Custodi non proprietari
Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto. Onora tuo padre e tua madre (questo è il primo comandamento con promessa) affinché tu sia felice e abbia lunga vita sulla terra. E voi, padri, non irritate i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell’istruzione del Signore. (Ef.6,1-4)
«Tutti i genitori sono custodi della vita del figlio non proprietari e devono aiutarlo a crescere, a maturare». E nessuna situazione familiare è «preclusa» ad un «cammino nuovo di rinascita e di risurrezione»; anzi, «ogni volta che le famiglie, anche quelle ferite e segnate da fragilità, fallimenti e difficoltà, tornano alla fonte dell’esperienza cristiana, si aprono strade nuove e possibilità impensate». (Papa Francesco, primo Angelus dopo Natale, 2017)
Oggi voglio proporti una lettura di una poesia scritta da Kahlil Gibran sui figli. Essere genitori oggi forse più di ieri non è cosa facile e come si dice in modo informale “nessuno nasce imparato” su questo ruolo e non ci sono scuole che preparano ad esserlo, se non sulla scorta di come siamo stati educati e di come pensiamo noi le cose della vita. Questa poesia che vi propongo è certamente illuminante per il ruolo che rivestite.
Pertanto, sia che siete giovani genitori o già navigati o in programma di esserlo mi permetto di ricordarvi alcuni aspetti che in qualche modo coinvolgono non solo la vita vostra e della coppia stessa, ma dell’intero “universo” che vi circonda, dalle amicizie alle relazioni interpersonali ai colleghi di lavoro o sottoposti che siano, pertanto questo argomento lo faccio rientrare in quella sezione del nostro sito che abbiamo chiamato “Azione Morale”, come strumento di riflessione e confronto per essere e svolgere bene la missione di militari.
L’arrivo di un figlio/a molte volte può creare difficoltà nella copia e questo all’inizio come novità che viene a sconvolgere le dinamiche e in seguito sullo stile di vita della famiglia stessa.
La coppia più che una coppia con i tempi e le dinamiche di prima saltano e quasi si diventa una squadra di lavoro più che una coppia di vita per esigenze e tempistiche rischiando i mandare in crisi il rapporto. I tempi che si avevano prima non ci sono più o sono rivisti in modo radicale.
“Ogni volta che si avvicina un evento importante per la nostra vita, la cosa migliore da fare è essere realistici. In questo modo saremo pronti ad affrontare il cambiamento. Questo non significa preoccuparsi in modo eccessivo, piuttosto restare con i piedi per terra senza lasciarsi trasportare da un’idea troppo romantica di maternità o paternità. La prima cosa che dobbiamo aspettarci dalla genitorialità è un piccolo shock emotivo. Questa scossa è fatta di emozioni diverse, positive (come l’euforia, la sensazione di vivere un innamoramento continuo, l’unione familiare), e meno positive (confusione, tristezza, ansia, ecc.). Con il passare del tempo, la coppia si adatta alla nuova situazione. Nei primi mesi, certamente, occorre gestire gli imprevisti: coliche del bimbo, pianti inconsolabili, notti insonni e sonno arretrato, preoccuparsi se prende peso o meno, se si ammala. Queste situazioni, che sono del tutto normali, possono destabilizzare la coppia. L’ansia, generata dagli imprevisti, insieme alla stanchezza e alla mancanza di tempo da passare insieme a divertirsi o a parlare, può far vacillare la coppia. Il rischio è quello di imbarcarsi in una serie di discussioni o che uno dei due diventi sfuggente, lasciando tutta la responsabilità nelle mani dell’altro”. (cfr. lamentemeravigliosa)
Se questa è l’esperienza all’inizio superata questa fase c’è poi quella più matura dei vostri figli con altre problematiche e realtà che vanno affrontate con equilibrio e amore un amore non possessivo ma aperto al confronto, al dialogo e soprattutto alla fiducia, dove le regole sono condivise con la testimonianza e non solo con l’imposizione.
Questo nel genitore adulto con figli grandi può diventare limite della vita personale riversando la mancanza di autorità e di autorevolezza in altri ambiti come l’amicizia o il posto di lavoro con famigliari e colleghi. Non trovando una risposta coerente in casa ci si sfoga altrove creando limiti di cui non ci accorgiamo nei rapporti interpersonali e nelle nostre singole professionalità.
Coltivare la famiglia e il ruolo che in essa si ha, coltivare tempi di recupero con altre attività al di là dei doveri ci aiuterà ad essere persone serene felici e equilibrate.
Ora ti lascio alla lettura del testo che ti citavo in apertura per poi concludere con alcune riflessioni che muto da P. Bembi e ti rimando al test che lei propone.
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di sé stessa.
Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi.
E sebbene stiano con voi, non vi appartengono.
Potete dar loro tutto il vostro amore, ma non i vostri pensieri.
Perché essi hanno i propri pensieri.
Potete offrire dimora ai loro corpi, ma non alle loro anime.
Perché le loro anime abitano la casa del domani, che voi non potete visitare, neppure nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercare di renderli simili a voi.
Perché la vita non torna indietro e non si ferma a ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli, come frecce viventi, sono scoccati.
L’Arciere vede il bersaglio sul percorso dell’infinito, e con la Sua forza vi piega affinché le Sue frecce vadano veloci e lontane.
Lasciatevi piegare con gioia dalla mano dell’Arciere.
Poiché così come ama la freccia che scocca, così Egli ama anche l’arco che sta saldo.
“La sfida più ardua dell’essere genitori, è sapere che non ci sono regole precise da seguire che garantiscano risultati, non ci sono manuali impeccabili, un decalogo di formule che, come per magia, risolvono tutti i problemi. Essere genitori è una grande responsabilità ma anche una grande sfida, un dono di cui farne tesoro … fare il genitore è tutt’altro che dare un tetto sotto cui dormire, da mangiare, dei vestiti e tanto affetto … essere genitori ti mette spesso di fronte ad uno specchio e se non sei sicuro di quello che vedi, porterai le tue insicurezze anche a loro. Quindi, il consiglio che offre è quello di investire del tempo su noi stessi per crescere e capire …”. (cfr. Pamela Bembi in Newsletter di G. Papasidero) e ti accorgerai che se avrai la pazienza e il desiderio di fare questo forzo cambieranno tante cose nel tuo ruolo e nel tuo rapporto di genitore.
“Quanto è bello e liberatorio per entrambi dare/avere fiducia; Come ci si interessa in maniera sincera ad una persona dedicando del tempo esclusivo; A valutare e prendere in seria considerazione molto più di prima il giudizio critico del loro punto di vista (bambino o adolescente, non importa); A carpire le loro capacità e aiutarli a vedere; A rispettare i loro momenti “no” offrendo un aiuto senza sostituirmi a loro; Ad abbracciare una parola magica: pazienza. Quando non hai aspettative personali, hai fede in loro e nel loro modo di volgere le cose, senza fretta, con il loro tempi”. (cfr. Pamela Bembi in Newsletter di G. Papasidero)
Comprendiamo a questo punto una cosa che lo scrittore sottolinea: “i figli sono un dono, non una proprietà”.
“Compreso questo, quando presti il tuo aiuto, la tua parola, il tuo silenzio, una spalla su cui piangere, dai un abbraccio, un bacio, una carezza, il senso delle cose cambia di prospettiva, davvero. Abbandoni le pretese per far spazio all’amore … e dove c’è amore, c’è tanta forza per superare qualsiasi avversità”. (cfr. Pamela Bembi in Newseletter di G. Papasidero)
Quali sono le tue difficoltà? Rivedi il tuo ruolo se necessario, lasciati interrogare dalla vita, scendi dal piedistallo in cui ti sei messo. Essere genitori non è fare il fratello o il “compagno di merende”, ma neppure l’autoritario e il padrone, ma si tratta di un continuo confronto sulla scorta dell’esperienza che abbiamo fatto nella vita senza chiudere le prospettive delle visioni e delle riflessioni dei figli stessi.
@unavoce
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