Amare la Chiesa

“Non è facile capire i segni dei tempi. Cosa vuole realmente dirci Cristo. Troppo facile conformarsi, bisogna invece fare silenzio e osservare. E dopo fare una riflessione dentro di noi”. (Cfr. Vatican.va)

“I nostri antenati vivevano diversamente da noi, i nostri discendenti vivranno diversamente da noi”. (dal Film Downton Abbey)

Non per tentazione personale, ma per confronto con chi si è allontanato o legge la storia solo come pretesto per non fare., mi soffermo con voi oggi. Amare la Chiesa perché questo interrogativo? Molti uomini illustri hanno scritto su questo tema “Perché sono ancora nella Chiesa (Joseph Ratzinger, Queriniana 1971),  Perché rimango nella Chiesa (Hans Urs Von Balthasar, ultimo capitolo del volume Punti fermi, Rusconi 1971), Perché resto nella Chiesa (Hans Kueng, primo capitolo del volume Conservare la speranza, Rizzoli 1990), Perché restare? (Timothy Radcliffe, in “La Croix” del 31 marzo 2009). Non mi sogno di dire meglio ma sento di doverlo dire con parole mie”. (Cfr. L. Accattoli)

Inizio, questo semplice pensiero, con due riferimenti, uno religioso, il Papa e l’altro laico, da un film, le loro parole mi hanno fatto fermare a pensare sulla passione che ognuno di noi deve avere nel vivere la sua vita e la sua vocazione. Quindi il mio pensiero è andato alla Chiesa, come cristiano e sacerdote e la ripsota che do è quanto segue: si ama la Chiesa perché sarebbe come, altrimenti, non amare più la propria moglie, la propria famiglia, la propria Patria. Nonostante alti e bassi, luci e ombre, c’è la grandezza di ogni aspetto di questa Chiesa e soprattutto ciò che la anima e la vivifica e rinnova continuamente: Dio. La tentazione è grande di giudicare, di pensare di non farcela, che i tempi sono cambiati, che le cose vanno rinnovate radicalmente. Si,! tutto vero, gli Apostoli hanno vissuto una Chiesa differente dalla nostra e dopo di noi i nostri discendenti ne vivranno un’altra ancora, ma la Chiesa rimane, la Chiesa, pensata da Dio è sempre la stessa e senza la quale non possiamo dire di essere cristiani. Il Papa c’è l’ha ricorda più volte: “Vi esorto ad amare la Chiesa del Signore”, questo l’invito di Papa Francesco al termine dell’udienza generale di oggi, nel giorno in cui si celebra la Dedicazione della Basilica di San Pietro in Vaticano e di quella di San Paolo sulla via Ostiense: “Questa festa che pone in luce il significato della chiesa, edificio sacro dove si raccolgono i credenti – ha detto – susciti in tutti noi la consapevolezza che ognuno è chiamato ad essere tempio vivente di Dio”, cooperando “con generosità ed entusiasmo” alla “costruzione della Casa del Signore, dimora dell’Altissimo fra noi”. (Cfr. Vaticannews)

Cosa fare allora? Prima di tutto, impegnarci, ognuno con la propria vita, le proprie scelte e le azioni di conseguenza, essendo attenti agli altri in vero spirito di fraternità e questa forza la si alimenta solo attraverso la preghiera, la preghiera quotidiana e la preghiera comunitaria. Il Papa, nell’ultima Udienza del mercoledì, sul tema della preghiera quotidiana: “dedica la catechesi all’udienza generale alla preghiera quotidiana, quella di ogni momento della nostra giornata e specifica: “per le strade, negli uffici, sui mezzi di trasporto…”. E lì, afferma, che “continua il dialogo con Dio: chi prega è come l’innamorato, che porta sempre nel cuore la persona amata, ovunque egli si trovi”. La preghiera è presente anche senza parole, e tutto diventa occasione per parlare con Dio. L’intelligenza umana, osserva il Papa, è “una facciata aperta sul mistero”, su ciò che la supera: Questo mistero non ha un volto inquietante o angosciante: la conoscenza di Cristo ci rende fiduciosi che là dove i nostri occhi e gli occhi della nostra mente non possono vedere, non c’è il nulla, ma una grazia infinita. La preghiera cristiana trasfonde nel cuore umano una speranza invincibile: qualsiasi esperienza tocchi il nostro cammino, l’amore di Dio può volgerla in bene”. (Cfr. Vativannews)

Quindi, cosa fare, ancora torna la domanda, amare la Chiesa come l’hanno amata i Santi, “Scriveva san Girolamo, esausto dalle lotte intestine fra le Chiese d’Oriente, che «continuano a scontrarsi tra loro, e riducono a brandelli la tunica inconsutile del Signore, tessuta da cima a fondo senza cuciture. Delle volpi devastano la vigna di Cristo; in mezzo a cisterne spaccate e senz’acqua è difficile capire dove si trovi quel fonte sigillato, quell’orto chiuso da un recinto, di cui parla la Scrittura (cf Cant. 4, 12). Per questo ho deciso di consultare la cattedra di Pietro», prosegue il Padre della Chiesa nella sua missiva indirizzata a Papa Damaso, «dove si trova quella fede che la bocca di un apostolo ha esaltato; vengo ora a chiedere un nutrimento per la mia anima lì, dove un tempo ricevetti il vestito di Cristo [il battesimo ndr]».”. (Cfr. corrispondenzaromana)

“Qui si entra per amare Dio; di qui si esce per amare il prossimo”. Così ho trovato scritto fuori da una Chiesa, allora, l’invito è quello di imparare ed aiutarci, seriamente, ad amare la Chiesa. Preghiamo per la Chiesa, il Papa, i Vescovi, i sacerdoti perché sempre possano rimanere fedeli al Vangelo. Non lasciamoci sviare dai limiti ed errori, insieme lavoriamo, preghiamo e rialziamoci dal torpore per essere segno di sicura speranza nel mondo, attorno a noi, voce di forza a chi si abbandona, di gioia a chi è nella tristezza, di fede a chi si è perso nel buio del mondo.

La bellezza di questa cupola, che ho messo nella foto di copertina, vuole racchiude l’impegno di tutta la Chiesa. La bellezza che deve risplendere nel cuore di chi la ama e di chi, attraverso di lei, annuncia l’amore misericordioso di Dio al mondo. “Una luce splende nella tenebre”, ci ricorda San Giovanni nel Vangelo da lui scritto, ognuno di noi sia luce che brilla, faro di speranza, braccio teso, sguardo che rassicura. Non perdiamo il tempo, allora, iniziamo a  pregare, la forza per essere e vivere, ognuno la sua vocazione, la sua vita, viene dalla preghiera, da quel rapporto intimo di amicizia con Cristo.

@unavoce

 

Foto di Copertina: La cupola di San Pietro