in piedi accanto all’uomo

 “Se diamo una possibilità alle persone, si avvicineranno a noi”

  

Quanto è vera questa affermazione. Talvolta ci arrabattiamo in discorsi Teologici, leggi, indicazioni morali, piani strategici pastorali, conferenze … tutto utile ovviamente e non da disprezzare anzi, ma talvolta ci dimentichiamo che essere sacerdote significa dare una possibilità alle persone e saper ascoltare, forse anzi sono certo è questa e la mia piccola e povera esperienza me ne danno conferma.

Non è facile e oggi, ma credo non lo sia mai stato, annunciare il Vangelo, un messaggio che va contro corrente ieri come oggi e dove i valori che Gesù ci ricorda sono messi in discussione.

Sono prete per ricordarmi della mia gente, per pregare per loro, per essere una spalla su cui piangere e un viso amico per condividere la vita. Vorrei essere capace di ascoltare sempre anche se il più delle volte non ho grandi consigli da offrire, capace di camminare insieme e offrire e un sostegno. Vorrei essere l’uomo di preghiera che rimane fedele davanti a Dio per e con la sua gente, vorrei essere quella persona che pur nella sua fragilità e nei suoi errori porti speranza e gioia, allegria e serenità, che aiuti a vedere la storia in un altro modo, le situazioni sotto una luce di speranza, che sia capace di portare pace e armonia… ma non è sempre così e non è così facile, ma questo credo sia il mio compito, la mia vocazione ad amare e servire Dio nella sua Chiesa e attraverso la Sua Chiesa. 

Una vicinanza compassionevole, amorevole, capace di servire. So e vedo che la gente vuole essere vicina al Signore e anche alla Sua Chiesa e per quanti possano mettere zizania e parlare male e leggere le cose in modo distorto, questo non toglie il desiderio di bene e se errori ci sono si prende coscienza e si cambia direzione, ma si va avanti.

La storia è lunga della Chiesa, da Cristo a oggi, e noi vediamo o meglio ricordiamo solo i momenti difficili o giudichiamo i vari interventi, ma dimentichiamo che Dio scrive la storia sempre e comunque indipendentemente dagli uomini e noi da persone credenti, che si fidano e si affidano dobbiamo guardare alto e saper leggere la storia passata e presente con occhi nuovi, puliti, onesti, obiettivi e impegnarci a lavorare oggi per costruire il presente e mettere buone basi per il futuro.

Essere cristiani, essere persone che credono, essere persone che sanno che c’è altro nella vita e nel mondo, che Dio qualunque nome gli attribuiamo, è presente nella vita, ci mette e deve mettere nella situazione di lavorare insieme essere “tutti fratelli” come ci ha ricordato il Papa, concretamente non a parole, fratelli tra di noi, fratelli attorno a noi, fratelli.

La mia vocazione cerco di viverla così, in ginocchio davanti a Dio, in piedi accanto all’uomo, sapendo che il Signore sostiene il mio servizio e la gente la mia persona, consapevole dei miei limiti e molti errori e che solo Dio perdona, l’umano magari a fatica, ma questo ci porta a essere migliori dell’ufficio che ci è assegnato, più grandi di quello che sappiamo, perché Dio opera in chi lo ama, allora senti la grazia del Signore entrare dentro di te e come una lama aprire il cuore e allargare le braccia.

Questo per me, ma non è forse la strada anche per tutti, dare una possibilità, in famiglia, agli amici, colleghi, a chi incontriamo, dare una possibilità senza giudicare, senza discriminare, senza egoismi o gelosie … dare una possibilità. Noi cristiani abbiamo questa vocazione non dimentichiamolo, Dio arriva al cuore di tutti quelli che lo vogliono ascoltare, che lo vogliono servire, amare, pregare.

@unavoce

 

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