“non aver paura di sognare” in modo condiviso: solo così sarà possibile creare “una nuova realtà” (Papa Francesco)
“Quando si sogna da soli, è solo un sogno; ma quando si sogna con gli altri, è l’inizio di una nuova realtà”. (cfr. dom Hélder Câmara)
In occasione delle “Settimane Sociali di Francia”, il Papa, tramite il Segretario di Stato, Cardinal Parolin, ha fatto arrivare un messaggio, al quale ti rimando per la sua lettura integrale. L’incipit di tale discorso, nel contesto del tema delle Settimane Sociali: “Osiamo sognare il futuro. Prendersi cura delle persone e della terra”, ci offre un’occasione di riflessione anche per noi.
Sognare. Non sappiamo più sognare, non sappiamo più pensare in grande, non sappiamo più fare cose impegnative, eleganti, dove richiede ingegno, fantasia, impegno, lavoro … tutto più semplice e snello o almeno questo è quello che si pensa o furbescamente si risponde… ma sarà proprio così? Oppure solo un modo elegante e moderno di non impegnare la mente e le forze per fare?
Credo che, al di là delle singole risposte che ognuno di noi può dare, sia necessario avere un po’ di fantasia, di voglia di vedere il mondo con altri occhi, sognare insieme un mondo migliore, una amore e un’amicizia, una fraternità migliore… tutti ci scandalizziamo del male e tutti ci stupiamo del bene e poi come ci comportiamo? Impariamo a sognare e nel sognare insieme i sogni diventano realtà …
“Condividere i sogni, significa mettere in pratica “la cultura dell’incontro”: elemento quanto mai essenziale in un mondo travolto da quasi due anni di pandemia. In questo contesto, sottolinea il Papa, “è urgente pensare ad un futuro che faccia vivere le persone nella speranza”. E spetta ai cristiani “portare al mondo questa bella virtù”, in “un momento decisivo per il futuro”. “La speranza è audace – ribadisce il Pontefice, richiamando la sua Enciclica Fratelli tutti – sa guardare oltre le comodità personali per aprirsi ai grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa”. Essa è “una sete, un’aspirazione, un desiderio di pienezza, di vita riuscita che riempie il cuore e solleva lo spirito verso cose grandi come la verità, il bene, la bellezza, la giustizia e l’amore”. (Cfr. Vaticannews)
Le parole del Papa ci spronano a camminare in una direzione ben precisa, come cristiani, come chiesa, come uomini e donne che in Cristo hanno un punto di riferimento, uomini e donne che in Dio cercano la pienezza del vivere e questo se vale per i cristiani, potrebbe valere per ogni uomo e donna di buona volontà, per tutti quelli che vedono il mondo come un luogo da custodire e non da derubare o da usare e basta…
Ci aiuta o ci potrebbe aiutare in questo, un bel libro che tutti sicuramente conosciamo e abbiamo già letto il famosissimo “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupery.
“L’opera diventata subito famosa, fu pubblicata nel 1943 prima in inglese e francese. Affronta i temi più delicati dello scibile umano puntando l’attenzione sulla bellezza del sogno anche all’interno di una società moderna che sembra lontana dalla dimensione fantastica e dalla conoscenza del reale senso della vita. Già dal sottotitolo “tutti i grandi sono stati bambini una volta” l’autore presenta la sua volontà. Un ritorno al passato per ogni lettore semplice convertito in un racconto mai invadente. Il libro nasce nella sua forma originale per i bambini ma si rivolge anche agli adulti”. (cfr. V. Paluccio)
Lasciamoci stupire dai bambini, lasciamoci entusiasmare dai ragazzi, lasciamoci animare dai giovani e noi più brandi non diventiamo ostacolo, ma riferimento serio di valori non di chiacchiere, di ideali, non di stereotipi, di bellezza e impegno e non di fantasie vuote.
“Il narratore, dunque, suggerisce agli adulti la via della felicità che si può trovare solo nella purezza dello sguardo del fanciullo, pulito ed ingenuo. Spinge gli uomini a ritrovare la strada perduta dei sentimenti e a ricercare l’amore: specchio della purezza e bellezza dell’animo”. (cfr. o.c.)
Le parole del Pontefice e la lettura di questo libro possono essere un suggerimento per aiutare il cammino appena iniziato dell’attesa di Cristo. Come per Maria e Giuseppe che dopo l’annuncio ad una e l’apparizione all’altro la loro vita cambia perché hanno saputo credere, come ogni mamma e papà sanno credere nel miracolo della vita e sognano di vedere la loro creatura… così ognuno di noi deve imparare a sognare, diventiamo contagiosi si di speranza, di bellezza, di gioia, d’impegno e impariamo a sognare in grande e insieme e cambieremo il mondo.
@unavoce
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