Onore e Orgoglio, stile per costruire la Pace

 

“Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliarericominciare da capo e buttare via tutto, e di nuovo ricominciare e lottare e perdere eternamente. La calma è la vigliaccheria dell’anima.”
(Lev Tolstoj)

 

Una cosa, che chi non conosce o non fa parte o fatto parte di questa realtà delle Forze Armate, non capisce è l’orgoglio e l’onore di appartenenza che crea quello “spirito di corpo” che fa di un gruppo un’unità compatta con gli stessi obiettivi e sostenendosi gli uni gli altri. Nel mondo ecclesiale la chiameremmo comunione o ecclesialità. 

Durante gli anni del servizio attivo, soprattutto attraverso le esperienze di missioni, s’instaura un senso di appartenenza, uno “spirito di corpo”, ineguagliabile, non si è solo colleghi o commilitoni, ma si diventa fratelli, creando un legame forte che difficilmente si spezza. Solo chi ha condiviso tutto, soprattutto moneti difficili, fa questa esperienza di un legame solido più di qualsiasi altro. La forza del “gruppo” è nella sua coesione, nell’avere gli stessi obietti e perseguirli, nel soccorrersi e aspettarsi gli uni gli atri … e nel cadere e rialzarsi insieme.

Anche per noi che, come cappellani, siamo al fianco di questi nostri fratelli in tutto e per tutto condividendo la loro vita, nasce e si creano questo legame e quest’appartenenza. Le mie esperienze ai reparti operativi e alle missioni internazionali, alcune veramente impegnative da ogni punto di vista come esperienza di vita e di servizio, hanno creato quel legame indissolubile con il personale con cui si è camminati insieme.

Solo condividendo con loro, addestramento, tempo, fatiche e difficoltà, puoi essere parte di questo “gruppo” e nel “gruppo” poi e solo dopo, hai voce e puoi essere fratello, cappellano, amico, che guida, orienta, consola, conforta nel rispetto delle loro singole funzioni e peculiarità di servizio, delle loro tradizioni e storie di reparto, personali e famigliari.

Non è forse questo il compito del Pastore? Ovviamente non mancano difficoltà, errori, limiti, ma solo creando una squadra unita, si arriva alla meta. Dovrebbe essere lo stile anche delle nostre comunità parrocchiali e noi riusciamo, avendo questo filo comune. Il Papa ci richiama sempre l’importanza di questo coinvolgimento, di questo essere sacerdoti, uomini del sacro, condividendo la vita del gregge.

Lasciatevi andare, lasciate che l’emozione, che l’uscire dalle righe, nel modo corretto ovviamente, vi aiuti costruire rapporti autentici. Non vediamo sempre le situazioni in modo negativo pensando di avere in tasca la verità di azione, di modi, di parole, la Verità è solo il Vangelo e la Carità che nasce dalla preghiera, dalla felicità di essere quello che si è senza ricercare grandi onori, ma solo un sorriso, la bellezza di un gruppo unito, di persone che si aiutano, che aiutano, che sanno guardare alto e vedere con gli occhi dell’amore le situazioni.

Allora le stellette, la divisa, l’aggregazione, lo spirito di corpo, aiutano a costruire il bene, a costruire la pace, perché quella pace è dentro il cuore, creata con tanta fatica, impegno e passione.

Quando alla fine vedi realizzato una pace, un ritorno alle condizioni di vivibilità, dopo aver aiutato una persona o una situazione, un sorriso o un bambino, una scuola nuova, o un rapporto che ritornare sereno … allora, lì sai e non c’è bisogno di onori o riconoscimenti, che hai fatto la cosa giusta, che il Signore ti ha usato e ha scritto diritto anche sulle righe storte della storia.

Fai nascere in te, quell’orgoglio che può essere quella necessaria dose di autostima che ti spinge a dare il meglio di te, con la giusta attenzione, preghiera e confronto, affinché non si trasformi in un vizio che è simile alla superbia e farebbe crollare ogni azione buona che avremmo potuto compiere, ma ti da onore di aver contribuito al bene. Sentirsi uniti, fratelli, condividere, camminare insieme, aiutarsi, rispettarsi, senza rivendicazioni di nessun genere, ci porterà davanti a Dio vivendo questa vita come una vera avventura meravigliosa e questo è possibile per tutti.

Chiudo questi miei pensieri citando Socrate, la strada che indica può sembrare contraddittoria, ma sicuramente può aiutare i più pigri e indecisi ad iniziare questo cammino di vita vissuta da protagonisti: “Il modo più breve e sicuro per vivere con onore nel mondo è di essere in realtà ciò che vorremo sembrare essere.” 

Non è e non vuole essere un incitamento alla finzione, ma uno sprono a iniziare a vivere con onore e orgoglio, con passione e impegno, con gli occhi di Gesù. I discepoli e gli altri amici di Gesù, hanno vissuto questa comunione, e iniziato, anche se un po’ sottotono, il cammino di sequela e solo dopo e dopo aver visto e sentito le Sue Parole, si è venuta a creare quella sensibilità spirituale che li ha portati a pronunciare il loro atto di Fede, iniziando il cammino con quello stile di perseveranza nei valori, nella testimonianza, nella comunione e creando quello “spirito di corpo”, animati dallo Spirito Santo che li ha portati a testimoniarLo per il mondo e a compiere grandi cose, orgogliosi di essere cristiani, figli di Dio e fratelli tra di loro, nella e per la Chiesa, nel mondo e per il mondo, senza confini terreni o mentali, ma con la legge della carità vissuta.

@unavoce

 

Foto di Copertina: Missione Leonte 1 Libano, Reggimento Lagunari