Superare la delusione
A premessa di questo articolo, che poi è lo scopo di ogni mio scrivere e di questo semplice sito, ricordo che ogni riflessione ha come obiettivo quello di educare prima di tutto il mio cuore e la mia anima e condividere i vari pensieri con chi legge per dire a me stesso e agli altri che è possibile costruire con intelligenza, umiltà e fede la vita. Costruirla, alimentarla e viverla alla luce della fede che professiamo attraverso l’armonia e la pace, quella pace che vogliamo difendere e proteggere con questa specifica vita. Detto ciò, oggi mi soffermo con voi sul termine “delusione”. Per quanto ci impegniamo nella vita, una cosa manca alla maggior parte dell’umanità: l’umiltà e la semplicità onesta del vivere. Da sempre il genere umano si combatte con le armi, con il pensiero o con piccoli sotterfugi e questo a causa del male che c’è dentro di noi, facendolo prevalere sul buono che abbiamo in noi. Rileggiamo ora le parole del Vangelo affinché ci possono illuminare i pensieri e la riflessione di oggi per giungere a uno stile rinnovato della vita: “Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».”. (Marco 7, 14 -23)
Per quanto facciamo e per quanto ci impegniamo con buone intenzioni, spirito di carità, voglia di bene e di creare nel cuore nostro e di chi ci vive accanto amore, serenità, cordialità … c’è sempre qualche cosa che si annida dentro e attorno a noi che crea sospetto, che mette il male, che ci porta a pensare male, che crea divisione. Nonostante ognuno di noi voglia costruire il bene per la sua famiglia e per chi gli sta accanto, il cuore dell’uomo pensa sempre il male. Questo atteggiamento, che nella fede e nel mondo spirituale chiamiamo peccato, nel mondo umano viene definito delusione. Delusione dalle aspettative che ci siamo creati, pensando di essere migliori di altri, portandoci a tristezze nei rapporti interpersonali e facendoci dimenticare che la strada deve essere percorsa in entrambi i sensi e per un bene maggiore. Delusioni, quindi, vissute con tristezza perché pensiamo di aver fallito nei nostri intenti e progetti, senza analizzare i progetti che abbiamo fatto e di come li abbiamo perseguiti, con quale stile di vita, con quali azioni, con quali gesti, con quale onestà d’animo o secondi fini, perché il più delle volte i fallimenti che registriamo sono frutto di una valutazione sbagliata dell’operato. Ci siamo fatti delle aspettative, anche per l’impegno profuso, che non rispondono ai risultati che raccogliamo che invece sono scarsi o nulli o addirittura contrari all’intento iniziale. Questa è la storia del mondo e dei suoi abitanti, dalle sue origini ad oggi. Da questi eventi che accadono nella vita dei singoli e delle comunità, che siano laiche o religiose, ci devono aprire a una verifica onesta, a un cuore nuovo, a un riprendere i fiato per ricominciare ogni volta che cadiamo.
“Di solito vediamo la delusione da una prospettiva negativa, ed è comprensibile perché quando ci sentiamo delusi vediamo la vita attraverso lenti grigie. Ma la delusione può anche essere una maestra di vita. Anche se ci fa soffrire, la delusione ci fornisce informazioni preziose sulle convinzioni che nutriamo verso noi stessi, le altre persone e ciò che, secondo noi, ci renderebbe veramente felici. La delusione può aiutarci ad aprire gli occhi”. (cfr. angolopsicologia)
Sulla scorta di questa riflessione e come inizio a un rinnovato impegno che dobbiamo metterci tutti per affrontare la vita nei suoi vari aspetti, non dimentichiamoci di una cosa sia importante e fondamentale per compire questo percorso: sapersi tutti amati da Dio, nessuno escluso.
Forse la nostra mente e il nostro cuore si sono concentrati troppo su un aspetto del nostro vivere pensando che solo la realizzazione di quella determinata cosa ci potesse rendere felici e se non la si raggiunge allora crediamo di aver fallito, portandoci a chiuderci in noi stessi o peggio ancora diventando “cattivi”, permalosi e vendicativi. Così pensiamo che solo il fallimento o la considerazione di quelle persone o meno siano la soluzione, creando una rete di malignità o di lodi a secondo dei nostri intenti, creando una successione di eventi a breve o lungo termine per raggiungere l’obiettivo e autoconvincerci che questo sia il solo modo per superare la situazione, con la magra consolazione, poi, di non raccogliere nulla e di aver costruito un muro di protezione, un muro emotivo per non soffrire, per non rimanere nuovamente delusi, impedendoci però di scorgere nuove possibilità, nuova linfa e nuove speranze per avere relazioni, vita, impegno presente e futuro, sereni e felici.
Dobbiamo imparare ad usare questi momenti di fallimento o presunto fallimento per crescere e non come scusa per tirarci fuori dalla mischia. Troppi e troppo spesso la nostra società, le nostre comunità, le nostre famiglie e noi stessi viviamo con un cuore triste, invidioso, geloso, scontento, permaloso, troppo spesso dimentichiamo i doni che la provvidenza ci ha riservato e quello che abbiamo di bello e che possiamo condividere, troppo spesso pensiamo di essere noi al centro delle situazioni dimenticando che il primo passo per esserlo è essere attenti agli altri, guardando al di là e con occhi puri e liberi alle cose che accadono senza fare delle “dietrologie” sciocche che noi puntualmente giustifichiamo con macchinazioni a tavolino contro di noi.
I nostri vecchi dicevano: “Chi semina raccoglie”. La Bibbia è più specifica: “Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente.” (2 Corinzi 9,6). Come cristiani, allora, non a parole ma nel cuore, convinti della nostra fede, praticanti seri e non occasionali o a comodità della religione nella vita della Chiesa, avendo la necessità – al di là della sintonia con essa e con gli uomini che la guidano – abbiamo il dovere se veramente credenti nel cuore e non per convenienza, di rimetterci in gioco e non per i fatti nostri ma come comunità. La fede è un fatto personale che si vive insieme altrimenti rischia di diventare superstizione e placebo di idee sbagliate della fede e della vita. A riflessione e preghiera di quanto detto sopra fermiamoci a leggere e a pregare il Salmo 25, 1-2: “A te, o SIGNORE, io elevo l’anima mia. Dio mio, in te confido; fa’ che io non sia deluso, che i miei nemici non trionfino su di me. (Nessuno di quelli che sperano in te sia deluso; siano confusi quelli che si comportano slealmente senza ragione. O SIGNORE, fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e ammaestrami; poiché tu sei il Dio della mia salvezza; io spero in te ogni giorno. Ricordati, o SIGNORE, delle tue compassioni e della tua bontà, perché sono eterne. Non ricordarti dei peccati della mia gioventù, né delle mie trasgressioni; ricordati di me nella tua clemenza, per amor della tua bontà, o SIGNORE. Il SIGNORE è buono e giusto; perciò insegnerà la via ai peccatori. Guiderà gli umili nella giustizia, insegnerà agli umili la sua via. Tutti i sentieri del SIGNORE sono bontà e verità per quelli che osservano il suo patto e le sue testimonianze. Per amor del tuo nome, o SIGNORE, perdona la mia iniquità, perché essa è grande. Chi è l’uomo che teme il SIGNORE? Dio gl’insegnerà la via che deve scegliere. Egli vivrà nel benessere, e la sua discendenza erediterà la terra. Il segreto del SIGNORE è rivelato a quelli che lo temono, egli fa loro conoscere il suo patto. I miei occhi sono sempre rivolti al SIGNORE, perché sarà lui a trarre i miei piedi dalla rete. Volgiti a me, e abbi pietà di me, perché io son solo e afflitto. Le angosce del mio cuore sono aumentate; liberami dalle mie angustie. Vedi la mia afflizione e il mio affanno, perdona tutti i miei peccati. Guarda i miei nemici, perché son molti; mi odiano d’un odio violento. Proteggimi e salvami; fa’ che io non sia confuso, perché in te confido. L’integrità e la rettitudine mi siano d’aiuto, perché spero in te. O Dio, libera Israele da tutte le sue tribolazioni.”
Fermiamoci un attimo a pensare e ripensare al nostro cammino se è in linea con il pensiero di Dio, se accettiamo la Sua volontà, la Sua guida e verifichiamo quando abbiamo chiesto onestamente e umilmente perdono per i nostri peccati, non i finti peccati o i peccati degli altri, come abitualmente facciamo, no!, ma per i nostri, quelli che non ci fanno essere sereni, quelli che ci creano delusioni, che ci tolgono il sono, che ci creano ansie e timori, i peccati di mancanza di fiducia, di onestà nell’agire e nel pensare e non i peccati che riteniamo abbiano fatto gli altri, ma i nostri.
Riprendiamo in mano la nostra vita umana e spirituale, le nostre singole vocazioni, i rapporti con le persone, lo stile di come lavoriamo, di come ci rapportiamo con gli altri e svestiamoci dalle nostre certezze e convinzioni, rimettiamoci nelle mani del Signore con umiltà, senza pensarci migliori di altri ma semplicemente quello che siamo: figli di Dio poveri e umili capaci di belle cose e anche di cose cattive e ricominciamo il nostro cammino rinnovati e rinvigoriti dalla certezza che si può e si deve essere migliori di quello che siamo senza creare conflitti e delusioni ne per noi ne per gli altri. Questo prevede un sano esame di coscienza senza giustificarsi e una sana consapevolezza e umiltà per riconoscere eventualmente di aver sbagliato e ricominciare da capo con un sorriso nuovo, uno sguardo nuovo, quello di saperci amati da Dio e dalle persone che pensiamo invece ci contrastino. Questo il cammino nuovo che tutti, singolarmente e come comunità, dobbiamo percorrere.
@unavoce
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