti gli angeli e gli uomini, perché è la Madre santissima di Dio, che ha preso parte ai misteri di Cristo, viene dalla Chiesa giustamente onorata con culto speciale”. Insegna anche che il culto della Madonna, malgrado la sua singolarità, è essenzialmente diverso da quello che tributato al Verbo incarnato, come al Padre e allo Spirito Santo, e nello stesso tempo lo favorisce efficacemente (ivi). Inoltre incoraggia i fedeli a stimolare generosamente il culto della Vergine Santissima, specialmente liturgico, mentre li esorta ad avere “in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso di Lei”. Paolo VI ha dedicato l’Esortazione apostolica Marialis Cultus, del 2 febbraio 1974, proprio al culto di Maria. Nell’Introduzione, ricorda che lo sviluppo della devozione verso la Vergine Maria “è elemento qualificante della genuina pietà della Chiesa”, e nello stesso tempo si inserisce “nell’alveo dell’unico culto che a buon diritto è chiamato cristiano, perché da Cristo trae origine ed efficacia, in Cristo trova compiuta espressione e per mezzo di Cristo, nello Spirito, conduce al Padre … San Tommaso d’Aquino spiega che la devozione che si ha per i santi non ha termine in loro, ma è sempre diretta a Dio, in quanto nei suoi santi veneriamo in realtà Dio che li ha colmati di grazia e santità”. La devozione per Dio, quella verso la Madonna e i santi, si manifestano attraverso gli atti devozionali; per questo si è soliti distinguere fra devozione e devozioni. Nella Chiesa il culto e la devozione verso la Madonna sono molto antichi. Nascono dalla realtà della sua maternità divina e dal ruolo che Cristo le ha riservato nell’economia salvifica. La Madonna è la Madre di Dio, Theotokos, e Madre nostra. Il culto mariano ha sempre avuto una chiara connotazione cristologica. Gli scritti del Nuovo Testamento e la letteratura cristiana dei primi tempi, fino al I Concilio di Nicea dell’anno 325, vale a dire, in pratica fino a quando il cristianesimo non ottenne il riconoscimento pubblico, sono piuttosto parchi su questo argomento. Sono state considerate testimonianze indirette del culto mariano primitivo i passi del Vangelo secondo Luca 1, 45; 1, 48-49; 11, 27 e quello degli Atti degli Apostoli 1, 14. Anche l’interesse dottrinale per la Madonna e per la sua funzione nella Chiesa che comincia ad affiorare (si pensi, per esempio, alla nota tipologia Eva-Maria, presente in san Giustino e in sant’Ireneo di Lione) sembra indicare indirettamente la venerazione verso di Lei da parte dei fedeli…”. (Cfr. La devozione per la Vergine Santissima)
Madonna della divina Provvidenza
La devozione alla Madonna della divina Provvidenza risale al 1732, quando il popolo romano cominciò a venerarne la bella effigie nella chiesa di San Carlo ai Catinari. Nel 1744 Benedetto XIV (+ 1758) concesse alla Congregazione dei Chierici Regolari di San Paolo (Barnabiti) una messa della beata Vergine Maria, “madre della divina Provvidenza” da celebrarsi il sabato che precede la terza domenica di novembre e l’istituzione di una confraternita. Da allora, numerosi pontefici, da Pio VII a Giovanni Paolo II, hanno voluto recare personalmente alla Madonna della Provvidenza l’omaggio della loro pietà. È noto poi che numerosi Santi e Beati hanno messo sotto la sua protezione molte opere di beneficenza.
Con decreto dell’Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia Mons. Gaetano Bonicelli in data 31 maggio 1986 e confermato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti in data 19 luglio 1989, la Beata Vergine Maria Madre della Divina Provvidenza venne proclamata Santa Patrona del Corpo di Commissariato dell’Esercito
Nell’Arma dei Carabinieri il culto alla Virgo Fidelis iniziò subito dopo l’ultimo conflitto mondiale per iniziativa di S.Ecc. Mons. Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, Ordinario Militare d’Italia e di Padre Appoloni SJ, Cappellano Militare Capo. Lo stesso Comandante Generale prese a cuore l’iniziativa e bandì un concorso artistico per un’opera che raffigurasse la Vergine, patrona dei Carabinieri. Lo scultore architetto Giuliano Leonardi rappresentò la Vergine in atteggiamento raccolto mentre, alla luce di una lampada, legge in un libro le parole profetiche dell’Apocalisse “Sii fedele sino alla morte” (Ap 2,10).
La scelta della Virgo Fidelis quale celeste patrona dell’Arma è indubbiamente ispirata alla fedeltà che, propria di ogni soldato che serve la Patria, è caratteristica dell’Arma dei Carabinieri che ha per motto “Nei secoli fedele”. L’8 dicembre 1949 Sua Santità Pio XII, accogliendo l’istanza dell’Ordinario Militare, proclamava ufficialmente la Virgo Fidelis patrona dell’Arma, fissandone la celebrazione al 21 novembre, in concomitanza con la Presentazione di Maria Vergine al Tempio e nell’anniversario della battaglia di Culqualber.
Congiuntmente alla Virgo Fidelis l’Arma celebra anche la Giornata dell’Orfano, istituita nel 1996, che rappresenta per i Carabinieri e per l’Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani dei Militari dell’Arma dei Carabinieri, occasione di concreta vicinanza alle famiglie dei colleghi caduti.
“La fortezza è la virtù cardinale che fa superare gli ostacoli che si frappongono al bene da perseguire, tenendo saldo lo spirito nelle prove e nel sacrificio da affrontare. Essa è importantissima nella vita spirituale di ogni anima, dato che la vita di perfezione e di santità, è vita di lotta continua contro innumerevoli nemici, interni ed esterni. La fortezza cristiana significa forza nel sacrificio, coraggio nella lotta, fedeltà nella costanza. Per la fortezza il cristiano doma le impressioni del timore, frena gli scatti dell’ira, reprime i risentimenti, si anima di fiducia e pazienza nelle avversità, resta saldo contro l’oppressione del dolore e della morte. La fortezza segna la diritta via del dovere senza scoraggiamento e temerità, dominando il timore come l’audacia, pronta a sopportare e ad agire, a sostenere l’urto nemico come a prendere l’offensiva. Nei pericoli, quando è posta a repentaglio la vita, essa rifulge con tutto il suo splendore e per questo essa è la gloria dei martiri. Un antico proverbio dice: «Cuor forte, vince cattiva sorte»”. (Cfr. P.Manelli)
Possa la fedeltà e fortezza di Maria che è sempre stata accanto al Suo Figlio, ispirare i nostri giorni nelle parole e nei gesti.
@unavoce
Foto di Copertina: Kosovo, Mons. Marcianò, in vista alla Base dei Carabinieri