Umiltà e stupore
“La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà.” (Corinti 13, 8-9)
Abbiamo bisogno di profeti, ogni tanto questa affermazione viene avanti, il problema è che non ce ne sono o non sappiamo riconoscerli, perché vanno controcorrente e poi quelli che chiedono i profeti non s’interrogano e non s’impegnano, ma chiedono e basta. Parlare in nome di qualcuno è la traduzione del termine profeta e quando qualcuno d’illuminato ci suggerisce vie nuove, noi diventiamo sordi. Abbiamo bisogno di profeti e di testimoni ripetiamo continuamente, ma non riusciamo a vederli o se li vediamo e li riconosciamo non li imitiamo perché tutti noi ci riteniamo migliori degli altri e pronti a giudicare piuttosto che a fare, almeno c’interrogassimo e facessimo un esame di coscienza.
Tutti oggi, sanno tutto e hanno risposte a tutto, peccato che non fanno nulla, anzi non facciamo nulla, io per primo, ne quelli che posso e tanto meno quelli che non hanno poteri e questi poi però ci assordano sui social con le loro elucubrazioni risolutive e visionarie, ma questi, cari amici, non sono i profeti, sono solo dei chiacchieroni.
Per accorgerci dei profeti abbiamo bisogna di umiltà e pazienza, capaci di ascoltare con il cuore e vedere con gli occhi della fede e non solo con le orecchie e con gli occhi della vista, perché talvolta questi sono coperti dai nostri pregiudizi. Profeti sono quelli che ricordano a noi con calma e pazienza, con intelligenza e amorevolezza, quali sono le cose importanti della vita.
Chi non riconosce a don Tonino Bello, a don Milani, a don Mazzolari, don Dossetti, a Madre Teresa di Calcutta non solo di essere dei testimoni ma anche figure di riferimento a san Giovanni Paolo II, a Frere Roger di Taize, solo per elencarne alcuni e quanti sconosciuti anche tra i laici, Giorgio la Pira sindaco di Firenze, uno per tutti, che parlano con intelligenza, passione, amorevolezza, fede, ma anche con chiarezza e decisione, ma come sempre sono inascoltati oppure diciamo che hanno ragione ma non ci interroghiamo.
Le nostre fila più giovani della società sembrano assenti a tutti questi discorsi, presi solo da ciò che fa più rumore, imitando persone vuote che pubblicizzano il nulla assoluto sui social e ci sembrano sempre più lontani dalla fede e poi, però, c’è qualche voce che ci fa ricordare la grandezza della creatività umana, una canzone che ci aiuta a camminare insieme perché gli angeli sono l’altra ala che ci manca per vivere e che le vite possono essere due e insieme nello stesso tempo vissute con onestà e amore.
Essere profeti e scorgere i protei oggi è forse più difficile perché non compiono gesti eclatanti, come leggiamo nella Bibbia, come Abramo, Mosè, Isaia ma i nostri profeti oggi non sono lontani da questi, anche loro sono umili e ricordano quale sia la strada vera da percorrere, una strada vera non per alcuni ma per tutti, dove tutti sono impegnati allo stesso modo, pur nella diversità dei doni e delle caratteristiche umane che ci differenziano, ad essere rispettati nella dignità. Dobbiamo imparare ad ascoltare e non giudicare per scorgere i profeti, che sia il papa o il vescovo o il tuo sacerdote o uno scrittore o un religioso o un professore o una mamma o un semplice operaio che nella dignità della sua vita vissuta con onestà ci ricorda il bello e il buono da ricercare eliminando le cose che ci allontanano dalla dignità umana.
Scoprire i profeti oggi, nello scenario mondiale, quindi non è facile, ma come cristiani e credenti dobbiamo imparare ad ascoltare sempre più attentamente e fare tesoro di ogni cosa che viene detta, confrontandola con il Vangelo e alla luce del Vangelo. Le parole che vengono pronunciate o lette vanno prese con intelligenza e gestite con il cuore di chi sa di essere amato da Dio e che con la sua vita e la sua vocazione vuole amare Dio e amando Lui amarci tra di noi e amandoci tra di noi e rispettandoci, amiamo e lodiamo Dio. Un cerchio che ritorna.
Se perdiamo il senso spirituale della vita, perdiamo noi stessi, una dimensione questa che è racchiusa in mille aspetti della vita, dall’arte alla cultura, dalla musica alla creatività e all’ingegno umano che sa inventare cose belle per il bene di tutti. Non profeti interessati, non ricercatori dell’apparire, non persone che sanno giudicare e poi non vivere, ma persone autentiche.
Provate a guardarvi attorno e scoprirete una saggezza che ci aiuta ricordandoci che la vita ha altri colori e che basta saper ascoltare, senza pensare di essere più intelligenti o più bravi, diventando sempre più capaci di accorgerci e nell’accorgerci di una cosa bella, stupirci e intravedere lì il messaggio che ci fa rialzare dalle nostre cadute e ci fa riaccendere la lampada per illuminare la via del cammino di questo mondo.
La vera profezia è l’umiltà e l’intelligenza della vita, un’intelligenza scolastica e umana che nasce e cresce con l’armonia della vita stessa, vissuta insieme, unita al ricordo vero e autentico del passato per godere del presente e avviare progetti concreti per il futuro.
Ora, vi lascio, in chiusura di questa chiacchierata estemporanea, le parole di san Paolo nel bellissimo inno della carità, nelle parole dell’Apostolo, troviamo la forza di riconoscere i profeti e i testimoni per esserlo anche noi.
“Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!”. (1Corinzi 13, 1 – 13)
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