All’inizio degli Atti degli apostoli è scritto che nella prima comunità di Gerusalemme, educata dallo Spirito santo alla vita di preghiera, i credenti “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle preghiere” (At 2,42). (Compendio del Catechismo n. 548) 

Lo Spirito santo, Maestro interiore della preghiera cristiana, forma la chiesa alla vita di preghiera e la fa entrare sempre più profondamente nella contemplazione e nell’unione con l’insondabile mistero di Cristo. Le forme di preghiera, quali sono espresse negli scritti apostolici e canonici, rimarranno normative per la preghiera cristiana. (Compendio del Catechismo n. 549)

Poiché lo Spirito santo è il Maestro interiore della preghiera cristiana e “noi non sappiamo che cosa dobbiamo chiedere” (Rm 8,26), la chiesa ci esorta a invocarlo e a implorarlo in ogni occasione: “Vieni, Spirito Santo!”. (Compendio del Catechismo n. 561) 

 

Come Chiesa siamo chiamati a costruire continuamente la comunità e vorrei ricordare che ognuno di noi è chiamato a vivere e costruire questo “gruppo”, questo popolo di Dio, questa Chiesa. Prima di tutto il gruppo primario che è la famiglia e poi ogni gruppo a cui apparteniamo che può essere quegli degli amici, o del lavoro, o dello sport … e anche quello della tua Parrocchia. Costruire quel popolo benedetto dall’amore di Dio che sa portare la Sua benedizione a tutti i popoli della terra. Così Dio l’ha pensato quando ha detto ad Abramo di uscire e andare “ Il Signore disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione
e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra».
(Cfr. Genesi 12, 1-3)

Ora la nostra Parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto” è la Chiesa che fa da riferimento per tutti i militari del 15° Stormo e di tutti quei reparti affidati al Cappellano del momento nominato dall’Ordinario Militare. Una Parrocchia non proprio come quelle tradizionali territoriale,  per differenti motivi, ma che vuole crescere come comunità di credenti a servizio dei fratelli sullo stesso stile, tenendo presente le dinamiche particolari che la caratterizzano.

Questa nostra comunità – che ha dei vantaggi di conoscenza che risalgono a molti anni ormai e che con alti e bassi, con l’avvicendarsi dei cappellani – è rimasta a baluardo della Chiesa e della comunità e che potrei definire il “gruppo storico” che da sempre vive e partecipa alla vita della Parrocchia. Questo, se da una parte è un grande pregio, dall’altra potrebbe, però, portare ad  alcuni scompensi che vanno letti alla luce del tempo e dei vari cambiamenti e che vanno visti con gli occhi non solo umani dei fatti ma della fede per affrontarli e migliorarli là dove talvolta si può cadere in difetto. Quindi, esserci, come comunità, significa non mancare, esserci non a Natale, Pasque o per i Sacramenti ma esserci di domenica in domenica, di attività in attività, questo crea il “gruppo” e le radici di esso. Pertanto, per costruirlo è necessario, allora, prima di tutto avere degli obiettivi comuni e passare del tempo insieme con un’apertura al nuovo e al saper mettersi in discussione continuamente, senza mai dimenticare che ci deve essere davanti a noi e nei nostri pensieri il “valore” che in questo caso è il Vangelo.

Per non divagare e perderci nei discorsi che non sarei neppure in grado di sostenere, vorrei concentrarmi sulla nostra realtà Parrocchiale. Una comunità eterogenea con grandi pregi e grandi doti e differenti possibilità, che in questi anni abbiamo visto crescere attraverso tante attività e iniziative, ma abbiamo avuto e abbiamo anche momenti di difficile convivenza e confronto. Pertanto, ai fini di una sempre migliore crescita, vorrei prima di tutto sottolineare, ricordando a me e a voi, che siamo una comunità cristiana e parrocchiale perché una cosa ci accomuna: la fede in Cristo, una fede vissuta attraverso le caratteristiche di questa vita di militari e la conoscenza almeno di alcuni di noi di molti anni che per motivi di servizio e di amicizia è cresciuta. Questo però potrebbe, se non si è attenti, ghettizzarci e non essere una comunità con uno sguardo aperto ad accogliere il nuovo. Il desiderio quindi è quello di diventare sempre più comunità dal respiro grande, aperto e rispettoso e non esclusivo ma accogliente verso tutti, senza giudizi e pregiudizi. Ovviamente, partecipa chi vuole e si deve aggregare chi lo desidera, ma per tutti è indispensabile ricordare che il cammino deve essere di crescere nel rispetto e nella stima reciproca evitando pettegolezzi e confronti.

Siamo comunità, pertanto, quando celebriamo l’Eucarestia insieme, quando condividiamo la fede, siamo comunità quando partecipiamo alle iniziative della parrocchia, non quelle che ci piacciono ma tutte, siamo comunità quando un membro o più membri di essa organizzano momenti di fraternità e di agape e quando questo non avviene e ci fa essere esclusivi e non  inclusivi, con  invidie o critiche, polemiche o indifferenza, allora rischiamo di allontanarci dal cammino di Chiesa.

Come vostro parroco, faccio questa riflessione perché ritengo che sia giunto il tempo di cambiare radicalmente atteggiamento. Se Cristo e il Vangelo sono importanti e fondamentali per ognuno di noi e non dico esteriormente o a parole ma effettivamente e nella vita, allora dobbiamo scrollarci di dosso ogni ambiguità e permalosità. Le amicizie e la vita personale si devono fondere a quelle della comunità. Si è comunità, quindi, quando si condivide, ci si confronta, si discute e alla fine si rimane uniti e aperti ad accogliere, a sostenere chi fragile in quel momento, a trascinare chi più distratto o debole. Forse non sempre abbiamo camminato in questo modo, talvolta le nostre situazioni personali e interpersonali hanno condizionato la vita della comunità è il tempo di riprendere il cammino in modo autentico.

Stiamo, ormai, per iniziare un nuovo anno pastorale, alla luce dell’amore e per amore, alla scuola del Vangelo di Cristo, pertanto vorrei suggerire a me e a voi di ripensare ai modi di come stare in comunità e di come partecipare alla vita di essa. Dalla Celebrazione Eucaristica, momento principe, a tutte qui momenti che verranno proposti. Una Santa Messa che diventi la vita e che dalla liturgia riusciamo a passare alla quotidianità, quindi, ci sta che ci siano altri impegni, ma se dalla celebrazione non riusciamo a calare i valori pregati nella vita di tutti i giorni, allora il rischio è di essere su una strada sbagliata. Anche un momento di fraternità insieme, a casa di uno di uno o dell’altro, o in qualche altro posto, dando la possibilità di aprire anche ad altri, sarà ed è la strada per costruire la vera comunità in fraternità e stima reciproca.

In questi anni abbiamo visto e vissuto momenti belli e alcuni difficili, dove le nostre singole umanità hanno portato tanti doni e pregi e talvolta qualche dissapore. Non dobbiamo dimenticare ciò che ci unisce: la fede in Gesù, l’essere Battezzati e la necessità di pregare e pregare insieme e da questi concetti far partire tutti gli altri aspetti: amicizia, condivisione, servizio, coro, lettori …  le varie iniziative ricreative, culturali e catechistiche.

Qui e ora! E’ il tempo di farci un esame di coscienza, di come viviamo la comunità, se siamo costruttori o divisori, se vogliamo crescere e far cresce o no. Momenti di difficoltà ci sono, come in ogni famiglia, ma alla base ci deve essere il rispetto, l’amore e la passione l’uno per l’altra. La diversità di caratteri e di sensibilità che talvolta ci porta ad avere più confidenza con una persona che con un’altra, e questo è normale, però non deve essere esclusiva perché siamo tutti parte di questo “gruppo” e come tali tutti dobbiamo portare il nostro contributo per farlo crescere. Se qualche elemento di difficoltà nasce è bene affrontarlo per chiarirlo e superarlo, senza dimenticare il motivo per cui faccio parte della Parrocchia. Noi non siamo quelli che smarcano la S. Messa domenicale perché ci hanno educato così, noi siamo una comunità di credenti che vuole camminare insieme e pur salvando i momenti personali e famigliari, gli altri devono essere all’insegna dell’apertura, della partecipazione e dell’impegno di tutti. Ovviamente per far parte di questa comunità bisogna partecipare, bisogna esserci e non aspettare un invito, qui nessuno è più grande di altri, tutti possono organizzare, tutti possono partecipare alle varie iniziative in un continuo andarsi incontro come in una famiglia. Questo è lo stile del Vangelo.

Essere cristiani, ascoltare la Parola di Dio, condividere l’Eucarestia, fare carità, proporre iniziative e attività di crescita umana e spirituale, momenti di fraternità e di gioia, sono la vita del “gruppo”, pertanto ricominciamo eliminando cosa ci divide e potenziando ciò che ci unisce. Ricominciamo l’anno con la voglia di volersi bene sempre e comunque e ognuno faccia un passo, il suo passo, senza aspettare quello dell’altro. Sii la carità che desideri ricevere, sii l’amico che desideri avere, sii la gioia che desideri vivere.

Noi non abbiamo molte iniziative impegnative, avete visto in questi anni, non ho disturbato con impegni pressanti, se non quelli della preghiera e delle celebrazioni, ma è arrivato il tempo, ed è questo, di scrollarci la povere di dosso e camminare spediti con lo sguardo verso Cristo. Quindi dico a me e a voi, facciamo ognuno la nostra parte. Ogni iniziativa è ben accetta e non serve fare un piano pastorale per una pizza insieme, ma dobbiamo essere uniti e fare da trascinatori “affinché nessuno si perda”. Chi si allontana deve essere per motivi seri, come il trasferimento, o la frequentazione di un’altra parrocchia, o dubbi di fede … e non banai gelosie e invidie o futili pettegolezzi da bottega. Impariamo a confrontarci, a parlare con chiarezza nella carità e con verità e ad aiutarci onestamente e sinceramente gli uni gli altri, impariamo a pensare anche con la testa degli altri, a metterci nei panni degli altri e a crescere in armonia, amicizia e serenità, “gareggiamo nello stimarci”. Tutti amici, nessuno escluso e nessun primo della classe. Questo è il Vangelo.

Prego con voi e per voi e spero che ci saranno occasioni per condividere tempo e gioia, preghiera e svago, cultura e iniziative varie per crescere nell’amore e con il cuore di Cristo trasformando la Parola del Vangelo che ascoltiamo ogni domenica, in vita vera e vissuta.

A me il compito di alcune iniziative culturali, catechistiche, celebrative e di coordinare le altre valutando l’opportunità o meno, ma ad ognuno di voi la possibilità di creare occasioni di fraternità, di agape, di svago, d’incontro che ci facciano crescere nel rispetto e nell’amore reciproco.

Ognuno ha la sua storia personale e famigliare e ci sono e ci saranno sempre momenti difficili, ma con il sostegno della comunità, dei singoli o del gruppo saremo in grado di superarli. Essere attenti gli uni gli altri, con uno sguardo di stima reciproca ci aiuterà ed essere veri. Ciò che avviene in Chiesa non è mai un fatto privato ma è di tutta la parrocchia, quindi ogni attività, dall’accendere la candela, alla celebrazione, all’incontro, al portare o non portare qualche cosa è e deve essere a beneficio di tutti e per tutti. La fede è si!, un fatto personale, ma va vissuta insieme. Gli Apostoli, come vi ho citato all’inizio, ci hanno insegnato come essere, così come Gesù gli ha indicato. L’impegno di costruire la comunità e pregare lo Spirito Santo sarà il cammino da percorrere insieme.

Ti rimando alla lettera di presentazione della “proposta pastorale 2022–2023 – “Servire: Nell’amore per l’amore” e ti annuncio che domenica 2 ottobre p.v. inizieremo l’anno pastorale con il pellegrinaggio al Monastero di Camaldoli.

@unavoce

Foto di Copertina: S. Messa Domenicale Parrocchiale – Estate 2022, Spiaggia dell’Aeronautica Militare – 15° Stormo