Beato, uomo fedele a Dio

 

Questa settimana, la nostra Chiesa Ordinariato Militare, nel suo Proprio Diocesano dei Santi, ricorda due figure, San Giovanni Gualberto, abate, Patrono secondario del Comando Unità per la Tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare Carabinieri e San Camillo de Lellis, Patrono del Corpo di Sanità e Veterinaria

L’occasione mi offre di soffermarmi con voi sul significato della santità e del culto dei santi rimandandovi a una riflessione del card. Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi sul significato dei santi oggi in un mondo che cambia, che qui vi cito per invitarvi alla lettura integrale e a un intervento del nostro Arcivescovo Mons. Santo Marcianò, Ordinario Militare a conclusione della Scuola di preghiera tenuta presso il nostro Seminario Maggiore. 

“Per fare di un uomo un santo occorre solo la Grazia. Chi dubita di questo non sa cosa sia un santo né cosa sia un uomo”, ha osservato con la sua caratteristica lapidarietà Pascal nei Pensieri.

Prendo questa osservazione per accennare alle due prospettive di queste riflessioni: nel santo si congiungono la celebrazione di Dio (della sua Grazia appunto) e la celebrazione dell’uomo, nelle sue potenzialità e nei suoi limiti, nelle sue aspirazioni e nelle sue realizzazioni…

 I santi e la santità sono riconosciuti con un movimento dal basso verso l’alto. Ancor oggi, è il popolo cristiano stesso che, riconoscendo per intuito della fede la “fama di santità”, segnala i candidati alla canonizzazione al proprio Vescovo – titolare della prima fase del processo di canonizzazione – e successivamente al Dicastero della Santa Sede competente. Né la Congregazione delle Cause dei Santi e né il Papa “inventano” o “fabbricano” i santi. Ci pensa già, come sanno bene tutti i credenti, lo Spirito Santo. Che poi questo stesso Spirito – come dice il Vangelo – “spiri dove vuole” è una constatazione a cui siamo abituati da secoli, e tanto più oggi, essendo la Chiesa diffusa in ogni parte del mondo e in ogni strato sociale…

“I santi sono come dei fari; hanno indicato agli uomini le possibilità di cui l’essere umano dispone. Per questo sono interessanti anche culturalmente, indipendentemente dall’approccio culturale, religioso e di studio con cui li si avvicini. Un grande filosofo francese del XX secolo, Henry Bergson, ha osservato che “i più grandi personaggi della storia non sono i conquistatori ma i santi”…

Nella Chiesa dunque tutto, ed ogni vocazione in particolare è a servizio della santità! Ed è indubbiamente in questo senso che quando guardiamo alla Chiesa, non dobbiamo mai dimenticare di vedere in essa il volto della “madre dei santi“, che genera santità con feconda e magnanima sovrabbondanza”. (Cfr. Vatican.va)

“la luce della santità del quotidiano .. santità … che pone il percorso di vita cristiano e le sfide quotidiane della militarità una relazione ancor più intima, che ha il suo fondamento proprio nella ricerca aperta di questa santità, che è felicità.

Forte è risuonato il messaggio, ancor di più attraverso uno dei passi più noti del Vangelo di Matteo: le Beatitudini (Mt 5,1-12). Un passo questo che descrive pienamente cosa significhi l’esser “beato”, ma soprattutto come si possa diventarlo. Un percorso lungo, travagliato che coinvolge totalmente il cristiano, ma in modo particolare il militare in quanto “operatore di pace” (come ricorda il Vangelo di Matteo: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio), la cui fine è posta nella felicità eterna: questa infatti è santità, ovvero beatitudine, come ricorda il pontefice nel documento Gaudete et exsultate: “La parola “felice” o “beato” diventa sinonimo di “santo”, perché esprime che la persona fedele a Dio e che vive la Sua Parola raggiunge, nel dono di sé, la vera beatitudine”. Una felicità, dunque, a cui ciascuno è chiamato nella propria quotidianità in modi differenti … per comprendere a pieno la strada che il Signore ha spianato per ciascuno, per giungere alla santità, dandone testimonianza…”. (Cfr. Scuola di Preghiera, Mons. Santo Marcianò)

 

 

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