Per non abituarsi
“E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada”. (cfr. Marco 10, 46 -52)
Talvolta guardando la vita, il mondo, le cose e le persone in esso, sorge in noi una grande tristezza e delusione con il rischio di metterci con le braccia conserte invece che rimboccarci le maniche. Lo facciamo nella vita privata e in quella pubblica, nelle cose semplici e in quelle più importanti. Un rischio che è sintomo di stanchezza, di rinuncia perché abbiamo lottato e non abbiamo ottenuto risultati, rischio che accade nell’educare e nel vivere, nel lavoro e nello svago. Un atteggiamento sempre negativo o polemico, contestatore e lamentoso. Un male questo che analizziamo oggi con semplicità di linguaggio per affrontarlo e reagire da uomini e cristiani.
Vi lascio qualche passaggio di una newsletter alla quale vi rimando per affrontare la tematica prima di concludere e iniziare questo percorso personale che ognuno di noi deve compiere per superare questo sentimento di rinuncia.
“Pensavo a come è facile abituarsi a stare male. A volte, è più facile arrendersi davanti a ciò che ci sta stretto, ci fa male, piuttosto che muoverci verso la strada del cambiamento che ci farà stare bene. Perché? Una delle tante risposte che potrebbe starci in questa paura, è fare l’errore di ricadere nel loop di pensieri negativi attivando la leva dell’assenza (quello che non si ha), ma non solo, pur sapendo che non è la strada giusta, a volte, la si sceglie perché la si conosce bene. Prendere quella opposta sarebbe come fare un salto nel vuoto … Chi si butterebbe da una rupe senza essere sicuro di quello che c’è sotto? Cambiare per darsi l’opportunità sacrosanta di vivere una vita degna di essere vissuta, non è fare un salto nel vuoto ma è salire su una scala. Un gradino dopo l’altro, un piede dopo l’altro. Il segreto più grande per riuscirci è: vivere il presente, costantemente. La paura, se ci fai caso, subentra ogni volta che la tua vita si orienta in avanti o indietro avendo lo sguardo fisso all’orizzonte o dietro le tue spalle. Allora cammini ma non vedi dove metti i piedi perché continui a fissare qualcosa di lontano e che vedi poco, niente e male: il tuo futuro (o il tuo passato). Non dico che non bisogna avere obiettivi, progetti, sogni, mete, anzi! Devi poter costruire la tua vita dandole una direzione, ma per arrivarci, veramente, c’è solo un modo: dare il meglio di te nel tempo certo che ti è stato donato, ossia, il presente!”. (Cfr. dalla Newsletter diventarefelci)
Ora, aver paura può essere normale o lecito pertanto devi muoverti con attenzione ma sapendo che come ci ricorda il testo sopra citato, serve fare un passo alla volta.
“Fai un elenco di cose che vorresti migliorare, scrivilo. Dopodiché, prendi una e solo una cosa di quell’elenco e chiediti: come posso arrivarci a piccoli passi semplici e graduali? Da oggi, prova con costanza e soprattutto stando sul presente su quel piccolo passo. Se la tua mente ritorna a guardare l’elenco intero e ti dici “Non ce la farò mai”, ricordati che stai camminando con lo sguardo fisso all’orizzonte. Torna a guardare il sentiero, osserva come stai costruendo i tuoi personali gradini e fregatene del tempo che ci vorrà. Ognuno ha i suoi tempi, i suoi modi, rispettali. Ma non permettere alla paura di bloccare il tuo potenziale con tutto ciò che hai da donare a te e al mondo intero”. (cfr dalla Nesletter diventarefelici)
Non abituarti quindi alle cose del mondo rinnovale con la tua presenza con la tua vita, non abituarti al male semmai abituati al bene a fare bene e il bene si fa con creatività con generosità con passione con voglia di costruire e di crescere. Non abituarti al chiacchiericcio, alla maldicenza, alla cattiveria a spettegolare non abituarti alla mediocrità, sii sempre te stesso, metti in campo la tua genialità, le tue doti le tue capacità il senso del dovere dell’impegno, del sacrificio per qualche cosa di più grande. Ricorda chi sei dove vai e con chi vai.
Non abituarti al male questa non è fede, la fede è speranza e rinnovamento, e cammino e impegno. Il non abituarsi alla vita come Bartimeo del Vangelo che pur ceco appena sente Gesù grida e lo chiama. Non abituarsi allora è essere attenti è gridare per cambiare e pregare è ringraziare. La forza di Bartimeo lo fa uscire dalla vita che aveva e si rinnova e una volta rinnovata inizia il suo cammino di bene e pace in se e attorno a se, sia così anche per te.
La tua fede ti faccia alzare le mani, ti faccia rimboccare le maniche ti dia voce e capacità di ribaltare la quotidianità buia e nera che talvolta ci travolge.
@unavoce
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