È la Messa che fa la domenica

 

“Cosa possiamo rispondere a chi dice che non serve andare a Messa, nemmeno la domenica, perché l’importante è vivere bene, amare il prossimo? E’ vero che la qualità della vita cristiana si misura dalla capacità di amare, come ha detto Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35); ma come possiamo praticare il Vangelo senza attingere l’energia necessaria per farlo, una domenica dopo l’altra, alla fonte inesauribile dell’Eucaristia? Non andiamo a Messa per dare qualcosa a Dio, ma per ricevere da Lui ciò di cui abbiamo davvero bisogno. Lo ricorda la preghiera della Chiesa, che così si rivolge a Dio: «Tu non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza, ma ci ottengono la grazia che ci salva».” (cfr. Papa Francesco)

 

Se mi guardo attorno, in un modo di giovani, – per quanto la nostra Patria stia diventando vecchia, – che abbiamo attorno, vediamo le nostre Celebrazioni Eucaristiche domenicali e festive deserte dalla loro presenza, una mancanza che va, dal dopo Cresima sino ai cinquant’anni circa. Un’assenza che ormai fa rumore e nonostante le mille iniziative non riusciamo a colmare. Mille sono i motivi, tutti degni di attenzione. Ora, pur cercando strade e occasioni per radunare questa fascia di età, non voglio perdere di vista però la possibilità di educare chi frequenta, non dando per scontato nulla e cercando di prendere per mano per far entrare nel mistero attraverso una sempre maggiore consapevolezza della Liturgia come elemento fondamentale della preghiera rituale e comunitaria. Dimensione indispensabile per un gruppo, per una comunità, non tanto per dare ragione delle cose, ma perché essenziali nel cammino cristiano, una dimensione rituale che Cristo ha istituto con i suoi discepoli per loro e per tutto il popolo. Un ministero che sembra andare in crisi, sentendo le voci laiche e non solo, che chiedono e rivendicano aspetti che sono invece il fondamento del ministero stesso. La mancanza di sacerdoti non può essere supplita da altre presenze non ministeriali. Pur essendoci un sacerdozio comune, dove alla base c’è il Battesimo, c’è un sacerdozio ministeriale che non può venire meno, altrimenti Cristo non avrebbe raccolto i suoi discepoli nell’ultima cena e non solo per salutarli prima di iniziare la Via Dolorosa che lo porterà al Calvario, ma per lasciare un segno, un simbolo, un cibo che alimentasse l’anima di chi cammina nel e per il Suo Vangelo e a loro diede l’opportunità e il ministero di fare questo “in Sua memoria”.

Ora, con questa certezza nel cuore, senza entrare in merito a studi e approfondimenti teologici e dogmatici, voglio con voi fare questa chiacchierata ad alta voce dando uno sguardo ai vari momenti della Liturgia Eucaristica, senza farne un corso, ne con alcuna pretesa di completezza, ma solo come spunto di riflessione per vivere insieme e meglio il nostro celebrare, il nostro “Fate questo in memoria di me” con uno spirto attivo e attento, in ascolto della Parola che diventa gesto, che diventa vita. 

La celebrazione Eucaristica inizia a casa con il desiderio di parteciparvi, con il prepararsi per arrivare alla Chiesa, un prepararsi spiritualmente pensando alla nostra vita ed un prepararsi esternamente dando rilievo al luogo, alle persone e a quello che stiamo per fare. “Andiamo con gioia alla case del Signore” recita il salmo e questo il sentimento che dobbiamo coltivare

Arrivando alla Chiesa si entra con silenzio nel silenzio, comprendendo il luogo, salutando, fermandosi a pregare come si saluta il padrone di casa per poi scambiarci i saluti man mano che si arriva nell’aula della preghiera.

Tutto è già predisposto dai lettori ai coristi, dai ministranti alle altre figure che operano perché la celebrazione si svolga in modo raccolto.

Il canto d’ingresso, che raduna il popolo, accoglie il celebrante che in un tratto breve o lungo cammina sino all’altare ricordando il cammino del popolo d’Israele verso la Terra Promessa e con gioia tutti cantano e si preparano stando in piedi ad iniziare l’incontro con Cristo. Dopo il bacio all’altre da parte del sacerdote, in segno di rispetto e amore perché è il luogo del sacrificio e dell’amore di Dio, saluta nel Suo nome tutti augurando pace, un saluto che porta a raccoglierci per chiedere perdono prima di metterci in ascolto e attorno alla Mensa del Signore.

La Parola di Dio è il momento che segue e dovrebbe essere silenzioso, attento, tutti si siedono per essere più comodi ad ascoltare il lettore che, ben preparato, proclama i testi, alla fine dopo la proclamazione solenne del Vangelo il sacerdote commenta prendendo spunto e calando nella vita di tutti i giorni le parole di Dio. I testi, Antico e Nuovo Testamento, devono fondersi e trovare riscontro nel quotidiano della nostra vita. La professione di fede, dopo esserci nutriti della Sua Parola è la risposta a quanto ascoltato, una fede che diventa preghiera per tutti i fedeli presentando al Signore le nostre intenzioni e per concludersi con l’offerta sull’Altare del pane e del vino quei simboli scelti da Cristo per fare memoria di Lui, una memoria che non è ricordo ma una memoria che diventa viva, efficace, reale.

Il momento solenne della Preghiera Eucaristica, che il sacerdote con le braccia alzate recita,  come Mose nel deserto, è una preghiera di supplica, ringraziamento e lode a voce sommessa eleva per tutti, consacrando attraverso il suo ministero sacerdotale, in Corpo e Sangue di Cristo.  Si conclude questo momento con la preghiera comune dove ci riconosciamo tutti figli dello stesso Padre.

Pronti e avvolti dal mistero ci disponiamo a ricevere il Pane spezzato e dopo aver ricevuto l’Eucarestia in semplice e raccolta devozione rimaniamo in silenzio per parlare con Dio che ci è venuto ad abitare.

Il saluto finale, con la rinnovata speranza nel cuore e la gioia di aver incontrato Cristo, diventa benedizione perché ognuno possa essere testimone nella sua vita dell’amore e del sacrificio di Cristo.

“In conclusione, perché andare a Messa la domenica? Non basta rispondere che è un precetto della Chiesa; questo aiuta a custodirne il valore, ma da solo non basta. Noi cristiani abbiamo bisogno di partecipare alla Messa domenicale perché solo con la grazia di Gesù, con la sua presenza viva in noi e tra di noi, possiamo mettere in pratica il suo comandamento, e così essere suoi testimoni credibili”. (cfr. Papa Francesco)

IL vero riposo pertanto per stare in famiglia, per recuperare le forze dalle stanchezze e assenze della settimana non è nel non andare a Messa ma nel avere la necessità della Messa per ricaricarci pertanto non sarà riposo, ma solo assenza, la Messa ci aiuta nella comunione, nel recuperare la verità e autenticità delle nostre vocazioni.

“Il vero riposo non è dato dal distrarsi. Tanti hanno scambiato il riposo con la “distrazione”. Andare allo stadio, vedere le partite in TV, giocare con la playstation, stare al computer, ecc. ecc. No, questo non riposa, ma stanca ancora di più. Se si passa così la domenica si torna  casa – o vi si resta – per ritrovarsi poi vuoti … la società tenterà di insegnare … che il sabato sera e la domenica sono fatti per bere, per fumare spinelli, per fare qualche mattata, per distrarsi insomma. Cioè per dimenticare che la vita è brutta”. (cfr. A. Leonardo)

Non perdiamo questa occasione, prepariamoci con serietà a questo momento, pianifichiamolo nella nostra vita, nelle nostre settimane, disponiamoci con il cuore e la mente ad incontrare Dio, prepariamoci con la confessione e partiamo da casa con quella gioia e quella speranza vissuta dal popolo d’Israele che lascia la terra della schiavitù per andare vero la libertà della Terra promessa da Dio per loro.

Questo è l’inizio e il lavoro per ottenere il vero riposo, la vera felicità. La domenica, con le sue caratteristiche e tradizioni, il pranzo in famiglia, il vestito buono, la vista ai parenti o amici, la passeggiata … inizia con il prepararsi e vivere la Messa che caratterizzerà la domenica, questo è il vero riposo cristiano per recuperare l’essenza di noi stessi e del nostro vivere.

@unavoce

 

Foto di Copertina: Celebrazione Eucaristica al 15° Stormo