Transito di San Giuseppe (G.A. De Ferrari) – Chiesa dei SS. Cosma e Damiano

“Il dipinto è stato attribuito dalla critica, seppure con qualche dubbio, alla mano di Giovanni Andrea De Ferrari. L’opera si distingue per la buona resa chiaroscurale: l’abito bianco di Giuseppe è fonte di luce per l’intera composizione. Egli è circondato dalla Vergine che sembra essersi assopita, e Gesù che sta benedicendo il padre terreno, a cui è vicino in questo momento di agonia: gli tiene infatti anche la mano. Un gesto dolce, affettuoso, che lo riconosce nel suo ruolo quello di affetto terreno, importante per la crescita di Gesù”. (cfr. il cittadino)

 

 

Per prepararci ad accogliere e celebrare il Natale del Signore, vorrei offrirvi questo spunto di riflessione. Il Vangelo della IV Domenica di Avvento ci parla più da vicino di Maria, ma in tutta questa vicenda c’è una figura che non è in primo piano ma che non voglio dimenticare e portare, invece, alla vostra attenzione quella di Giuseppe: “Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». (Mt. 1, 19) Si lui, il grande silenzioso Giuseppe che, in disparte accoglie tutto e tutti secondo il comando di Dio con una grande disponibilità, umiltà e carità. Poco si sa di Lui, ma vorrei con voi rileggere qui alcune informazioni, che vi riporto, per offrirvi una meditazione che ci preparai con lo stesso spirito, umiltà, carità e disponibilità, ad accogliere il Signore che viene in mezzo a noi. Dicevamo, che poco sappiamo di san Giuseppe eppure senza il suo contributo, senza la sua adesione al piano di Dio, oggi la storia della salvezza avrebbe potuto avere un altro. La sua vita e la sua morte ci dicono come attendere Gesù e come vivere quindi da cristiani. L’insieme di questi rimandi spero possano aiutarci a vivere questo ultimo tratto del tempo di Avvento e mettere le basi di come vivere ogni giorno la nostra fede e la nostra vita cristiana nel solco della tradizione e degli insegnamenti della Chiesa.

“In questa attesa ci viene presentata la figura di Giuseppe di Nazareth, modello di come si attende il Signore e si cammina verso di Lui. La sua avventura è paradigmatica e il suo atteggiamento un insegnamento. Il Signore viene all’improvviso, quando meno te lo aspetti, proprio “come un ladro di notte”. Giuseppe aveva organizzato la sua vita nella normalità, la legalità e l’amore del Signore. Si era fidanzato con la più bella ragazza del villaggio ed era pronto per il matrimonio quando viene a trovarsi nella situazione più imbarazzante in cui un fidanzato può trovarsi. Non sa capacitarsi come possa essere avvenuta per Maria una cosa simile. Gli appare un Angelo in sogno e non è che gli spiega cosa potrebbe avvenire se lui accettasse, come avvenne per Maria, ma gli dice cosa Dio ha fatto e cosa deve fare lui. Dio è il padrone assoluto di tutte le cose; è Lui che realizza il piano della nostra salvezza, a noi la libertà di accettarlo. Immaginarsi lo stupore di Giuseppe e quando poi si è confrontato con Maria, verificando la sua esperienza con quella di Lei. Dio viene quando vuole, come vuole e nella maniera che Lui sceglie e da parte nostra ci è richiesta l’accettazione assoluta, perché il Suo piano di salvezza proceda secondo il Suo disegno. L’esperienza di Giuseppe è la nostra: siamo nel disegno di Dio, non sfuggiamo dal suo sguardo neppure un istante. Egli ci guida con sapienza e giustizia per condurci alla salvezza. Mette sulle nostre labbra la preghiera che esprimerà tutta la nostra fede: “Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà”.(cfr. Mons. G. Mani)

“Nei Vangeli canonici l’ultima comparsa di Giuseppe è a fianco di Maria nel loro ritorno a Nazaret dopo il pellegrinaggio a Gerusalemme con Gesù dodicenne (cfr. Lc 2,51). Il fatto che durante la vita pubblica di Gesù non venga menzionato quando si nomina la madre (soprattutto presso la croce quando Gesù la affida al discepolo), ha fatto dedurre che già tempo prima Giuseppe deve aver concluso il suo cammino terreno. Certamente nel momento del trapasso egli avrà avuto a fianco tutti e due, il grande conforto della presenza di Gesù e di Maria, cosicché si comprende perché giustamente è stato proclamato il patrono di una morte santa e felice. Se non abbiamo notizie della sua morte, ancor meno sappiamo della sepoltura. Le notizie leggendarie che si trovano nell’apocrifo Storia di Giuseppe il falegname (VI sec.) testimoniano più che altro la venerazione che circondava la sua figura”. (cfr. Famiglia Cristiana)

“Tenendo conto di questo panorama storico, molte tradizioni sostengono che Giuseppe sia morto tra le braccia o alla presenza di Gesù e Maria. È un’immagine splendida, che ha portato la Chiesa a proclamare Giuseppe il santo patrono della “morte felice”. Ci sono numerosi resoconti di questo momento, ma uno particolarmente toccante è quello che si rinviene negli scritti della Venerabile Madre Maria di Gesù di Agreda (nota anche come la suora dotata di bilocazione), che scrisse di questo episodio ne La Mistica Città di Dio. È registrato come rivelazione privata. Poi quest’uomo di Dio, rivolgendosi a Cristo, nostro Signore, nella più profonda reverenza, volle inginocchiarsi davanti a Lui. Ma il dolcissimo Gesù, venendogli vicino, lo accolse tra le sue braccia, e chinando il capo tra queste Giuseppe disse: “Mio altissimo Signore e Dio, Figlio del Padre eterno, Creatore e Redentore del Mondo, dona la tua benedizione al tuo servo e all’opera delle tue mani; perdona, Re pieno di misericordia, le colpe che ho commesso al tuo servizio. Ti esalto e ti lodo, e ti rendo grazie con tutto il cuore perché nella tua ineffabile condiscendenza mi hai scelto per essere lo sposo della tua vera Madre; fa’ che la tua grandezza e la tua gloria siano il mio ringraziamento per tutta l’eternità”. Il Redentore del mondo gli diede la sua benedizione dicendo: “Padre mio, riposa in pace e nella grazia del mio Padre eterno e mia, e ai profeti e ai santi, che ti attendono nel limbo, porta la lieta notizia della prossimità della loro redenzione”. A queste parole di Gesù, reclinandosi tra le sue braccia, il beatissimo San Giuseppe spirò, e il Signore stesso gli chiuse gli occhi. Qualunque cosa sia accaduta, Giuseppe deve aver avuto una “morte felice”, circondato dalla moglie e dal figlio più amorevoli di tutto l’universo”. (cfr. Aleteia)

“Dio sceglie il modo più originale per venire ed esserci vicino. Certamente quello che scelse per Giuseppe fu unico e irripetibile, ma anche per noi è sicuramente inatteso: Colui “in cui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” si manifesta come vuole, sempre per il bene dei suoi figli. Impensabile, ma vero, ci gratifica e ci conduce anche attraverso i nostri nemici, che crediamo essere un impedimento alla realizzazione dei nostri piani di lavoro, ma che invece, a conti fatti, si scopre che la loro presenza è stata provvidenziale per il nostro bene. A Giuseppe Dio mandò l’Angelo, a noi è il Suo Spirito che ci suggerisce e ci conduce. Al contrario di Giuseppe, invece di dormire è importante essere ben svegli, come ci ha esortato l’apostolo Paolo, per accorgerci della presenza del Signore, della sua venuta e soprattutto della sua Parola, perché quando parla non grida e non urla, ma suggerisce, per cui l’attenzione deve essere la caratteristica di chi attende. Anche nella Sua venuta nella carne Gesù non ha scelto la visibilità e l’ufficio delle comunicazioni del Re, ma una grotta durante la notte con l’unica partecipazione di poveri pastori. L’esperienza di Giuseppe di Nazareth ci dice che Dio viene quando vuole e come vuole. Non prevede nessun comitato organizzativo per realizzare il Suo Natale, ci dice soltanto di vigilare e pregare perché “la nostra liberazione è vicina”. (cfr. Mons. G. Mani)

Possano questi suggerimenti spirituali aiutarci a celebrare il Natale del Signore con il cuore giusto, con il cuore capace di attendere sempre, con il cuore riconoscente e pronto alla volontà di Dio qualunque essa sia.

@unavoce