Via alla Pace
“Non ci liberiamo dalle convenzioni sociali disprezzandole, ma evitando di essere ingannati da esse. Per questo dobbiamo essere in grado di usarle come strumenti invece di essere usati da loro” (Alan Watts)
Nonostante la modernità di un mondo che grida, anzi urla libertà e diritti “Ho l’impressione che la società non ami le minoranze e in generale chi è diverso, perché ha un’esigenza primaria di auto-conservazione, che obbedisce più a priorità quantitative che qualitative” (cfr.Lenius), quindi tutto questo ci porta a creare delle convenzioni per mantenere quello che viene definito lo “status quo” del vivere, perlomeno di alcuni.
Quindi, la domanda è: servono o no le convenzioni, sono da mantenere, da rivedere o da eliminare? Le opinioni sono differenti e secondo gli ambienti, più o meno, validi o no. Vorrei affrontare questo aspetto con una logica che non escluda e nello stesso tempo che ci aiuti a mantenere quell’eleganza di modi che sono indispensabili per la convivenza umana rispettosa e nella pace. Nessuno si può ergere a maestro o a difensore degli altri se alla base non c’è la volontà di rispettare le persone e di amarle per quello che sono e qui entra in gioco la fede personale, le religioni e l’aspetto spirituale della vita che se da una parte alcuni potrebbero dire che hanno condizionato il mondo e in parte è vero, dall’altra sono state e sono una “legge” che ci permetterebbe, se la seguissimo, ognuno secondo le proprie tradizioni usi e costumi, a rimanere uniti pur nella diversità delle tradizioni.
“Per quale motivo è così facile che delle mere convenzioni si trasformino in certezze della maggioranza? In altre parole: come nascono le convenzioni sociali? A mio parere nascono dal funzionale incontro di due esigenze insite nell’essere umano. Una è la necessità di sicurezza, che abbisogna di modelli di riferimento e di guida rassicuranti, che caratterizza la maggioranza. L’altra è il desiderio di potere di una cerchia, che aspira a detenere il controllo della maggioranza. La cerchia mantiene questo potere nella misura in cui riesce a porre se stessa o i propri interessi come ciò a cui aspirare, cioè a creare dei modelli di riferimento auspicabili per tutti, che vengono assimilati come delle abitudini e diventano “normali”. Questo potere di determinare quali sono le regole non scritte è insidioso, perché agisce a livello subliminale, dando una piacevole e rassicurante illusione di unità fondata sulla rimozione della diversità e sull’aggiunta di grigio a qualunque sfumatura. Sul piano psicologico, sia il desiderio di potere sia quello di punti di riferimento nascono come reazione auto-protettiva alla percezione della propria fragilità. Da ciò si deduce che le convenzioni sociali sono un esorcismo contro la paura. Se non ti uniformi, non ti rendi riconoscibile e fai paura al mondo e persino a te stesso”. (cfr. Lenius)
Pertanto, credo che convenzioni e tradizioni possano essere la ricchezza della nostra società, convenzioni e tradizioni che non limitino il nuovo ma che diano al tempo che scorre nuova linfa senza sprecare la ricchezza del passato e l’impegno di chi ci ha preceduto pur facendo un passo vanti e nuovo. Così hanno senso le convenzioni permettendoci di convivere insieme, nel rispetto e nella stima reciproca. Convenzioni scoiali che abbiamo perso e insieme perdendo anche l’educazione e l’eleganza della natura umana. Convezioni che vanno recuperate anche se magari riviste e riformate, come accennavamo, ma senza snaturale. Convenzioni, dalle cose più semplici e forse alcuni direbbero banai, come la compostezza a tavola o nei vari ambienti di casa, lavoro e svago, ma anche nel pensiero e nel confronto con altri, con linguaggi onesti e coretti attraverso una preparazione personale, culturale e sociale di conoscenza delle storia e dei fatti per vivere poi le nostre giornate.
I limiti dell’uomo ci sono sempre stati e ci saranno sempre ma possiamo recuperare alcune convenzioni e tradizioni che ci aiuterebbero a non dimenticare la grandezza, la signorilità e sacralità della vita spirituale e umana e tutto potrebbe concorre al bene: politica, religione, cultura, tradizioni, morale/etica, convenzioni, usi e costumi, tutto aiuterebbe a trovare le vie per rimanere nel rispetto gli uni degli altri.
Pensieri disordinati e senza un approfondimento professionale, ma solo una riflessione estemporanea che possa, in qualche modo, aiutarci a non dimenticarci di essere creature di Dio con una dignità e una vocazione, una missione e un cammino da percorrere su questa terra che prevede obblighi e impegno per tutti non solo per vivere sereni e in pace e con dignità tra di noi ma per lasciare al futuro un mondo migliore. Ovviamente la società è divisa in scale sociali per differenti formazioni e provenienza ma questo, se da una parte può sembrare un limite, dall’altra è la vera ricchezza dell’umanità che se condivisa diventa ricchezza del mondo. Chi ha può donare, chi non ha può ricevere e impegnarsi a rimettersi in gioco, a chi più fortunato da una parte, aiuti chi più sfortunato dall’altra e dall’altra, che magari è più povero di mezzi, ha da donare altri valori che magari sono venuti meno da questa parte. Una interconnettività di elementi che senza togliere a usi e costumi di persone diverse, di stati sociali differenti, non appiattisce come ci insegnavano alcune politiche di un passato recente, ma semmai potrebbero dare nuova linfa a vivere in modo equo la vita per tutti e attraverso linguaggi di nobiltà di cuore e di atteggiamento e non solo di provenienza, ci poterebbe sulla strada della vera pace.
Ora, alcuni potrebbero dirci che con tutti i problemi che il Paese, i singoli e il mondo ha, fare questi discorsi potrebbero risultare vuoti, superflui, inutili, futili, ma io credo che se perdiamo l’eleganza della vita, qualunque essa sia, le convenzioni e le tradizioni di ognuno, si rischia di cadere nel baratro della banalità. Eleganza e intelligenza, rispetto e apertura ci aiuteranno a non dimenticare nessun aspetto della vita. Se è importante avere la pancia piena è altrettanto fondamentale non avere la testa vuota e così su ogni aspetto della vita, se è importante avere un lavoro dignitoso è altrettanto fondamentale non dimenticare la vita spirituale, qualunque nome e attività noi gli diamo. Gesù ci ha insegnato che la sacralità della vita parte dall’attenzione delle persone, dall’entrare in contatto con loro, nel rispetto delle singole tradizioni e leggi e nel superarle, migliorale e viverle in modo vero, autentico e responsabile. Penso alla vita di Gesù, agli incontri che ha vissuto, come si è mosso, cosa ha detto, cosa ha insegnato sia agli Apostoli, che al popolo che lo seguiva, nei rapporti con l’autorità e nel gestire la sua esperienza che ci ha portati alla Salvezza e alla vera libertà, alla vera “convenzione”: quella di sapersi amati e salvati e come vivere questa Sua amicizia per realizzare il progetto di Dio, nel rispetto e nell’accoglienza, nella condivisione e nel sostegno reciproco non solo materiale ma spirituale di linguaggio di volontà.
Forse, con questa presa di coscienza, con questa nobiltà di atteggiamento e di pensiero potremo veramente costruire, conservare e vivere la Pace così tanto desiderata, in un clima di serena felicità, grati a Dio e agli uomini, dei doni che ci ha fatto. Pertanto non lasciarti andare a banalità di linguaggi e di modi, “la bellezza salverà il mondo”(cfr. L’idiota di F. Dostoevskij),
una bellezza interiore che appare e deve apparire nei gesti esteriori quotidiani. Il tuo apparente conformismo, sarà la tua vera creatività, la tua vera libertà, sarà amore e dignità, sarà rispetto e accoglienza. Fai delle regole la tua vera libertà, dei Comandamenti la via per la tua vera felicità.
@unavoce
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