e sempre attuali

 Agostino e Bonifacio

 

“I primi cristiani sono pacifisti e antimilitaristi. Tendono ad evitare il servizio militare, non solo perché comporta l’uso delle armi, ma anche perché nell’esercito si celebrano riti pagani, si presta giuramento all’imperatore e il rischio di dissoluzione morale è più accentuato che in altre professioni. Dopo Costantino le cose cambiano radicalmente: l’integrazione fra Chiesa e Impero impone ai cristiani la condivisione della responsabilità nell’esercizio del servizio militare e nelle imprese belliche. Il primo a rispondere a questi nuovi compiti della Chiesa è Agostino..”. (cfr. homolaicus)

Parlare di pace e farlo dalle file dei militari e militari cristiani sembra strano e a qualcuno addirittura scandaloso, con buona pace dei pacifisti o presunti tali, ricordo un insegnate al liceo che ci disse che tutte le parole che finivano in “ismo”, portavano dei limiti, forse non aveva tutti i torti, ma anche dalle file della Chiesa stessa.

Ovvio che la Guerra è un male, che bisogna lavorare per debellarla, ma prima bisogna educare il cuore delle persone  equi si parte da altri lidi, l’amore, il rispetto, la tolleranza, la fratellanza, il papa ce lo ricorda in tutti i modi ma sembra che il mondo sia sordo e che al di la delle apparenze poi guerre e disordini ci siano ovunque sul piante, sfruttamenti, prevaricazioni, delitti … e potremmo continuare, quindi la domanda che mi faccio ma che si sono sempre fatti sia i credenti che i laici la guerra è giusta, non può esserci un male giusto, forse il pensiero filosofico e teologico di un passato non lontano giustifica i mezzi per arrivare agli obiettivi, ma credo che riflettere sulle persone che ha come vocazione hanno quella del militare non si possa impedire la crescita nella fede.

Vorrei suggerirvi di leggere la Lettera di Agostino al Generale Bonifacio, tempi lontani si!, eravamo verso il 417 d.c. ma forse ci può aiutare a riflettere.

Agostino prescrive a Bonifacio (lo stesso generale cui è indirizzata la lettera 185) la regola della condotta cristiana consistente nell’amore di Dio (nn. 1-3) mostrandogli che anche a un cristiano è lecito fare il militare per la pubblica pace (nn. 4-6), ma ch’è molto più necessario vincere le proprie passioni (nn. 7-8). …

Anche i militari possono piacere a Dio.

Non credere che non possa piacere a Dio nessuno il quale faccia il soldato tra le armi destinate alla guerra. Era guerriero il santo re David, al quale il Signore diede una sì grande testimonianza. Erano guerrieri moltissimi altri giusti di quel tempo. Era soldato anche quel centurione che al Signore disse: Non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ una sola parola ed il mio attendente guarirà. Infatti sono anch’io rivestito d’autorità avendo dei soldati ai miei ordini e dico a uno: ‘Va’ ed egli va; ad un altro: ‘Vieni’, ed egli viene; e al mio attendente: ‘Fa’ ciò, ed egli lo fa. Per conseguenza il Signore disse di lui: In verità vi dico che non ho trovato tanta fede in Israele Era soldato anche quel Cornelio al quale l’Angelo rivolse le seguenti parole: Cornelio, gradite sono state le tue elemosine ed esaudite le tue preghiere, quando lo esortò di mandare a chiamare l’apostolo Pietro, per sentire che cosa doveva fare. Mandò infatti un soldato timorato di Dio dall’Apostolo per pregarlo di recarsi da lui. Erano soldati anche quelli ch’erano andati a ricevere il battesimo da Giovanni, il santo precursore del Signore e amico dello Sposo, del quale proprio il Signore disse: Tra i nati di donna non è sorto nessuno più grande di Giovanni Battista. Quei soldati gli avevano chiesto che cosa dovessero fare ed egli rispose: Non fate vessazioni ad alcuno, non fate false denunce ed accontentatevi della vostra paga. Egli dunque non proibì loro di fare il soldato sotto le armi, dal momento che raccomandò loro di accontentarsi della loro paga”. (cfr. Lettera n. 189)

Ovviamente dobbiamo inquadrarla nel periodo storico, c’era l’impero d’occidente sotto scacco con l’arrivo dei Vandali, dei Barbari, così il problema della sicurezza sollevò una domanda che ancora oggi ci poniamo.

“Perché difendere un ordine politico che era chiaramente corrotto e guidato da degli stupidi e presuntuosi edonisti? Dopo tutto, Roma non era una semplice città, ma aveva creato un ordine proprio attraverso la violenza. ‘Questa unità è stata raggiunta con molte e immani guerre, con grande scempio di uomini e grande spargimento di sangue umano. Trascorsi questi avvenimenti, non ebbe termine la sventura di simili mali’…”. (sant’Agostino, La Città di Dio, XIX, 7). Alcuni erano tentati dall’idea di non opporsi ai vandali, cercando un accordo o semplicemente scappando, abbandonando le loro posizioni di responsabilità, alte e basse. In fin dei conti, sarebbe nato un nuovo ordine sociale, controllato dai vandali, e sarebbe stato inutile intralciare questo movimento di massa. Forse le persone avrebbero semplicemente accettato la nuova natura del governo e si sarebbero adattate ai mutamenti della storia.

Sant’Agostino la pensava diversamente. In una serie di lettere inviate al confuso comandante romano Bonifacio, il santo affermò chiaramente che le autorità civili avevano il dovere di proteggere l’ordine sociale e le popolazioni loro affidate. Nelle parole di sant’Agostino non c’è assolutamente alcun pregiudizio contro la guerra. Al contrario, come egli scrisse nella Lettera 189, “Non credere che non possa piacere a Dio nessuno il quale faccia il soldato tra le armi destinate alla guerra”. (cfr. Jakub Grygiel è Senior Fellow al Center for European Policy Analysis (Washington, DC). L’articolo è apparso sulla sulla rivista The American Interest)

Ovviamente tutto discutibile, perché se i Vandali non scendevano e i Romani non s’imponevano si stava in pace, ma il problema è proprio qui, educare i cuori ma nel farlo mentre aspettiamo e lavoriamo perché il mondo sia pacificato, i più deboli sono sfruttai, perseguitati, ucci, usurpati dei loro diritti, … e allora è indispensabile intervenire per difendere, proteggere , aiutare a costruire una società migliore.

Una riflessione che rimane aperta ma che suggerisco di non sottovalutare o di leggere solo in una direzione, le parole di sant’Agostino, il periodo storico, i documenti papali di questi ultimi anni, l’impegni delle organizzazioni Internazionali, il lavoro di singoli e  di gruppi, sia laici che religiosi ci dicono che stiamo camminando ma non basta dobbiamo afre di più partendo dai singoli dalle nostre famiglie da chi ha il compito di educare portando serenità, capacità di confronto intelligente e non violento educando ogni aspetto della vita. La Chiesa le religioni hanno il dovere di impegnarsi per aiutare questo cammino, le nazioni, i governi, le politiche, i pensieri devono aiutarci a riflettere e proteggere il mondo e l’umanità che in essa vive.

Voglio terminare questo spunto di riflessione citandovi il Concilio Vaticano II , in particolare la Costituzione Gaudium et Spes sulla Chiesa nel Mondo Contemporaneo, il documento è del 1965.

“La guerra non è purtroppo estirpata dalla umana condizione. E fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un’autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa. I capi di Stato e coloro che condividono la responsabilità della cosa pubblica hanno dunque il dovere di tutelare la salvezza dei popoli che sono stati loro affidati, trattando con grave senso di responsabilità cose di così grande importanza. Ma una cosa è servirsi delle armi per difendere i giusti diritti dei popoli, ed altra cosa voler imporre il proprio dominio su altre nazioni. La potenza delle armi non rende legittimo ogni suo uso militare o politico. Né per il fatto che una guerra è ormai disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto. Coloro poi che al servizio della patria esercitano la loro professione nelle file dell’esercito, si considerino anch’essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli; se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch’essi veramente alla stabilità della pace”. (cfr. Gaudium et Speas 79)

“L’edificazione della pace esige prima di tutto che, a cominciare dalle ingiustizie, si eliminino le cause di discordia che fomentano le guerre. Molte occasioni provengono dalle eccessive disparità economiche e dal ritardo con cui vi si porta il necessario rimedio. Altre nascono dallo spirito di dominio, dal disprezzo delle persone e, per accennare ai motivi più reconditi, dall’invidia, dalla diffidenza, dall’orgoglio e da altre passioni egoistiche. Poiché gli uomini non possono tollerare tanti disordini avviene che il mondo, anche quando non conosce le atrocità della guerra, resta tuttavia continuamente in balia di lotte e di violenze. I medesimi mali si riscontrano inoltre nei rapporti tra le nazioni. Quindi per vincere e per prevenire questi mali, per reprimere lo scatenamento della violenza, è assolutamente necessario che le istituzioni internazionali sviluppino e consolidino la loro cooperazione e la loro coordinazione e che, senza stancarsi, si stimoli la creazione di organismi idonei a promuovere la pace”. (cfr. GS 83)

Le parole dei Padri Conciliari sono di una attualità impressionante, talvolta le parole, i suggerimenti, l’impegno … non bastano, ecco perché ribadisco che il dovere di educare i cuori il dovere di tutti, ognuno secondo le sue possibilità, il suo ruolo, la sua vita. Quindi nessuna guerra può essere giusta, ma tutti abbiamo il dovere di trovare le vie giuste per la pace anche ricordandola con fermezza.

Avere la consapevolezza di essere figli di Dio, nonostante i nostri limiti ed errori, sapere che Dio ci ama ci deve aiutare a farci abitare da Lui, solo così il mondo troverà e vivrà nella pace, sino ad allora, dobbiamo tutti essere attenti e fare la nostra parte.

@unavoce

Foto di Copertina: Champaigne, Philippe de – Saint Augustin – 1645-1650 – Los Angeles County Museum of Art