Valore aggiunto

 

«La gentilezza è una liberazione dalla crudeltà che a volte penetra le relazioni umane, dall’ansietà che non ci lascia pensare agli altri, dall’urgenza distratta che ignora che anche gli altri hanno diritto a essere felici». (cfr. Enciclica Fratelli tutti)

 

Uno delle cose che sempre più mi stupiscono nella nostra società in qualsiasi ambito mi trovi è la mancanza di gentilezza e talvolta anche di una buona educazione. Ce la prendiamo con i giovani ma vi dirò che dalla mia esperienza personale manca anche e soprattutto ai grandi o quelli che dovrebbero essere di esempio e di stimolo. Manca quella gentilezza di linguaggio e di modi per uno spirito di libertà che tutti rivendichiamo, ma la gentilezza non è sinonimo di mancanza di educazione e neppure di atteggiamenti affettai ma dovrebbero essere uno stile normale del vivere dove non è la mancanza di soldi o di cultura che fa la differenza ma l’intelligenza della vita. Ho conosciuto persone non preparate culturalmente e povere di una gentilezza elegante ed educata da far arrossire re e principi.

“Al cor gentil rempaira sempre amore” scriveva Guido Guinizelli, nella poesia considerata manifesto del Dolce Stil Novo, movimento letterario che prese piede in Italia nella seconda metà del XIII secolo. Secondo gli stilnovisti il cuore gentile era l’unico in grado di poter sperimentare davvero l’esperienza dell’amore e la gentilezza era sinonimo di nobiltà d’animo”. (cfr. velvetmag)

Direi allora che la gentilezza è la più nobili delle virtù e che racchiude le altre indispensabili in modo pieno. Si ritiene che la gentilezza sia solo una caratteristica delle donne e se gesti gentili, delicati ed eleganti li compie un uomo abbiamo subito un giudizio e/o un pregiudizio demonizzando la situazione, ma è uomo o super uomo il burbero? Non credo proprio. Su questo tema ci sono molti scritti di varia natura, ma tutti concordano che sia un benessere dell’umanità e che viverla aiuta noi e chi ci sta attorno, aiuta a condividere e confrontarsi, gentilezza non significa non avere opinioni differenti o fare scelte non comuni, ma solo essere capaci di rispetto e attenzione.

Gentilezza significa trattare noi stessi e gli altri con dolcezza. Essere gentili d’animo, significa saper accorgersi, essere attenti, avere misericordia, comprendere le situazioni pur non condividendole. Gentile è chi parla con garbo è chi sa anche tacere difronte a situazioni che sfuggono di mano, gentile è dire le cose nel modo e nel tempo giusto, ecco perché è considerata una virtù. Non è nell’elenco delle virtù che noi conosciamo e che abbiamo imparato al catechismo, (vi rimando alla sua lettura) ma sono certo e convinto che le virtù che talvolta ci sfuggono pure nella nostra vita cristiana, le racchiuda tutte.

“Le virtù sono decisioni stabili di praticare il bene perfezionate dall’abitudine. Possono essere umane o teologali, le virtù umane vengono acquisite mediante l’apprendimento e la pratica, le virtù teologali sono il risultato della presenza in noi dello Spirito Santo, che agisce sulle nostre facoltà e supplisce alle nostre fragilità. Le tre virtù teologali si riferisce a ciò che ha che vedere con Dio. Le virtù della Fede, della Speranza e della Carità sono teologali perché è Dio stesso che ce le concede, invitandoci a praticarle in modo sempre più perfetto: Fede, Speranza, CaritàLe quattro virtù cardinali, sono: Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza”. (cfr. Suore Apostolato Cattolico)

Ma l’esmpio più grande c’è l’ha dato Gesù con la sua vita in mezzo a noi:  “Pensiamo ad esempio alla sua attenzione verso tutti, la cura e la delicatezza con cui si dava a ciascuno che incontrasse lungo la strada. La sua apertura verso i bambini e le donne era così forte, costante e dirompente rispetto ai canoni del tempo da creare sconcerto e disorientamento tra tutti i presenti, anche all’interno della cerchia più stretta dei suoi amici. Ma gli esempi di questa gentilezza abbondano. Quando gli portano un infermo, un cieco o un malato, il più delle volte la sua prima domanda è “cosa posso fare per te?” o, ”cosa desideri?”, come potrebbe fare un cameriere o un albergatore che accoglie l’ospite mettendosi al suo servizio. Allora comprendiamo che la gentilezza non è essere affettato, ma invece affettuoso, non è amore per il quieto vivere ma per l’inquietudine dell’altro che ho di fronte, non è debolezza ma forza potente che rovescia la logica del potere e la soppianta con quella del servizio. Una forza che è anche resistenza. Pensiamo all’episodio narrato nel diciottesimo capitolo di Giovanni quando Gesù viene schiaffeggiato nel sinedrio durante il processo-farsa da una guardia che, senza alcun vero motivo, lo colpisce violentemente e Gesù gli risponde: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Gli esempi che vengono in mente, come quelli appena citati, dimostrano il gusto di Gesù di approcciarsi all’altro con una domanda, un dettaglio che rivela qualcosa della gentilezza: essa è costituita da quell’apparente ossimoro che è una “curiosità discreta”. Un uomo gentile è necessariamente un uomo discreto, però è anche attento e interessato all’altro, a chi gli sta davanti”.  (cfr. in “L’Osservatore Romano – A. Monda)

Queste virtù, che sono nello scenario della vita cristiana, sono elementi anche umani e come ben capite la gentilezza le racchiude tutte. Non voglio qui fare una catechesi o una conferenza su questo, vi rimando a studi dettagliati, ma sottolineare l’importanza di quell’atteggiamento che ci da la capacità di essere gentili nel nostro vivere quotidiano in famiglia sul lavoro in società.

Essere gentili quindi non è un inchino, o una stratta di mano, anche questo ovviamente, ma il comprendere ed essere capaci di attenzione verso chi ci vive accanto nei modi educati che l’umanità conosce. Non diamo spazio a bassezze di stile di vita, a linguaggi volgari o banali, non serve essere sempre seri ovviamente, ma capaci di comprendere i temi i modi e le persone, con la buona educazione e la gentilezza si vive meglio e si affrontano meglio i vari problemi che possiamo avere o affrontare. La gentilezza non è quindi un segno di debolezza, ma d’intelligenza e chi se ne approfitta da dimostrazione solo della sua ignoranza. La gentilezza è più importante di aver ragione, questo è il valore aggiunto che può fare la differenza nella vita di ognuno di noi.

@unavoce

 

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