Dolore che allontana
Lui « non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi» (Romani 8,32)
Lettere in Redazione
“Non prego più, non credo più. Ho pregato Dio per mio figlio chiedendo che gli indicasse la strada giusta, che sapesse realizzarsi nella vita e poco dopo lui è morto in un incidente. Ho pregato l’angelo custode di un’altra persona e mi sono ritrovata fuori strada io nella vita, ho paura di Dio di quello che potrebbe accadere se pregassi ancora”
Cose che sento ogni giorno da molti cristiani da messa domenicale, persone che sono cresciute in chiesa e nella fede. Cosa rispondere a queste persone?
Non è facile e non vorrei cadere nella tentazione di fare un trattato di teologia, non ne sarei capace, ma il rischio è di trovare frasi fatte e luoghi comuni. Credo con umiltà e semplicità che debba accennare alla mia esperienza personale. Dio non vuole il male di nessuno e non risponde con il male a nessuno, al di là degli eventi, ma ognuno di noi fa delle scelte e compie dei cammini che non sempre sono in linea con l’amore di Dio. Molte volte chi prega per un altro, anche se pensa di conoscerlo, come una mamma, non sappiamo mai fino in fondo chi sono e questo vale anche per i figli o gli altri in genere, solo Dio conosce, quindi la nostra preghiera è giusta e non deve impaurire, come mi diceva questa signora: “ora non prego più, ho un’altra figlia, ho paura di cosa potrebbe accadere, Dio potrebbe portarmi via anche questa”.
Dolorosa riflessione, umana riflessione, ma forse non abbiamo capito Dio che, ripeto non vuole il male di nessuno, ne risponde alle preghiere con il contrario di quello che chiediamo, ne esaudisce i nostri desideri come se fosse un bancomat.
Abbiamo bisogno di rivedere il rapporto con Dio e la nostra vita. Qui entra in gioco la criticità dei molti che non credo o non credono più, degli atei, o degli agnostici, perché le richieste fatte non sono state esaudite o addirittura i risultati sono contrari alla richiesta, oppure Dio permette tutto questo.
Mi tornano alla mente le parole di Gesù sulla croce “Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato” o prima ancora nell’orto degli ulivi: “Dio passi da me questo calice, ma sia fatta la tua volontà”. Quasi per un istante Gesù chiede a Dio di toglierlo da quello che era previsto per Lui, ma subito si rimette nelle mani del Padre e alla Sua volontà.
Cosa è previsto per noi? Non lo sappiamo e la nostra preghiera per altri che siano figli o amici, parenti o sconosciuti dobbiamo farla sempre chiedendo a Dio di starci vicino nel momento in cui il Suo disegno si compie perché non sempre abbiamo la forza da soli di reagire, di capire, di accettare.
Ora a questa donna e mamma che mi dice così cosa posso dire per aiutarla a vedere la luce in fondo al tunnel? La perdita di un figlio da parte di un genitore è innaturale dal punto di vista della tempistica, prima i più anziani e poi i più giovani, ma è la nostra logica non è quella di Dio e non sappiamo che progetto ha per me, per noi e per le persone che amiamo, devo solo fidarmi e affidarmi a Lui e accettare e chiedere di aiutarmi a portare il peso di un evento inaspettato, come un incidente o una malattia incurabile.
Ovviamente questo non è facile e anche queste parole pur essendo “a terra terra” non aiutano, lo capisco, dico solo che nella mia esperienza personale dove ho sofferto, ho abbassato la testa, accettato la situazione e con umiltà mi sono rimesso in gioco, Dio si è messo sul mio cammino aprendomi una porta inaspettata e mi sono confrontato e ancora oggi porto il peso dentro il mio cuore, ma mi sento amato da Dio nonostante la mia povertà.
A questa mamma direi che per la perdita di un figlio, in modo particolare, non ci sono parole che aiutino ma solo la volontà di accettare quello che non capiamo e rimanere in Dio e nella preghiera solo e sempre dicendo: “Signore sono quella che sono, sia fatta la tua volontà”. Una fede semplice fatta di piccole cose di vita quotidiana. Non chiedere di capire, ma chiedi di aiutarti a portare la croce. Non chiedere per altri, ma pregare perché il tuo cuore possa scorgere il bello di chi non c’è più e di quello che ha donato. Poi rimettiti in gioco e prega per tutti.
Siamo destinati tutti a terminare questo cammino sulla terra, chi in un modo chi in un altro, alcune vite di lavoro più di altre, alcuni fatti improvvisi come la malattia o altri possibili anche se non prevedibili accadono, siamo tutti sotto questo cielo e la fede espressa nella religione non è una bacchetta magica. Allora potremmo domandarci: a che serve la religione? A vivere la vita sapendo che finti noi c’è un dopo, c’è un oltre, dove tutti saremo felici e senza croci, ma solo in Dio che è amore puro, è quel figlio che ci manca, quella situazione che è andata persa.
Se non ci fosse questa certezza non avrebbe senso nulla, non avrebbe senso la vita. Chi ha tanto o chi ha poco, poveri e ricchi, fortunati o non fortunati, mille sono le domande che potremmo porci, ma di contro difficilmente ci poniamo la domanda: perché io ho una casa, un lavoro, mangio tutti i giorni, sono in un paese in pace? Non penso a chi invece non ha nulla, e non penso minimamente a cosa potrebbe dire o chiedere a Dio.
Dio non interviene mai nelle nostre vite e la nostra preghiera, per questo o quella situazione, è per dire a noi stessi come vivere la vita sapendoci amati e non solo per amare e donare, ma per avere un Consolatore, una Spalla su cui piangere, con cui arrabbiarsi e ritornare ad amare quando questi eventi accadono.
Non piangere, non pensare che sono andato via, ma sono solo dall’altra parte, ricordami, pensami, chiamami come sempre hai fatto, non perché lontano dagli occhi sono lontano dal cuore, sono le parole attribuite a Sant’Agostino nella preghiera per la morte della madre. Forse ci possono aiutare a vivere il dolore in modo diverso.
Prega per te ora: Signore aiutami a capire e se non capisco aiutami a proseguire il cammino con coraggio e impegno per me stesso/a per chi è accanto a me o dipende da me. Dio chiama i suoi figli in ogni modo, in ogni tempo e questo possiamo solo accettarlo e chiederci cosa posso fare per rispondere a questa chiamata inaspettata di me, di mio figlio, di un amico …?
Non dimenticare che al di la del dolore che provi è’ sempre una chiamata d’amore e allora solo con l’amore posso rispondere, amando chi è rimasto con tutto noi stessi sulla scorta e l’amore di chi ci ha preceduto.
@unavoce
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