Tempo per la Fede

 

La mia gloria offuscai,
e ricco, liberamente povero mi feci,
per amor tuo. (Romano il Melode Inno 32)

 

In questo tempo di Natale vogliamo alzare il tono della nostra attenzione sulle cose di Dio, pertanto lasciamoci avvolgere dalla conoscenza della ricchezza culturale che la Chiesa ha e facciamoci aiutare a crescere nello spirito, a rimanere con Dio in adorazione del Suo Figlio Gesù che fattosi Bambino e adagiato nella mangiatoia di Betlemme irradia ad ogni cuore bellezza e  pace e continui a dar gioia in questi giorni offrendoci una luce rinnovata ai nostri occhi e al nostro cuore.

 Una delle carenze di molti cristiani oggi è non conoscere, il catechismo che facciamo in preparazione ai Sacramenti ai nostri ragazzi o agli adulti non copre la grande ricchezza culturale che la Chiesa ha e questo per tanti motivi, il tempo, gli interessi immediati, i programmi pastorali ecc. dando per scontato che basta la fede e ovviamente questo è il fondamento ma c’è una ricchezza nella storia della Chiesa che non deve essere persa e dovrebbe ritengo poter essere conosciuta da ogni fedele che desidera crescere in questo cammino di santità e di imitazione di Cristo e sono i testi dei Padri della Chiesa. Oggi voglio rifarmi a questo patrimonio culturale e portarvi per mano ad avvicinarvi a questi personaggi. Una materia che per chi fa Teologia va sotto il nome di Patrologia, una vera ricchezza di fede e spiritualità che dal passato parla ancora oggi a noi popolo moderno. Le loro storie, le loro vite, quello che hanno scritto e fatto illumina continuamente il cammino della Chiesa e questa ricchezza di tradizione e di pensiero poco conosciuta se non dai tecnici rischia, altrimenti, di passare in sordina se noi preti non portiamo a conoscenza le nostre comunità.

“Con Patristica e Patrologia si intende lo studio dei primi scrittori cristiani, noti come i Padri della Chiesa. Il nome derivano dal latino pater (padre). Il periodo è generalmente considerato a partire dalla fine dei tempi del Nuovo Testamento o la fine dell’età apostolica (circa 100 dC) fino al 451 dC (la data del Concilio di Calcedonia), oppure fino al 8° secolo (la data del secondo Concilio Nicea)”. (cfr. Padri della Chiesa)

Qualche anno fa, durante il Pontificato di Papa Benedetto XVI, nelle catechesi del mercoledì alle udienze generali, fece un cammino di lettura proprio dei Padri della Chiesa, precisamente da marzo 2007 e vi rimando alla raccolta per vostra cultura personale.

In questi giorni mi è capitato tra le mani, durante la preghiera e la mia meditazione personale al mattino nella nostra piccola chiesa, un testo molto bello che voglio condividere con voi dove il Papa emerito ha presentato la figura di uno dei Padri della Chiesa non molto conosciuto neppure da noi sacerdoti: Romano il Melode.

“nella serie delle catechesi sui Padri della Chiesa, vorrei oggi parlare di una figura poco conosciuta: Romano il Melode, nato verso il 490 a Emesa (oggi Homs) in Siria. Teologo, poeta e compositore, appartiene alla grande schiera dei teologi che hanno trasformato la teologia in poesia. Pensiamo al suo compatriota, sant’Efrem di Siria, vissuto duecento anni prima di lui. Ma pensiamo anche a teologi dell’Occidente, come sant’Ambrogio, i cui inni sono ancora oggi parte della nostra liturgia e toccano anche il cuore; o a un teologo, a un pensatore di grande vigore, come san Tommaso, che ci ha donato gli inni della festa del Corpus Domini di domani; pensiamo a san Giovanni della Croce e a tanti altri. La fede è amore e perciò crea poesia e crea musica. La fede è gioia, perciò crea bellezza. Così Romano il Melode è uno di questi, un poeta e compositore teologo. Egli, appresi i primi elementi di cultura greca e siriaca nella sua città natia, si trasferì a Berito (Beirut), perfezionandovi l’istruzione classica e le conoscenze retoriche. Ordinato diacono permanente (515 ca.), fu qui predicatore per tre anni. Poi si trasferì a Costantinopoli verso la fine del regno di Anastasio I (518 ca.), e lì si stabilì nel monastero presso la chiesa della Theotókos, Madre di Dio. Qui ebbe luogo l’episodio-chiave della sua vita: il Sinassario ci informa circa l’apparizione in sogno della Madre di Dio e il dono del carisma poetico. Maria, infatti, gli ingiunse di inghiottire un foglio arrotolato. Risvegliatosi il mattino dopo – era la festa della Natività del Signore – Romano si diede a declamare dall’ambone: «Oggi la Vergine partorisce il Trascendente» (Inno “Sulla Natività” I. Proemio). Divenne così omileta-cantore fino alla morte (dopo il 555)”. (cfr, Papa Benedetto XVI, Udienza Generale Aula Paolo VI, Mercoledì, 21 Maggio 2008)

Ora, dopo questo riporto dell’incipit della catechesi papale, vi rimando alla lettura integrale del testo che ognuno potrà fare. Io, in questa sede oggi mi voglio solo soffermarmi su un’espressione finale di questo testo per lasciarvi nel cuore quei sentimenti che credo dobbiamo coltivare per vivere una vita che non sia fatta solo di corse e cose da fare, ma capaci anche di fermarci e di compiere sempre gesti solenni, belli, eleganti nel nostro quotidiano arricchendo la nostra preghiera e quindi la nostra vita. 

“Umanità palpitante, ardore di fede, profonda umiltà pervadono i canti di Romano il Melode. Questo grande poeta e compositore ci ricorda tutto il tesoro della cultura cristiana, nata dalla fede, nata dal cuore che si è incontrato con Cristo, con il Figlio di Dio. Da questo contatto del cuore con la Verità che è Amore nasce la cultura, è nata tutta la grande cultura cristiana. E se la fede rimane viva, anche quest’eredità culturale non diventa una cosa morta, ma rimane viva e presente. Le icone parlano anche oggi al cuore dei credenti, non sono cose del passato. Le cattedrali non sono monumenti medievali, ma case di vita, dove ci sentiamo “a casa”: incontriamo Dio e ci incontriamo gli uni con gli altri. Neanche la grande musica – il gregoriano o Bach o Mozart – è cosa del passato, ma vive della vitalità della liturgia e della nostra fede. Se la fede è viva, la cultura cristiana non diventa “passato”, ma rimane viva e presente. E se la fede è viva, anche oggi possiamo rispondere all’imperativo che si ripete sempre di nuovo nei Salmi: “Cantate al Signore un canto nuovo”. Creatività, innovazione, canto nuovo, cultura nuova e presenza di tutta l’eredità culturale nella vitalità della fede non si escludono, ma sono un’unica realtà; sono presenza della bellezza di Dio e della gioia di essere figli suoi”. (cfr, Papa Benedetto XVI, Udienza Generale Aula Paolo VI, Mercoledì, 21 Maggio 2008)

Cosa aggiungere se non l’invito a leggere, oltre le catechesi papali, anche una raccolta di articoli pubblicati su “La Civiltà Cattolica”, la rivista dei Gesuiti, alla quale vi consiglio di abbonarvi o di chiedere in Parrocchia, da noi la trovate nella nostra Biblioteca del 15° Stormo, che può aiutarci a conoscere e crescere nelle cose di Dio.

In questo tempo di Natale approfittiamo per dedicarci del tempo alla lettura e arricchire così la nostra anima per far diventare i nostri momenti di vita, le nostre azioni una vera e continua liturgia dove ogni gesto ordinario diventa straordinario perché abitato da Dio. 

@unavoce

 

Foto di Copertina: Chiesa “Madonna di Loreto – 15° Stormo, particolare Bambino Gesù