La FOTO, il motivo della scelta: 

Kosovo, Monastero di Decane

Uno scatto simbolico che racconta una storia, una presenza, una collaborazione frutto di fiducia reciproca, di impegno costante, di saper rinunciare per un bene superiore nel rispetto dell’altro. Saper rinunciare per condividere e vivere in armonia, questo ci ricorda questa immagine simbolo di un momento della vita delle Forze Armate.

 

FOTO: (cfr. esercito.difesa)

Militari uomini della fiducia

 

“PENSIERI CON LE STELLETTE”

sul Vangelo della Domenica 

 

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Lc 14, 25-33

«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 

 

“Come si fa a far diminuire di botto l’orda dei followers? Ovviamente Gesù non poteva farsi questa domanda in questi termini perché i social ancora non esistevano duemila anni fa, ma il principio evangelico attraverso cui cercare in mezzo alla folla un popolo rimane valido: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”. Cerco di immaginare l’espressione dei volti delle tantissime persone che lo seguivano. Finché Gesù parla di amore, di rispetto, di perdono, tutte queste parole hanno sempre un sapore romantico, specie quando ragioniamo in astratto. Ma quando tutto diventa così tremendamente concreto fino al punto da richiedere la capacità di saper vivere una libertà radicale anche da ciò a cui teniamo di più, allora tutto cambia. Infatti dietro il verbo “odiare” non c’è la logica del disprezzo ma bensì la logica di non voler mai trasformare chi si ama nel proprio dio. A Cristo non fa problema se amiamo un padre, una madre, un figlio, un fratello, ma se questo amore diventa talmente tanto intenso da fermare la vita, da ingabbiarla, da non farla andare più avanti, da condizionarla fino al punto di non riuscire più a capire ciò che vale da ciò che non vale. L’idolatria è denunciata non come il fastidio di Dio che vuole l’esclusiva, ma come la preoccupazione di chi sa che solo Dio può salvarci, e che quando vogliamo farci salvare da altre cose che non sono Dio molto spesso rimaniamo male e con le ossa rotte. Ma ci vuole una grande fiducia per staccarsi da certe relazioni malate e recuperarle in maniera sana. Ciò è possibile se ti fidi di Lui fino al punto di saperti mettere anche contro te stesso, di accogliere ciò che c’è (che è poi il significato di croce) e andarGli dietro. Sicuramente però in un cammino del genere non possono più esistere le mezze misure. Infatti Cristo cerca discepoli non followers”. (Cfr. d.L.M. Epicoco)

Forse sarò di parte, ma la vocazione alla vita è un essere radicali, seguire Cristo è essere radicali, fare il militare è essere coerenti con quello che si vive mettendolo in armonia con la vita stessa. I nostri militari e cristiani sono dei seguaci di Cristo che non cercano i follower, ma il bene, il rispetto, la pace e per questo sono disposti a sacrificare tutto, a lasciare la casa per servire i fratelli, ecco perché vedo questo servizio come una vocazione nel significato religioso del termine. In questo il vangelo di oggi diventa significativo e impegnativo per i nostri cristiani con le stellette.

4.9.22-XXIII-TO@unavoce