Per un cammino di crescita

“Felici coloro che imparano a ri-nascere ogni giorno. Trasformare uno sbaglio in opportunità. Ecco la pedagogia del Vangelo. Gesù ci invita ad imparare anche dagli errori che facciamo”. (cfr. citazione in d.R.Vinco)

Tutti noi, in un modo o nell’altro, viviamo le nostre vite e nel viverle necessariamente commettiamo errori ma nessuno vuole ammetterlo perché altrimenti “cosa penserà la gente”. Un limite questo legato al personaggio che ognuno di noi si è costruito per apparire, per sembrare e talvolta per essere quello che non è, quindi tutti sbagliamo ma non lo ammettiamo perché abbiamo paura del giudizio degli altri. Vivendo così costruiamo una finta immagine di noi, costruiamo rapporti interpersonali falsi e iniziamo una saga di cattiverie e maldicenze che rasenteranno l’assurdo puntando il dito a destra e manca e cercando il colpevole in tutto e in tutti. Ammettere di aver sbagliato quindi non è facile.  Tutti, prima o poi, faranno un passo falso, sbaglieranno in qualche cosa e questo non ci deve preoccupare sul giudizio che gli altri faranno, ma semmai ci dovremo preoccupare per noi stessi perché allora ci renderemo conto di essere umani, ma cadremo nella tentazione di dare le colpe ad altri e ad altre situazioni, per cercare di uscirne illesi, per non dire a noi stessi che abbiamo dei limiti che sbagliamo anche noi.

Ora, credo che la cosa più bella e più intelligente anche se difficile che potremmo fare sarebbe quella di imparare a dire scusa, si!, dire scusa ho sbagliato! Siamo tutti uomini e donne che vivo su questa terra e gli errori, per quanto cerchiamo di contenerli, li commettiamo tutti e nessuno escluso. Tutti sbagliano e non preoccuparti se ti criticano, lo so che non è facile e che tutti vorremmo essere migliori di quello che poi siamo, tutti teniamo ad avere un giudizio positivo su di noi, ma la vita è questa, si vive e chi fa sbaglia solo chi non fa nulla non sbaglia mai e si arroga il diritto pero di giudicare gli altri.

Non c’è un modo per non sbagliare, si sbaglia da soli e si sbaglia insieme, si sbaglia per troppo zelo o per pigrizia, per presunzione o per superficialità è nell’indole umana. Solo il confronto ci pone in una dimensione di crescita, un confronto e una stima reciproca che ci permette di crescere e di lavorare insieme. Per fare questo ci vuole stima l’uno dell’altro senza che nessuno si senta più grande dell’altro ma ognuno con le sue caratteristiche e doti. Certo ci possono essere scontri, momenti e cose che non condividiamo, possiamo dire il nostro disappunto o essere nervosi per qualche cosa e magari rispondere male, non essere attenti e diventare superficiali, ma questo non deve essere una condizione permanete ma un momento che va superato con la stima e l’aiuto reciproco. Come si educano i figli? Credo così, con il dialogo, con il parlare serenamente, con il rimettersi in gioco per raggiungere gli obiettivi.

Le nostre realtà di vita, personali e comunitarie, di relazione e di lavoro, dovrebbero costruirsi su questo piano. Non basta dire ti pago fai quello che ti dico, sono il capo fai quello che ti dico, sono il genitore fai quello che ti dico, si!, certo lo possiamo fare ed è più comodo ma il confronto, il dialogo aiuterà a crescere altrimenti sarà solo una repressione che non porterà i risultati sperati creando solo paure, disagi, malcontento, mancanza di serenità, ansia … la vita è già così complicata che vale la pena vivere così?, pensando di essere noi nel giusto perché ho saputo furbamente portare l’attenzione sugli errori degli altri evitando che guardino ai nostri, ma con la convinzione di fare giustizia? Forse dobbiamo rivedere molte cose dei nostri modi, delle nostre azioni, delle nostre parole. Ovviamente ognuno di noi ha delle responsabilità e dei doveri ma ci sono modi e modi per guidare, dirigere, governare, c’è la paura, il timore o il dialogo e il confronto. Cosa vogliamo fare, educare o cosa?

Tutti sbagliano e questo non ci deve mettere in una posizione di rilassamento pensando che intanto tutti sbagliano, no!, ma semmai di vigilanza, di carità e di aiuto fraterno attraverso un saper volerci bene e stimarci l’un l’altro, solo così costruiremo una famiglia, un gruppo, una comunità, una società migliore. Simpatie ed antipatie, reazioni normali nella vita, devono essere superate per costruire una vera società dove sarà l’amore, la carità, il bene comune ad avere la meglio su di noi e sui nostri limiti.

Ti lascio come occasione di meditazione personale le parole del Vagelo di Luca.

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.  L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. (Disse poi Gesù:) I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. (…) Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza». (Luca 16,1-13)

@unavoce

 

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