La pazienza

 

“Nessun uomo è un’isola, è il titolo corretto ripreso da un passo di John Donne, vuole significare che ogni uomo, per l’amore di Dio vivente e operante in lui come in ogni altro essere umano, non è solo, ma è parte di tutta l’umanità. Merton ritorna a noi in queste pagine più grande perché più umile. Ritorna, dopo circa un decennio di vita monastica, il Merton della Montagna dalle sette balze: colloquiale, umanissimo, in grado di «dividere con ogni uomo i frutti della contemplazione». (Cfr. illibraio)  

Talvolta quando guardiamo le notizie dal mondo o vediamo le realtà più vicine potrebbe nascere in noi sconforto e delusione. Questo ci porta ad essere cinici, distaccati, credendosi superiori a tutto e a tutti e ogni cosa ci infastidisce. Questo modo di approcciarsi alla vita ci fa credere di essere solo noi ad avere ragione, ad avere le risposte ad ogni problema. Questo è l’atteggiamento che il più delle volte anima le nostre parole e le nostre azioni. Non abbiamo pazienza, gridiamo alla giustizia, alla correttezza, ci scandalizziamo dei politici, degli ecclesiastici, del vicino di casa … ma noi cosa facciamo, come ci comportiamo, come reagiamo? 

“Avete pazienza? E quanto vi costa? Una «virtù eroica», come la definiva Giacomo Leopardi, o anche «una goccia che scava la pietra» secondo le parole di Gandhi, della quale abbiamo sempre più bisogno in tempi di impazienza, di stres. E perfino di paura. La pazienza, chiariamolo in premessa, non è rassegnazione, non è un sopportare in silenzio, da sconfitti o da ipocriti, ma è una luce accesa dall’ottimismo della volontà. Una misura anti-spreco, contro lo spreco dell’accelerazione spinta, evanescente, inconcludente. La pazienza ci ricorda la direzione lineare del tempo, il suo espandersi e la necessità di affrontarlo con un metodo che aiuti anche a rafforzare relazioni, legami, altruismo”.  (Cfr. nonsprecare)

Vale la pena riscoprire le virtù e credo che la virtù della pazienza è quella che meno riusciamo a vivere. Oggi, mi voglio soffermare con voi su questa e invitarvi a guardare ognuno il suo rapporto con la società, con gli altri, con i più vicini.

Parliamo di pace, desideriamo la pace e la tranquillità, gridiamo ai nostri diritti, ma il più delle volte dimentichiamo i nostri doveri.

Gridiamo allo scandalo per questo o quello, per una situazione piuttosto che un’altra, ci scandalizziamo per le parole e i modi di alcuni che vediamo nei social e noi come ci comportiamo?

Imparare a vivere significa imparare a vivere insieme nessun o è un isola. Era il titolo di un vecchio libro di Thomas Mertonche ricordo di aver eletto nella mia giovinezza un libro di spiritualità, che se non conoscete o non avete letto vi invito a farlo.

Fermati e rifletti, pensa e ragiona e poi parla e agisci, quanto è difficile. Per imparare la pazienza la strada è solo quella dell’amore. La fretta non ci porta da nessuna parte. Dio ci insegna questo. 

“Anche nell’età della fretta e dell’accelerazione, della indistinzione, “aver cura” può essere il modo di spostare il conflitto tra pazienza e impazienza da una dimensione temporale a un piano di qualità morale, di un esercizio di umanità che trova il suo orizzonte e il suo limite nell’altro, che come noi è vivente: nella limitazione e nella gloria, nel desiderio e nella speranza. La piccola “qualità paziente”, così sdegnata dalla vuota frenesia del secolo, si fa strada in mezzo alle incertezze e comprende che deve farsi materia viva dentro un progetto che contenga l’altro come suo orizzonte e suo fine”. (Cfr. Gabriella Caramore)

“E’ bene ricordare che il tempo è creato da Dio. Il tempo è lo strumento di Dio per portare a termine il suo magnifico piano sovrano, alla fine del quale la sua volontà sarà fatta sulla terra come in cielo (Matteo 6:10). La verità fondamentale è che ci vuole tempo per manifestare e rivelare ciò che c’è nel cuore dell’uomo. Scrivendo a Timoteo per ordinargli di non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, Paolo dà questa motivazione: “I peccati di alcune persone sono manifesti prima ancora del giudizio; di altre, invece, si conosceranno in seguito” (1 Tim. 5:24). Gesù ha paragonato il mondo a un campo in cui le zizzanie e il buon seme sono stati seminati insieme; dobbiamo aspettare che entrambi siano cresciuti prima di mietere (Matteo 13:24-3036-43). E’ per questo motivo che Gesù non ritornerà per giudicare prima del tempo: “Il Signore [Gesù] non ritarda l’adempimento della sua promessa … ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento” (2 Pietro 3:9). La grande pazienza di Dio è una cosa meravigliosa. Capire e accettare questa verità farà una grande differenza nelle nostre vite e nei nostri ministeri”. (Cfr.coramdeo)

Comprendiamo quindi che è indispensabile impegnarci a cambiare e aver pazienza. Talvolta anche la nostra preghiera è impaziente chiediamo e vogliamo una risposta immediata, ma i tempi di Dio non sono quelli del mondo. Impariamo a cambiare direzione a guardare in alto a essere migliori di quello che siamo, educhiamoci ed educhiamo, diventiamo contagiosi si, ma di gioia, di pazienza, d’amore. Il libro che vi ho citato in apertura, come già vi accennavo, potrebbe essere una buona lettura per aiutarci in questo impegno e in questo tempo.

 @unavoce

Foto di Copertina: Comando Nato di Solbiate Olona (Varese)

La foto che ho scelto per accompagnare questa semplice riflessione, potrebbe sembrare che non centri, ma è stata scelta perché le bandiere che vediamo davanti a uno dei Comandi Nato raffigura il desiderio dell’umanità di vivere insieme in armonia e difendere questa pace e armonia che desideriamo. Questo è lo spirito di nessuno è solo e questa è la strada di pazienza che bisogna coltivare per costruirla.