Stupirsi per impegnarsi

 

“Se manca lo stupore e l’adorazione, non c’è strada che ci porti al Signore. Neppure ci sarà il sinodo, niente…”. (Papa Francesco)

 

“Senza lo stupore (che accade per grazia e non certo per imposizione), e senza l’adorazione (che ne è una conseguenza anch’essa non scontata), la Chiesa si mondanizza e finisce per assumere categorie politiche e ideologiche. E così, ad essere protagonista, non è più Colui senza del quale non possiamo far nulla, ma sono le strategie, i tatticismi, i fuochi artificiali del marketing comunicativo, i gruppi di pressione e le cordate con le loro rispettive agende, magari di segno opposto però accomunate dall’assenza di comunione. Si tratta di uno snaturamento per certi versi più grave di tante altre “ferite” e peccati, perché svuota e inaridisce dal di dentro le dinamiche della vita ecclesiale, lasciando in primo piano non l’ascolto dello Spirito Santo ma i nostri progetti, l’efficienza delle nostre strutture e dei nostri piani di riforma”. (Cfr. Papa Francesco)

La situazione attuale di emergenza sanitaria, che va verso un miglioramento, fa guardare avanti e riflettere sul passato per avere uno sguardo positivo per il futuro, ma per avere un futuro migliore bisogna lavorare nel presente con alacrità, con impegno, con determinazione convinzione e iniziare un cammino nuovo e rinnovato.

“mentre la pandemia da COVID-19 infuria in tutto il mondo, provocando un disastro sanitario ed economico di dimensioni globali ed inimmaginabili, che si innesta sulla crisi ecologica provocata dai cambiamenti del clima in corso, è importante, come avvenne nel 1941, pensare ad un mondo nuovo perché non sarà possibile ricostruire quello che la pandemia ha distrutto con le regole attuali: bisognerà prefigurare il mondo che verrà. Basti pensare agli scenari che ci troveremo di fronte. L’arresto delle attività produttive produrrà milioni di disoccupati in tutto il mondo. La caduta della domanda a livello mondiale impedirà ai meccanismi di mercato di rigenerare il tessuto produttivo ed occupazionale. Tutti i paesi europei (non solo quelli del Sud) si troveranno in una situazione simile a quella in cui si trovava l’Europa all’uscita della seconda guerra mondiale: avranno bisogno di un progetto comune di sviluppo, come avvenne nel 1947 con il piano Marshall, con la differenza che non ci sarà più l’amico americano a tendere loro una mano. Occorrerà mobilitare risorse ingenti, occorreranno investimenti pubblici ed un ruolo trainante dello Stato nell’economia, che dovrà guidare non solo la ripresa economica, come nel dopoguerra, ma anche la transizione, al di là dei vincoli del mercato, verso un’economia non dannosa per il pianeta e per la salute umana. Per questo le regole europee sui vincoli di bilancio, sul divieto di aiuti di Stato alle imprese, sul principio della libera concorrenza e della competitività assunta come un idolo, sono destinate ad implodere, e con esse la costruzione europea se non sarà capace di radicali cambiamenti. In questi giorni si susseguono gli avvertimenti e gli appelli di economisti da tutto il mondo che denunciano l’insostenibilità delle regole attuali (e della filosofia che le ispira), a fronte degli sconvolgimenti provocati dalla pandemia”. (Cfr. D. Gallo)

Questi due rimandi, che vi ho riportato, ci offrono uno spunto di riflessione e per noi credenti e militari l’impegno è sicuramente determinante per il ruolo e il credo che abbiamo.

Come cristiani il mondo nuovo è quel regno di Dio che il Signore è venuto a portare e basterebbe solo seguire il Vangelo, ma sappiamo che l’umanità conserva in se il peccato e la difficoltà di scegliere tra ciò che è bene da ciò che è male, ma questo non ci deve scoraggiare, ma, semmai, invitarci a impegnarci di più, cercando di imitare il Signore, pur con linguaggi nuovi, ma senza svendere il “messaggio” centrale che è l’Amore, un amore aperto, incondizionato, rispettoso e fatto di condivisione.

Come militari, servire lo stato e i suoi cittadini, i valori della democrazia e della libertà nella pace, sono da rinnovare nel difenderli e proteggerli senza distinzione di cultura, fede o razza.

Quindi lungi da me dal dare consigli o sposare una causa o l’altra, ma solo offrirvi occhi nuovi per vivere su questa terra sapendo che è un dono ricevuto che dobbiamo lasciare ad altri e rivedere i nostri obiettivi se non sono a beneficio della collettività. Non una massificazione, ovviamente, ma un pluralismo di ide, concezioni, fedi, politiche che abbiamo l’unico scopo l’umanità e il suo bene.

Preghiamo, ognuno nella sua “lingua” e rivolgiamo il cuore e la mente allo Spirito, come ci ha ricordato il Papa al “Paraclito che spinge all’unità, alla concordia, all’armonia delle diversità” – Papa Francesco.

@unavoce

 

UN LIBRO DALEGGERE:

Dio e il mondo che verrà – Domenico AgassoFrancesco (Jorge Mario Bergoglio) – Editore: Piemme

Il 27 marzo 2020 papa Francesco, in una piazza San Pietro deserta e lucida di pioggia, aveva parlato a milioni di persone collegate in tutto il mondo attraverso tv, telefoni e computer: «In mezzo alla tempesta, il Signore ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare». Man mano che l’epidemia di Covid-19 si diffondeva, con le sue angosciose conseguenze, Francesco si rivelava un punto di riferimento costante non solo per i fedeli, ma per tutti coloro che pativano per la malattia o la combattevano su vari fronti. A un anno di distanza, rispondendo alle domande di Domenico Agasso, il papa ci consegna le sue riflessioni per invitarci a trovare il significato e la grazia nascosti in un periodo di grande sofferenza per il mondo intero. Con le sue parole calorose, dirette, ricche di immagini suggestive, Francesco esorta a combattere il virus dell’indifferenza e dell’egoismo che ha portato il mondo vicino alla distruzione e soprattutto a coltivare con tenacia la speranza, che non risparmia dal male, ma dà la forza per affrontare gli ostacoli, anche quelli che appaiono insormontabili. La speranza protegge dallo scoraggiamento e dalla disperazione, sconfigge la tentazione della rinuncia. Avere e trasmettere speranza significa sapersi affidare a Dio in ogni situazione della vita, specialmente nella prova, e preparare con fiducia un mondo nuovo. Pensieri coraggiosi e illuminanti che ci guidano di fronte alle scelte che tutti – come individui e come società – siamo chiamati a fare per dare un’anima al nostro futuro. (Cfr. Ibis)

 

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