per vivere tra di noi in Dio

“Abbiamo bisogno di comunicare, di scoprire le ricchezze di ognuno, di valorizzare ciò che ci unisce e di guardare alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti” (cfr. Papa Francesco)

 

Uno dei temi molto cara alla Chiesa è come possiamo immaginare l’evangelizzazione in tutte le sue forme pensiamo al Sinodo che si sta svolgendo per citare un’espressione e nell’era del digitale che sembrerebbe più semplice alcune volte diventa invece un limite, perché le mille notizie si accavallano e non è sempre facile districarsi tra il vero e il falso tra il bello e l’intelligente.

In questi giorni in cui ricordiamo e preghiamo per il papa emerito che è tornato alla Casa del Padre parlare di comunicazione sembrerebbe fuori luogo, ma credo invece che sia un momento di grande comunicazione e lo stiamo vedendo proprio sui social e dalle folle che a Roma in San Pietro stanno dando l’ultimo saluto a Benedetto XVI.

La mia non più giovane età ma neppure antica età mi fa tornare alla mente i linguaggi di comunicazione usati dai papa in questi ultimi decenni e se senza dubbio possiamo dire di Papa Giovanni Paolo II come un grade comunicatore capace non solo di toni di voce e gesti, non possiamo dimenticare alcuni gesti di papa Paolo VI, uno per tutti con il patriarca Atenagora, tutti ricordano che si inginocchio e gli baciò i piedi, ancora il sorriso e la dolcezza del tono di voce di Giovanni Paolo I, la solerzia  e l’umanità di papa Francesco e anch’ egli baciò i piedi al leader del Sud Sudan e per Benedetto XVI che dopo un Giovanni Paolo II sembrava non avere presa è apparso poi come il vero uomo del dialogo a tutti i livelli e nell’ultimo tempo una comunicazione assordante quella silenziosa che ha fatto sobbalzare il mondo dando una grande testimonianza. Tutti segni e linguaggi di comunicazione che non possiamo ignorare e che come ben capite talvolta educano ed evangelizzano più delle parole stesse.

Ora, comunicare quello che riteniamo importante è fondamentale in tutti i settori e per tutte le persone. Vale in famiglia, tra i singoli, nel lavoro, in ambienti come possono essere le Forze Armate, in ogni settore pertanto allora queste poche parole per ricordare a me e a voi l’importanza della comunicazione vera, sincera, attenta e rispettosa dove non ci sono grida o rivendicazioni gratuite, ma voci che si elevano con toni sereni per far comprendere le proprie opinioni si!, ma tenendo aperto il dialogo. Se non in si è in accordo però non si può scadere in una comunicazione fatta di grida e accuse, ma rivalutare quel parlare e comunicare attraverso i piccoli gesti, una comunicazione che è presenza anche silenziosa, attenzione ai dettagli in casa, con la propria famiglia, con gli amici … Comunicare e sostenere le proprie opinioni in modi elegante, intelligente e con toni che permettano il dialogo.

Dipende, ovviamente, cosa voglia comunicare se disappunto, rabbia o serenità, armonia, pace o altro. Qui il gioco si fa più complesso, ma come cristiani non dobbiamo mai allontanarci dal Vangelo e dallo stile di Gesù che è stato il grande comunicatore capace di esserci, di stare e dire la cosa giusta, nel modo giusto sempre e con tutti a costo della Sua vita.

Rileggendo i Vangeli possiamo comprendere il Suio stile e da Lui imparare. Rimettiamoci in gioco ad essere sempre più anche noi veri comunicatori di amore e pace attraverso una educazione alle cose di Dio. Fede e vita, fede e ragione non possiamo separarle e dobbiamo coniugarle con un mondo che sembra non volere Dio, che non lo nomina se non talvolta per puntare il Dio e far riscoprire al mondo che solo la legge dell’amore e della verità ci porterà al progetto iniziale della Creazione e il cammino della Salvezza allora ritroverà il suo vero percorso. Questo l’impegno e questo quello che in questi giorni passa nel mio cuore e nella mia mente e diventa preghiera per me e la mia comunità.

Mettiamo in comune allora, questo il significato della parola comunicare, i valori la fede, l’amore l’impegno e la preghiera e riprendiamo il cammino con uno sguardo nuovo, alto, pieno di speranza affidandoci e fidandoci di Dio che guida il cammino di ognuno di noi. Apriamo il cuore ascoltiamo con attenzione e impariamo ad accorgerci di quello che ci circonda e il Signore ci stupirà ancora e sempre e potremo riprendere il cammino per vivere la fede in modo sempre più vero ed autentico.

“La preghiera non è una cosa marginale: è proprio “professione” del sacerdote pregare, anche come rappresentante della gente che non sa pregare o non trova il tempo di pregare”. (Cfr. Papa Benedetto XVI). L’artista ha il compito di comunicare, il musicista, il letterato, ognuno con la sua vita e deve comunicare, io poco ho da comunicare ed offrire se non la mia preghiera per tutti voi e con voi.

@unavoce

 

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