Giornata di festa e memoria

 

Ieri l’arrivo del treno da Aquileai al Binario 1 della Stazione di Roma Termini, ha commemorato i 100 anni di quel viaggio con a bordo il “Milite Ignoto”, simbolo di tutti i figli caduti durante la 1° Guerra Mondiale e ha celebrato quell’evento che oggi è segno sacro e simbolo di tutti i Caduti per la Patria. Lo celebriamo, per non dimenticare, per rendere onore, per educare, per continuare a camminare sul solco di chi ci ha preceduto, per continuare a costruire una Patria unita e libera, con i valori umani, sacri e cristiani che l’hanno da sempre contraddistinta, come terra di gente grande e ricca di umanità, gente che sa lavorare con ingegno, amore, senza perdersi la bellezza di sognare, gente onesta e festosa, capace di essere per se e per gli altri segno di una vita semplice ma serena riconoscente a Dio dei doni ricevuti, così come 100 anni  fa, quel viaggio che ha

«attraversato l’Italia da Aquileia a Roma, fu salutato davvero da una moltitudine. Anche se costellato di lacrime, quel viaggio è diventato un misterioso segno di speranza per il nostro popolo, qualcuno lo ha letto come una forma di elaborazione del lutto dei tanti morti in guerra». In ogni caso, ha aggiunto l’Ordinario militare, «fu un evento in cui l’Italia ha trovato uno straordinario senso di unità e di Patria, inchinandosi dinanzi al dolore di un figlio e di una madre, nel quale tutti hanno ritrovato e condiviso il proprio dolore verso figli, genitori, fratelli, amici. Un’esperienza di Patria che è esperienza di relazioni». Per l’arcivescovo, inoltre, il Milite Ignoto «è simbolo di chi ha donato e dona la vita per difendere la vita e la dignità della persona, la cui centralità è cifra di un mondo più giusto, edificato sulla pace e sul bene comune, quale bene integrale di ogni persona, nella sua unicità irripetibile. Anche il soldato che ricordiamo è unico e irripetibile: è ignoto ma non anonimo. Egli rappresenta tutti i nomi ma ha il suo nome, che noi non conosciamo, così come non conosciamo molte cose dell’uomo, mistero che sempre ci supera». In lui, ha aggiunto, in lui, «ci sono i volti di tutti», la folla «dei nostri caduti e di tutte le vittime di logiche di violenza e di guerra; vittime che non si calcolano solo in numeri, perché ciascuno è in sé valore assoluto». E in questo senso è anche un invito, ha concluso Marcianò, «a celebrare non la guerra ma la pace, non la morte ma la vita». (cfr. Ordinariato Militare)

In questo contesto, con questo carico di storia, di memoria e di commozione, oggi la Giornta dell’Unità Nazionale e festa delle Forze Armate assume un significato ancora più simbolico e in un tempo di emergenza ci ricorda che uniti, insieme, guardando nella stessa direzione, anche se con tempi e ritmi differenti, possiamo arrivare allo stesso obiettivo, dove pur nella pluralità di idee, gli intenti sono i medesimi: serenità, libertà rispettosa, dignità, attenzione, apertura, accoglienza. Così celebriamo la nostra Patria, quello che abbiamo nel ricordo rispettoso di chi ci ha permesso oggi di poter, al di la di discusisioni e diversità, di essere liberi in una vita dignitosa. Tutto si può migliorare e si migliorerà, ma ognuno deve fare la sua parte, quel Milte, quei Caduti di ieri e di oggi ci ricordano che solo insieme e uniti potremo costruire un mondo migliore. 

“Il 4 novembre l’Italia ricorda l’Armistizio di Villa Giusti – entrato in vigore il 4 novembre 1918 – che consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste, e portare a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale. Il 4 novembre terminava la Prima Guerra Mondiale. Per onorare i sacrifici dei soldati caduti a difesa della Patria il 4 novembre 1921 ebbe luogo la tumulazione del “Milite Ignoto”, nel Sacello dell’Altare della Patria a Roma. Con il Regio decreto n.1354 del 23 ottobre 1922, il 4 Novembre fu dichiarato Festa nazionale. In questa giornata si intende ricordare, in special modo, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato il bene supremo della vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere: valori immutati nel tempo, per i militari di allora e quelli di oggi”. (cfr. Esercito)

“Il 4 novembre ricordiamo le forze armate perché sono il collante della nazione insieme alle istituzioni civili perché sono la presenza costante nella vita sociale e politica della nazione, perché sono un riferimento essenziale e unico per fare memoria del sacrificio storico di un popolo che è diventato nazione… Inoltre la presenza come forze di pace in molti quadranti internazionali … Un significato, quello di fare memoria di questa data, che oggi, in piena pandemia, assume un significato ancora più intenso … citando il Presidente della Repubblica: “Come avvenne allora, oggi donne e uomini che prestano servizio nelle Forze Armate lo fanno con dedizione e onore. Lo apprezziamo in un momento particolarmente difficile come quello che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria: ancora una volta le Forze Armate manifestano senso di responsabilità e spirito di servizio a favore della coesione nazionale”. (cfr. Avvenire)

Con questo spirito, come ho detto prima, ma ripeto a me a e a voi, celebriamo e facciamo festa per dire grazie, per non dimenticare, per continuare ad impegnarci a collaborare alla costruzione di un mondo migliore, nella pace e nella libertà, nel rispetto e nella dignità, nell’amore e nella fede.

@unavoce

  

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