Lettera al Coro Parrocchiale
“Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme! Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre.” (Sal 132)
Carissimi Amici del Coro,
ancora vi raggiungo con una mia lettera, oggi, in occasione della memoria di Santa Cecilia – trasferita, liturgicamente ad oggi, per non mancare nel Gorno del Signore – celeste interceditrice, per i musicisti e i cantori, vi scrivo, prima di tutto, per ringraziarvi del vostro servizio e poi, come occasione, per non perderci, perché, questo tempo, che mette alla prova tanti settori della nostra vita, non faccia eliminare ciò che forse alcuni potrebbe ritenere superfluo. Nulla è inutile o in più, anzi la preghiera e la preghiera cantata è un elemento fondamentale del trovarci insieme e del pregare insieme.
Le parole del salmo, citate in apertura, sono lo spirito che guida questo mio scrivervi. La bellezza dello stare insieme, che oggi è limitato, deve essere, però, coltivato nel cuore e nei piccoli gesti quotidiani, perché il Signore in questa armonia, manda la benedizione.
Il tema proposto per il cammino pastorale come comunità Parrocchiale, per questo anno, è “Essere Chiesa, rende ragione della propria speranza”, citando le parole dell’Apostolo Pietro nella sua prima lettera (3, 15-17) ed essere Chiesa è vivere nella Chiesa, con ruoli e compiti e uno è sicuramente il canto e il canto liturgico. Pertanto, l’obiettivo più importante che ci dobbiamo prefiggere è quello “non solo dell’animazione delle diverse celebrazioni, ma soprattutto quello di un cammino insieme che pone la fede come fulcro principale, un cammino fondato sulla fraternità evangelica che porta ad una crescita interiore ed esteriore e che ci spinge a fare sempre meglio, non da soli ma inseriti in una Comunità!”. (Cfr. d.A.)
Mi tornano alla mente le parole di San Paolo VI, nell’omelia per l’inaugurazione della Parrocchia N.S. di Lourdes, a Roma, era il 23 febbraio 1964: “Collabora, prega e soffri per la tua parrocchia, perché devi considerarla come una madre a cui la Provvidenza ti ha affidato: chiedi a Dio che sia casa di famiglia fraterna e accogliente, casa aperta a tutti e al servizio di tutti. Da’ il tuo contributo di azione perché questo si realizzi in pienezza…”. (Cfr. Qumran2.net)
“Ama la tua Parrocchia”, un testo pronunciato a braccio e raccolto dai presenti che è diventato famoso per la sua semplice efficacia, dove si esprime con questi tre concetti, che credo possano essere utili e spronanti anche per noi: ‘’Collabora-prega-soffri”, ed è forse l’esortazione più adatta per vivere questo servizio. Collabora, con la tua fedele presenza, con gli altri coristi e invita altri ad esserci. Prega, si!, perché la preghiera è alla base di ogni attività che facciamo, il tuo canto è la tua preghiera. Soffri, la fatica di provare e di esserci sempre, di aiutare a migliorarci e crescere.
Ora, anche se il periodo è limitante, c’è la necessità di impegnarci nel provare i brani o di impararne dei nuovi, magari, la domenica, arrivando un po’ prima in chiesa, di reclutare nuove persone che facciano parte del Coro, che a sua volta è punto fermo ed esempio per tutta la comunità.
La fede personale, la costanza agli impegni, ci aiuteranno, a crescere, a testimoniare e a pregare insieme e a servizio della Chiesa.
Grazie dal profondo del mio cuore, per quello che fate, per la comunità, per la preghiera comune, per me sacerdote, per il dono costante di voi alla liturgia, in modo particolare in questo anno dove, nelle nostre Catechesi, stiamo rileggendo insieme il modo di partecipare, comprendendo le celebrazioni, dal suo significato storico alle azioni di oggi.
@unavoce
Foto di Copertina: Miniatura medioevale “Il Re Davide, con l’Arpa” Biblioteca Municipale di Avranches – Francia