Purifichiamo il cuore
“Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe” (Mc. 11,25)
Continuiamo il nostro viaggio tra i sentimenti e le emozioni della nostra vita. Dalla delusione all’indifferenza, alla rabbia o viceversa dalla delusione alla rabbia all’indifferenza, comunque sia, il risultato è sempre lo stesso. Abbiamo già visto l’indifferenza quale male porta in se e oggi vorrei soffermarmi sulla rabbia.
“La rabbia è un sentimento primordiale, di base, che è determinato dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova”. (cfr. stateofmind)
Le nostre fragilità, i nostri caratteri ci portano a vivere la vita con sentimento, ma talvolta gli eventi della stessa vita ci provocano reazioni forti come l’indifferenza e/o la rabbia, il risentimento, così come l’amore e l’odio. Ora, la Rabbia è la reazione all’impossibilità di cambiare, di ritornare sui nostri passi, rabbia con noi stessi, con gli altri, con il mondo. La rabbia è una risposta alla percezione di aver subito un torto, un evento che vorremmo “vendicare”, quantomeno segnalando il proprio disappunto rispetto a quest’ultimo. La rabbia è fondamentalmente il nostro fallimento, la presa di coscienza di aver sbagliato tutto o qualche cosa che non riusciamo più a gestire e che quindi sfocia in una rabbia silenziosa o violenta, rabbia con noi stessi o verso gli altri.
“Quante volte ti sarai chiesto: a cosa servono le emozioni? Tutte le emozioni sono importanti, perché permettono di metterci in contatto con il mondo, coinvolgendo tutto il nostro corpo e dandoci informazioni su cosa ci sta capitando. Alcune persone non hanno una buona intelligenza emotiva e riscontrano difficoltà nell’entrare in contatto con le proprie emozioni, nel riconoscerle e dare loro un nome. Quando questo accade, una delle conseguenze potrebbe essere che un’emozione prende il posto di un’altra: ecco che la rabbia diventa maschera di altre emozioni. Le emozioni ci comunicano che abbiamo un problema che richiede attenzione e risposta”, (cfr. Darwin, L’origine delle specie, 1872). La rabbia è un sentimento primordiale, di base, determinato dall’istinto di difendersi per sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova. Possiamo dire, quindi, che la rabbia inizialmente ha una funzione adattiva. E allora quando si trasforma in un’emozione disadattiva? Ci sono numerosi motivi per cui è possibile perdere la calma, come ad esempio percepire un ostacolo nel raggiungimento di un obiettivo personale o considerare un’altra persona responsabile di averci procurato un danno. Dunque, posso provare rabbia nei confronti di me stesso o degli altri, generando come risposta un pensiero e un comportamento disfunzionale, come ad esempio tirare un pugno o rompere un oggetto”. (Cfr. C. Renna)
Tutti questi elementi e considerazioni ci fanno comprendere che tutti siamo e possiamo avere momenti e sentimenti di questa natura, pertanto sarà importante saper gestire gli eventi e le emozioni affinché nulla ci turbi.
La rabbia possiamo pensare che sia uno sfogo normale, ma sappiamo che dipende dai modi e non solo dai sentimenti pertanto credo che sia importante sapere il motivo esatto per cui ci arrabbiamo essere onesti con noi stessi senza incolpare altri o terze situazioni magari di nostri fallimenti o errori.
Conoscersi significa anche conoscere quegli elementi che sappiamo che ci porteranno ad arrabbiarci e quindi sappiamo anche inconsciamente come evitare questi momenti e come calmarci e trovare risposte più adatte alla tua persona al tuo ruolo per esprimere il tuo disappunto la tua delusione.
Semplici cose, ma ovviamente non facili, richiedono una dose di autocontrollo, di conoscenza di noi stessi e di volontà di voler sempre migliorare e sapersi gestire e comportare nel mondo corretto. Il bene e il male rimangono la grande sfida di ogni giorno, la verità e la trasparenza, l’onesta e la correttezza sono le uniche regole per vivere sereni e felci in armonia con chi abbiamo accanto.
A commento e meditazione personale vi lascio un brano di Vangelo che può illuminarci:
“… entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe». (Mc 11,11-25)
Gesù si è “arrabbiato”. Sì, ma si è “arrabbiato” con il demonio, che corrompe le nostre anime, non con noi. Rileggiamo un istante le ultime righe del brano di oggi: “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe” (v. 25). La “rabbia” di Gesù è rabbia buona, è la giusta severità di un educatore che guida i propri figli sulla via del bene”. ( cfr. labuonaparola)
@unavoce
Foto di Copertina: fonte