Anniversario dell’Elezione a Pontefice di Papa Francesco

«Ubi Petrus, ibi Ecclesia; nulla mors, sed vita aeterna».

“dove c’è Pietro là c’è la Chiesa; lì non c’è la morte ma la vita eterna”
(Sant’Ambrogio, dal commento al Salmo 40 (41)

 

Era il 13 marzo 2013 quando veniva annunciato al mondo il nuovo Papa, che per la prima volta prendeva il nome di Francesco. Ogni stagione ha le sue primizie e Papa Francesco è l’uomo che ci conduce in questo mare, talvolta burrascoso. Come comunità ecclesiale ringraziamo Dio che ci è accanto con questi uomini, scelti da noi, si, vero, ma guidati dallo Spirito Santo, questo è il grande mistero ed è la infinita ricchezza della Chiesa: Dio la guida sempre e nonostante tutte le sue difficoltà.

In questo giorno, nel quale lo vogliamo ricordare, in modo particolare nella preghiera, vi propongo il testo di un’intervista o meglio una conversazione, a più puntate, raccolte da P. Antonio Spadaro, Direttore del “La Civiltà Cattolica” che ha tenuto con il Papa. Una lunga, chiacchierata, dettagliata su differenti argomenti, qui un beve uno stralcio con l’invito a leggerla integralmente. Conoscere, capire e amare sono i fondamenti della vita della comunità cristiani, della Chiesa a cui apparteniamo come Battezzati e del Papa che in questo tempo la guida e la conduce.

“ …«Io vedo con chiarezza — prosegue — che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso».

«La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia. Il confessore, ad esempio, corre sempre il pericolo di essere o troppo rigorista o troppo lasso. Nessuno dei due è misericordioso, perché nessuno dei due si fa veramente carico della persona. Il rigorista se ne lava le mani perché lo rimette al comandamento. Il lasso se ne lava le mani dicendo semplicemente “questo non è peccato” o cose simili. Le persone vanno accompagnate, le ferite vanno curate»….

«E la preghiera è per me sempre una preghiera “memoriosa”, piena di memoria, di ricordi, anche memoria della mia storia o di quello che il Signore ha fatto nella sua Chiesa o in una parrocchia particolare. Per me è la memoria di cui sant’Ignazio parla nella Prima Settimana degli Esercizi nell’incontro misericordioso con Cristo Crocifisso. E mi chiedo: “Che cosa ho fatto per Cristo? Che cosa faccio per Cristo? Che cosa devo fare per Cristo?”. È la memoria di cui Ignazio parla anche nella Contemplatio ad amorem, quando chiede di richiamare alla memoria i benefici ricevuti. Ma soprattutto io so anche che il Signore ha memoria di me. Io posso dimenticarmi di Lui, ma io so che Lui mai, mai si dimentica di me. La memoria fonda radicalmente il cuore di un gesuita: è la memoria della grazia, la memoria di cui si parla nel Deuteronomio, la memoria delle opere di Dio che sono alla base dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. È questa memoria che mi fa figlio e che mi fa essere anche padre». (Cfr. Vatican.va)

Chiudiamo, questo semplice ricordo, riportando alcune, tra le tante, espressioni che il Santo Padre ha rivolto ai militari, come prezioso dono che ricambiamo nella preghiera costante per Lui.

Il Papa al Giubileo dei Militari 2016: «La riconciliazione è anche un servizio alla pace, al riconoscimento dei diritti fondamentali delle persone, alla solidarietà e all’accoglienza di tutti… riconciliare con Dio e ad essere ovunque artigiani di riconciliazione, costruttori di ponti e seminatori di pace».

“Le forze dell’ordine, militari e polizia hanno per missione di garantire un ambiente sicuro, affinché ogni cittadino possa vivere in pace e serenità. Nelle vostre famiglie, nei vari ambiti in cui operate, siate strumenti di riconciliazione, costruttori di ponti e seminatori di pace. Siete infatti chiamati non solo a prevenire, gestire, o porre fine ai conflitti, ma anche a contribuire alla costruzione di un ordine fondato sulla verità, sulla giustizia, sull’amore e sulla libertà, secondo la definizione di pace di San Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris (nn.18 ss)”.

Ai Carabinieri il Papa così si rivolge: “Non cessate di essere costruttori di pace. Di grande rilievo è il vostro impegno oltre i confini nazionali. Anche all’estero, infatti, vi sforzate di essere costruttori di pace, per garantire la sicurezza, il rispetto della dignità umana e la difesa dei diritti umani in Paesi travagliati da conflitti e tensioni di ogni tipo. Non cessate di rendere ovunque, in Patria e al di fuori di essa, una chiara e gioiosa testimonianza di umanità, specialmente nei confronti dei più bisognosi e sfortunati”. 

In un messaggio augurale ai Militari in missione, il Papa rivolge queste parole: “Vorrei dirvi che vi sono vicino, prego per voi, questo servizio che è amore alla patria. Il Signore benedica la vostra generosità, le vostre famiglie, tocchi il cuore di ognuno di voi e vi chiedo per favore di pregare per me”.

Con umiltà e da ultimo dei preti, ma con fede e devozione, il nostro augurio, fatto, come accennavo poc’anzi, di preghiera, affetto e ricordo, da queste povere pagine virtuali, insieme alla nostra comunità, per Lui e il Suo servizio alla Chiesa e al mondo.

AD MULTOS ANNOS

 

@unavoce

 

Foto di Copertina: Papa Francesco in Piazza san Pietro con i Militari in occasione del Giubileo