Bene primario per l’umanità

“I militari sono sicuramente tra coloro che ritengono la pace bene primario per l’umanità. Essi, la cui vita è addestramento ad una eventualità che tutti desiderano mai si realizzi, sarebbero tra i primi a subirne le nefaste conseguenze. La Chiesa Ordinariato Militare percepisce vivamente questo desiderio di pace che è nel cuore di ogni uomo e si pone nel mondo militare quale comunità di credenti che, con ogni mezzo, intende realizzare la beatitudine evangelica degli operatori di pace. (Cfr. Sinodo O.M., La Pace)

 

L’occasione della pubblicazione di un volume del Papa, mi porta a fermarmi a presentarvelo, soffermandomi a riflettere sulla Pace attraverso un rimando all’articolo de L’Osservatore Romano, ad una iniziativa Universitaria, citandovene una  tra tante ormai che stanno nascendo e richiamando alla vostra attenzione il testo del Sinodo della Chiesa Ordinariato Militare al capitolo sulla Pace e infine per chiudere questi nostri pensieri e riflessioni sulla pace e suchi opera per essa, una Conferenza del nostro Arcivescovo sul tema: cultura della Pace.

Quella Pace che tutti sognano e che con difficoltà fatichiamo a raggiungere, ma che non dobbiamo dimenticare e anche se il nostro contributo sembra poco dobbiamo impegnarci tutti a tutti i livelli a coltivare, attraverso una educazione ad un cuore di pace con conseguenti azioni e iniziative di pace.

L’opera dei militari, che più volte viene criticata, ricordo che è a beneficio della pace e della difesa proprio la dove la ragione non vuole coltivare e vivere questa dimensione, indispensabile, della vita. Militari e militari cristiani che vivono la fede nel servizio a difesa dei deboli e la loro vocazione e la loro risposta al vangelo.

 

“Dal 28 giugno è in libreria il volume di Papa Francesco Pace in terra. La fraternità è possibile edito dalla Lev all’interno della collana “Scambio dei doni”. Il libro raccoglie parole e discorsi del Pontefice sulla pace e la fratellanza. La prefazione è del Patriarca copto ortodosso Tawadros II. Pubblichiamo ampi stralci dal testo inedito di Papa Francesco che chiude il volume …


Sogno che i cristiani siano ovunque artigiani di pace! Che, in quest’opera, lavorino con tutti i credenti! Anche chi si considera irrilevante, può fare parecchio. Tutti dobbiamo studiarci di operare per la pace. Mai dobbiamo credere che l’opera della pace sia troppo grande per noi. Chi serve la causa della pace è amato da Dio e perdonato dei suoi peccati. Non bisogna rinunciare alla ricerca della pace, perché la storia, per grazia di Dio, è piena di sorprese.

Non c’è contrasto tra il bene comune di un singolo popolo e quello della comunità delle nazioni, che vanno perseguiti armonicamente. È evidente nelle questioni ecologiche, quando il prevalere dell’interesse di parte danneggia l’ambiente, che è di tutti. La pace è un bene comune universale. Un sacerdote italiano, Luigi Sturzo, studioso e attore socio-politico del Novecento, s’interrogava sulla possibilità di eliminare per sempre la guerra. Concludeva: «Bisogna aver fede che dal caos di oggi dovrà sortire un nuovo ordine internazionale, dal quale la guerra, come mezzo giuridico di tutela del diritto, dovrà essere abolita, così come legalmente furono abolite la poligamia, la schiavitù, la servitù della gleba e la vendetta di famiglia ».

Non bisogna rinunciare al sogno di un mondo senza guerre. Possano tutti i popoli della terra godere della gioia della pace! In ogni caso e in qualunque scenario, la Chiesa non rinuncerà a sperare e operare per un mondo senza guerra. Infatti la pace è lo stesso Signore Gesù, che ha abbattuto i muri e spento l’inimicizia. Ha riunito genti estranee in un unico popolo che gli renda lode. Gesù, risorto, appare ai suoi discepoli e dice loro: «Pace a voi!» (Gv 20, 19). La liturgia eucaristica è sorgente inesauribile di pace e fa sperare nella vittoria della pace anche in mezzo ai dolori della guerra.

Sappiamo che la preghiera è alla radice della pace. La preghiera è protesta contro la guerra davanti a Dio. Non cessiamo mai di domandare al Signore, con fede e insistenza, la fine dei conflitti. La nostra preghiera dà voce ai lamenti dei popoli per ogni conflitto e ne chiede la fine. Venga presto la pace!”. (Cfr. L’Osservatore Romano)

“CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE DELLA PACE (Baccellierato) e CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN SCIENZE DELLA PACE E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE (Licenza)

Il ciclo di studi in Scienze della pace, istituito dal Santo Padre Francesco con Lettera Il desiderio di pace, del 12 novembre 2018, sviluppa l’ambito dei Peace Studies, avvalendosi di una continuativa e strutturata interazione tra la formazione filosofico-teologica e delle scienze umane con quella scientifica. In particolare, il percorso di studi si articola entro le aree disciplinari della filosofia, della teologia, del diritto, dell’economia e delle scienze sociali ed è arricchito dalla tradizione teologica e pastorale propria della Pontificia Università Lateranense.

Caratterizzato da una accentuata dimensione inter-disciplinare e trans-disciplinare indicata dalla Cost. Ap. Veritatis Gaudium, il ciclo di studi ha l’intento generale di formare sacerdoti, consacrati e fedeli laici ad una professionalità capace di gestire la complessità dei processi sociali, interreligiosi, culturali, politici, economici, giuridici, educativi attraverso il metodo della pace, come categoria risolutiva delle dinamiche del conflitto che caratterizzano la contemporaneità sia a livello macro (nazioni, istituzioni, organizzazioni…) sia a livello micro (gruppi, realtà associative, movimenti…).

Riferimento per il ciclo di studi è l’azione che la Santa Sede conduce nella Comunità internazionale e nelle sue Istituzioni, operando con gli strumenti della diplomazia per superare i conflitti con i mezzi pacifici e la mediazione, la promozione e il rispetto dei diritti umani fondamentali, lo sviluppo integrale di Popoli e Paesi”. (Cfr. Pontifica Università Lateranense)

“L’imperativo morale della pace richiede che si debba fare tutto ciò che è ragionevolmente possibile per evitare la guerra, dati i mali e le ingiustizie irreparabili di cui è causa. Tutti sono chiamati ad impegnarsi per evitare la guerra. Occorre superare un clima in cui la guerra è considerata un modo accettabile per risolvere i conflitti tra gli Stati. “La guerra non può essere un mezzo adeguato per risolvere completamente i problemi esistenti tra le nazioni. Non lo è mai stato e non lo sarà mai”. La Chiesa Ordinariato Militare fa sua in questo Sinodo la scelta costituzionale dell’Italia che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. La guerra non è inevitabile: è sempre il frutto delle decisioni degli uomini. (Cfr. Sinodo O.M., La Pace)

“Ci incontriamo per riflettere su un tema che ci sta particolarmente a cuore: la pace. Sta a cuore alla Chiesa, perché è il cuore della sua missione evangelizzatrice; sta a cuore a tutti noi perché la pace è il cuore della nostra missione di militari.

Da vescovo, vado sempre più riflettendo come la Chiesa Militare sia particolarmente interpellata, direi provocata, a infondere in modo speciale, in tutta la comunità ecclesiale e nella comunità civile, la bellezza, il bene, il senso della pace, impegnata com’è nel servizio alle Forze Armate il cui compito trova senso proprio nella difesa della pace. Come si esprime infatti il Concilio, i militari sono «ministri della sicurezza e della libertà dei popoli che, se rettamente compiono il proprio dovere, concorrono veramente alla stabilità della pace» .

Questa Chiesa, dunque, si sente mandata da Cristo, che è «la nostra pace» (Ef 2,14), ad annunciare la pace a voi, a sostenere la missione dei militari a servizio della pace, a educare alla pace assicurando a ciascun militare, dai più giovani a coloro cui sono affidate alte responsabilità di guida, la formazione umana e spirituale, la proposta evangelica delle virtù e delle beatitudini. Ma la nostra Chiesa sente pure che può imparare da voi la sfida della pace: può imparare a leggere meglio il mondo nella sua concretezza, a decifrare e condividere le difficoltà di chi opera per la pace; e può far giungere, attraverso voi, il suo grido di pace fino a confini lontani, fino a tante periferie umane ed esistenziali. Se mi consentite un breve riferimento personale, io stesso sento come particolarmente significativo il fatto che la chiamata di Dio a servire la Chiesa militare – un servizio di cui in questi primi tempi sto toccando la complessità ma anche la serietà, l’ampiezza e la profondità – sia provvidenzialmente avvenuta nel 50° anniversario della Pacem in Terris, l’Enciclica della pace.

Questo incontro di oggi conferma, dunque, che la pace è patrimonio che unisce: è un punto di incontro tra mondi diversi, diverse culture e religioni, uomini diversi. Quella della pace è una “cultura” – la propongo così nel titolo di questo mio intervento – che ha la potenzialità, se così si può dire, di pervadere trasversalmente tutte le culture e unificarle, in quanto non è solo un elemento del vivere ma ne è lo stesso contenuto. Ma qual è il cuore della cultura della pace?”. (Cfr. Mons. S. Marcianò)

 

Foto di Copertina: Mons. Marcianò, Ordinario Militare per l’Italia, incontra gli allievi Marescialli dell’Aeronautica Militare