Come spesso faccio oggi voglio riportare e metter in evidenza l’ultima Catechesi del Papa nell’Udienza Generale di mercoledì scorso dove mi ha suggerito la lettura della 2 Lettera di Pan Paolo Apostolo ai Corinzi:

Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza nei vostri riguardi è ben salda, convinti che come siete partecipi delle sofferenze così lo siete anche della consolazione”. (cfr. 2 Corinzi 1, 3-7)

Il Santo Padre ci parla, continuando il programma di catechesi sul discernimento della consolazione, di come vivere questa dimensione della fede e della vita nella dinamica del discernimento che ognuno di noi deve compiere nelle cose e tra le cose del nostro vivere.

Qui vi riporto uno stralcio per rimandarvi al testo integrale:  “… Che cos’è la consolazione spirituale? È un’esperienza di gioia interiore, che consente di vedere la presenza di Dio in tutte le cose; essa rafforza la fede e la speranza, e anche la capacità di fare il bene. La persona che vive la consolazione non si arrende di fronte alle difficoltà, perché sperimenta una pace più forte della prova. Si tratta dunque di un grande dono per la vita spirituale e per la vita nel suo insieme… La consolazione riguarda anzitutto la speranza, è protesa al futuro, mette in cammino, consente di prendere iniziative fino a quel momento sempre rimandate, o neppure immaginate… La consolazione è una pace tale ma non per rimanere lì seduti godendola, no, ti dà la pace e ti attira verso il Signore e ti mette in cammino per fare delle cose, per fare cose buone. In tempo di consolazione, quando noi siamo consolati, ci viene la voglia di fare tanto bene, sempre. Invece quando c’è il momento della desolazione, ci viene la voglia di chiuderci in noi stessi e di non fare nulla. La consolazione ti spinge avanti, al servizio degli altri, alla società, alle persone. La consolazione spirituale non è “pilotabile” – tu non puoi dire adesso che venga la consolazione, no, non è pilotabile – non è programmabile a piacere, è un dono dello Spirito Santo: consente una familiarità con Dio che sembra annullare le distanze… La consolazione è spontanea, ti porta a fare tutto spontaneo, come se fossimo bambini. I bambini sono spontanei, e la consolazione ti porta ad essere spontaneo con una dolcezza, con una pace molto grande… Se la consolazione autentica è come una goccia su una spugna, è soave e intima, le sue imitazioni sono più rumorose e appariscenti, sono puro entusiasmo, sono fuochi di paglia, senza consistenza, portano a ripiegarsi su sé stessi, e a non curarsi degli altri. La falsa consolazione alla fine ci lascia vuoti, lontani dal centro della nostra esistenza. Per questo, quando noi ci sentiamo felici, in pace, siamo capaci di fare qualsiasi cosa. Ma non confondere quella pace con un entusiasmo passeggero, perché l’entusiasmo oggi c’è, poi cade e non c’è più. Per questo si deve fare discernimento, anche quando ci si sente consolati. Perché la falsa consolazione può diventare un pericolo, se la ricerchiamo come fine a sé stessa, in modo ossessivo, e dimenticandoci del Signore…”. (cfr. Udienza Generale 23 novembre 2022)

Ora, gli spunti di riflessioni che ci sono stati offerti diventino per ognuno di noi occasione di discernimento come ci viene suggerito per non cercare le false consolazioni, ma quelle autentiche ci rendono veri e liberi umanamente e spiritualmente.

Trovare e ritrovare la consolazione ci aiuterà a vivere nel bene e nel fare il bene, nello star bene e nel far star bene gli altri.

Vivere ed essere nella consolazione ci permetterà di vedere le cose con e in un ‘altra prospettiva, capaci di rialzarci, di riprendere e di non vedere solo il buio ma scorgere al di là delle nubi la luce del sole che riscalda e indica la strada.

“Non mi scoraggio vedendo il poco che faccio, il poco che sono. Santo non è chi fa tutto bene, ma colui che fa ciò che Dio gli chiede. Commette errori, ma non si scoraggia” (cfr. P. Carlos Padilla)

Rinvigoriamo la nostra fede in Dio senza porci nei suoi confronti come coloro che chiedono e pretendono, ma desiderando che Lui abiti la nostra vita, solo in Lui e con Lui riusciremo a vedere con una nuova prospettiva la nostra vita. Lasciamoci consolare da Dio e impariamo a consolare i nostri fratelli.

@unavoce

 

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