Popolo di Dio e Corpo Mistico di Cristo
Nella festa di Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia e d’Europa, essendo la Santa, la titolare della Chiesa Principale dell’Ordinariato Militare, (Santa Caterina in Magnanapoli a Roma) la nostra Cattedrale, oggi vorrei soffermarmi con voi proponendovi la lettura di due documenti che riguardano nello specifico il nostro servizio tra i militari.
Animati dalla festa liturgica di questa Santa che ci lega non solo come Patrona per l’Italia e l’Europa, ci lasciamo guidare nella riflessione e nella preghiera in questa giornata unendoci a tutta la nostra Chiesa Ordinariato Militare.
“Il libro e il giglio sono le “icone” di santa Caterina da Siena. Richiamano la dottrina e la purezza, “virtù” che accompagnano la mistica toscana vissuta nel Trecento che aveva descritto Cristo come un ponte gettato tra il Paradiso e la terra. Una similitudine a cui la religiosa domenicana si affida nel Dialogo della Divina Provvidenza, capolavoro della letteratura spirituale che con l’Epistolario e la raccolta delle Preghiere ha fatto sì che venisse proclamata dottore della Chiesa il 4 ottobre 1970 per volontà di Paolo VI, sette giorni dopo Teresa d’Avila. E più di 80 anni fa, nel 1939, Pio XII la volle patrona d’Italia con Francesco d’Assisi perché considerata «a buon diritto il decoro e la difesa della patria e della religione». (Cfr. Avvenire)
“questa donna, morta a soli 33 anni, dopo aver svolto un ruolo di primo piano nella Chiesa del suo tempo. Il segreto della sua eccezionale personalità era il fuoco interiore che la divorava: la passione per Cristo e per la Chiesa. A Caterina, arsa da tale fuoco, la situazione della cristianità, in quel difficile periodo della seconda metà del Trecento, appariva insopportabile. Considerava una sciagura che il Papa rimanesse lontano da Roma, sua sede naturale. Le sembrava uno scandalo che dei principi cristiani non riuscissero a stare in pace tra di loro. Ed eccola farsi messaggera di pace. La sua parola ardente corre in tutte le direzioni. E’ parola dal timbro materno, caratterizzata da intrepida fermezza e persuasiva dolcezza. Intorno a lei avveniva quello che sembrava umanamente impossibile: si scioglieva la durezza dei cuori, e ciascuno ricominciava a gustare la gioia di famiglie o di intere comunità ricomposte nella pace. L’esperienza di Caterina da Siena costituisce un caso esemplare di quanto ho scritto nel Messaggio di inizio d’anno: “Quando le donne hanno la possibilità di trasmettere in pienezza i loro doni all’intera comunità, la stessa modalità con cui la società si comprende e si organizza ne risulta positivamente trasformata, giungendo a riflettere meglio la sostanziale unità della famiglia umana” (n. 9). “La donna, educatrice alla pace”. Ben noto è il grido con cui Caterina si rivolge al Papa Gregorio XI per incoraggiarlo a farsi promotore di pace tra i cristiani: “Pace, pace, pace, babbo mio dolce, e non più guerra!” (Lettera 218). Parole simili ella scriveva a sovrani e principi, e non esitava a intraprendere anche difficili viaggi per indurre i contendenti a sentimenti di riconciliazione”. (Cfr. Papa Giovanni Paolo II, Angelus 12.2.95)
“La sua esistenza faccia comprendere a voi, cari giovani, il significato della vita vissuta per Dio; la sua fede incrollabile aiuti voi, cari ammalati, a confidare nel Signore nei momenti di sconforto; e la sua forza con i potenti indichi a voi, cari sposi novelli, i valori che veramente contano nella vita familiare».”. (Cfr. 29.4.15 – Papa Francesco Udienza Generale )
Dopo questi rimandi a comprendere la figura della santa che oggi ricordiamo vi invito, come vi accennavo a leggere alcuni passi dei documenti che creano questo servizio e presenza con lo stile di questa donna capace di essere presenza operante benefica di pace.
Costituzione Apostolica “Spirituali Militum Curae”: “La Chiesa ha sempre voluto provvedere con lodevole sollecitudine e in modo proporzionato alle varie esigenze, alla cura spirituale dei militari. Essi, infatti, costituiscono un determinato ceto sociale e, “per le peculiari condizioni della loro vita” (Christus Dominus, 43), sia che volontariamente facciano parte in modo stabile delle forze armate, sia che per legge vi siano chiamati per un tempo determinato, hanno bisogno di una concreta e specifica forma di assistenza pastorale; a questa esigenza, nel corso dei tempi, la sacra gerarchia, e in particolare i Romani Pontefici, per il loro dovere di servizio ovverosia di “diaconia” (Lumen Gentium, 24), hanno provveduto nei singoli casi, nel modo migliore con una giurisdizione più rispondente alle persone e alle circostanze. In tal modo furono costituite man mano delle strutture ecclesiastiche nelle singole Nazioni, alle quali veniva preposto un prelato munito delle necessarie facoltà (Bullarium Romanum, Torino 1868, t. XV, p. 410).”. (Cfr. Cost. Ap. S.M.C.)
Primo Sinodo della Chiesa Ordinariato Militare: “La denominazione “Chiesa Ordinariato Militare” esprime la sua natura teologica: Chiesa particolare, nella quale è realmente presente la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica; Ordinariato, la sua struttura organizzativa;Militare, la sua specificità. La Chiesa Ordinariato Militare ha coscienza di realizzare la propria vocazione vivendo nella comunione e compiendo integralmente la missione a lei affidata da Cristo. Particolare privilegio e segno d’attenzione della Chiesa universale verso i militari è il fatto che ciò che costituisce un battezzato membro della Chiesa Ordinariato Militare non è tanto l’abitare in un determinato territorio, quanto l’essere chiamato ad un particolare servizio. La Chiesa Ordinariato Militare è articolata in Zone Pastorali e in comunità parrocchiali. Queste ultime comprendono ogni realtà militare fornita di quelle strutture logistiche indispensabili per una vita ecclesiale e guidata da un cappellano militare con funzione di parroco. Questa Chiesa, per il particolare ministero che rende e che fortemente la caratterizza, può a maggior ragione essere denominata quale “Chiesa tutta ministeriale”, cioè tutta “diaconia” verso quei giovani che dalle varie Chiese e da ogni parte d’Italia giungono nelle caserme. Servizio primario che la Chiesa rende al mondo militare è quello di armonizzare il rapporto tra la fedeltà alla legge di Dio e la fedeltà alle giuste leggi degli uomini; tra il Vangelo della vita5 e l’adempimento del proprio dovere a difesa della vita, correndo il rischio di uccidere o di essere uccisi; tra il perdono e la pena necessaria per ristabilire la giustizia lesa6. Per questo difficile ministero e nella totale fedeltà al Vangelo, la nostra Chiesa si impegna ad essere sale, luce e lievito”. (Cfr. Sinodo O.M. – La Chiesa Ordinariato Militare)
Foto di Copertina: Chiesa di santa Caterina in Magnanapoli, Roma, Interno, Particolare la Gloria di Santa Caterina