“Il Pane che rigenera l’umanità”

 

Preparandomi a celebrare la solennità del Corpus Domini, oggi mi è capitato tra le mani un articolo che vi cito e al quale vi rimando per completezza, e mentre pregavo e leggevo pensavo alla mia personale esperienza con l’Eucarestia e vi invito a farlo anche voi riportando alla memoria quei momenti di bellezza che abbiamo vissuto e ci hanno formato nel primo incontro con Gesù Eucarestia, la vostra prima comunione e in seguito il rapporto con la celebrazione della S. Messa. Un articolo che commentando l’Enciclica Mysterium Fidei sulla Dottrina e il culto della SS.Eucarestia, di Papa Paolo VI, ci offre una visione ampia e arricchente della celebrazione Eucaristica e di come viverla.

“capacità dell’uomo di rendersi disponibile all’incontro con Cristo, anche a motivo di quello che Montini definì, in maniera singolare e insolita, l’aspetto “sociale” racchiuso nel mistero eucaristico. «Unione, solidarietà, organizzazione, responsabilità, interdipendenza, patriottismo, democrazia, socialismo e comunismo sono tutti termini che agitano nel nostro mondo uno stesso problema fondamentale, quello di unire gli uomini in modo perfetto», constatava Montini, analizzando i bisogni delle moderne società. «Si cerca l’unità degli individui e dei popoli, si cerca la pace. Si cerca una mistica umanistica per la nostra civiltà». Ma solo il corpo reale di Cristo può compiere perfettamente una simile unione delle anime, riuscendo ad adunare in ogni tempo moltitudini di genti di diverse lingue e nazionalità, raccolte in adorazione, perché il corpo eucaristico di Gesù «è per tutti, tanto uno quanto mille lo possono egualmente far proprio»; e in tal modo, solo il Corpo di Cristo giunge a compaginare quel «Corpo mistico che è la Chiesa, che siamo noi», concludeva Montini. Eucaristia e mondo moderno quindi non possono rappresentare i poli di una «irriducibile lontananza, ma due realtà che tendono a una stessa meta; o meglio una realtà, l’Eucaristia, che potrebbe essere all’altra, il mondo moderno, la meta ch’esso affannosamente ricerca e non trova». (cfr. Avvenire)

Da bambino con la mamma, il papà e il fratello, un poco più grande, abbiamo sempre frequentato l’Oratorio Salesiano e da ancor prima di iniziare le scuole sia mio fratello che io abbiamo fatto i chierichetti. I sacerdoti che ci seguivano avevano incentrato tutto sull’Eucarestia da quel momento fondante di incontro tra di noi con Dio e le famiglie iniziavano le attività.

Ricordo, don Pietro salesiano che accudiva alla Chiesa, l’amore, la passione, la delicatezza con cui ci insegnava le cose e ci educava a partecipare all’Eucarestia a conoscere i vari momenti e capirne il senso. Credo che lì ho sentito la prima voce a voler diventare sacerdote.

Poi, più grande entrato, ormai in Seminario, nella mia diocesi, cresciuta alla scuola del rinnovamento conciliare con e sull’esempio del Card. Noè fautore della riforma liturgica, siamo stati educati alla centralità dell’Eucarestia ancora prima di capirne il senso teologico, spirituale e misterico. Ricordo le belle celebrazioni in Seminario, ben fatte, ben preparate e celebrate. I nostri superiori dei veri Liturghi, capaci di far appassionare all’Eucarestia.

Così, questo aspetto della mia vita sacerdotale è rimasto come il vero e unico momento che non ho mai tralasciato prima come vice parroco in diocesi e poi come Cappellano sia che ci fosse il Popolo di Dio presente o no la celebrazione della S. Messa quasi sempre alla mattina era ed è tutt’oggi il momento più solenne delle mie giornate.

Un momento al quale non posso rinunciare e la pastorale e il servizio, al di là della frequenza e delle possibilità, rimane il moneto di ricarica personale dove mi sento vero pastore perché nella preghiera ho presente tutta la mia comunità.

In questo tempo segnato dal Covid in poi la celebro ancora la mattina, il più delle volte nella solitudine della mia piccola ma accogliente cappella, dove con le prime luci del giorno inizio l’ “Introibo ad altre Dei”, intento che inizio la celebrazione, ovviamente secondo il rito attuale, come vero momento dove non devo preoccuparmi di nulla se non di stare solo con il Signore. In quel momento mi sento veramente me stesso, coinvolto, capace, pronto a qualsiasi cosa, poi ovviamente i conti si fanno con il mondo la vita e i fatti quotidiani, ma in quel momento ho tutto me steso davanti a Dio i miei difetti, i miei errori e i miei pochi pregi e in quel moneto non mi sento che solo, “nascondo con Cristo in Dio”. Una sensazione unica e indescrivibile, celebrare con calma, dignità, regalità, fermandosi a riflettere, ad ascoltare con il cuore la Parola di Dio, le parole del Canone e un momento unico e un privilegio che non merito ma che è nel dono del Sacerdozio ricevuto.

Questa esperienza, che cerco di trasmettere poi nelle celebrazioni con i fedeli, pochi o tanti, in chiesa o all’aperto, on line o in presenza, prepararli a questo momento, renderli partecipi della celebrazione che stanno vivendo, dando qualche spiegazione per comprendere il segno è la vera pastorale. Non grande teologia, ma il vissuto dei santi e di quei fedeli devoti che ci trasmettono il mistero.

La prima catechesi, la prima carità nelle nostre attività pastorali sono e partono dalla celebrazione Eucaristica prima di ogni altra cosa e se non si può fare altro questo è l’unico vero memento della vita della comunità, forse direte è poco, forse, ma per me vale più di ogni attività e proposta pastorale che possiamo inventarci: educare all’Eucarestia, educare a stare con Cristo Eucarestia e durante l’anno qualche giornata con l’Adorazione Eucaristica. L’invito a passare dalla Chiesa per salutare Gesù nel tabernacolo, l’importanza dei gesti e dei simboli per educare il cuore e portarli a vivere l’Eucarestia nella vita. Con la stessa eleganza, solennità offrirsi alla famiglia, agi amici, agli altri, poveri o ricchi, quelli che incontri nel lavoro e nella vita, essere pane spezzato per gli altri, “date loro voi stessi da mangiare”, ma per dare noi stessi bisogna che noi siamo ricchi dentro il cuore, carichi e pieni di quello Spirito che il Signore continuamente ci offre e ci dona.

Pertanto, ora questi pensieri sparsi dal ricordo del passato ai momenti presenti per invitare tutti voi a partecipare alla Santa Messa quella domenicale, festiva con la comunità, per imparare ad andare alla Santa Messa tutti giorni o entrare in chiesa tutti i giorni a salutare Gesù Eucarestia nel tabernacolo della chiesa delle vostre parrocchie o cappelle delle caserme o basi, scoprirete la bellezza di sentirvi non soli a camminare e a portare e vivere questa nostra vita, ma uniti con Cristo e con tutto il popolo santo di Dio.

@unavoce

 

Foto di Copertina: Altare chiesa “Madonna di Loreto” del 15° Stormo