costruire il bene

 

«Con la lingua cominciano tutte le guerre», «il terrorismo delle chiacchiere», «le mormorazioni e l’invidia». Una malattia che non è certo nata ieri … (Papa Francesco)

 

Mi sono imbattuto in questi giorni in alcune letture dei classici in particolare Platone che di Socrate racconta della sua vita e mi è tronato alla mente il periodo del liceo. Alla prima lezione di filosofia la professoressa, era una suora ed era anche la preside del nostro istituto, all’inizio dell’anno scolastico iniziò raccontandoci dei tre setacci di Socrate, che poi non è di Socrate, ma proviene dalla fantasia dello scrittore statunitense Dan Millman, che potete trovare nella “La via del guerriero di pace”, ma racchiude la saggezza di Socrate di cui ci parla soprattutto Platone e Senofonte. Fu una lezione interessante e illuminante, calcolando il posto in cui ci trovavamo, non era solo una scuola per noi era il collegio e il luogo della formazione, era il Seminario e le sue parole ci indirizzarono ad uno stile di vita e un modo di porci di fronte alle situazioni che si sarebbero potute creare all’interno di una piccola comunità. Fu la prima lezione di vita. Ora perché parlarvi di questo?, perché credo che ognuno di noi debba educarsi sempre alle cose belle e buone per vivere bene e per far vivere bene.

Rileggendo questa storia, di cui ora vi riporterò il testo, al di là dell’autore, la figura del filosofo greco ci aiuta a comprendere la saggezza che racchiude, credo che possa adattarsi bene anche alle nostre comunità, ai nostri gruppi, alle nostre realtà famigliari, di lavoro o di amicizia oltre che a quelle parrocchiali o religiose e di come si comunica e di cosa si comunica.

I tre setacci di Socrate racconta di come una volta uno dei suoi discepoli si presentò a Socrate in stato di grande agitazione raccontando di aver appena incontrato un amico del filosofo e che questi era intento a parlarne male. Nel sentire quelle parole, Socrate chiese al suo discepolo di calmarsi. In seguito, gli chiese di attendere un minuto. Prima di ascoltare ciò che egli aveva da dirgli, decise che il messaggio doveva passare attraverso tre setacci. Se non li avesse superati, il messaggio non sarebbe stato degno di essere ascoltato. Come da sua abitudine, il saggio filosofo pose la seguente domanda al suo ansioso discepolo: “Sei assolutamente certo che quello che stai per dirmi corrisponde a verità?”. Il discepolo ci rifletté un momento. In realtà, non poteva essere sicuro che quel che aveva sentito potesse essere classificato come maldicenza. Si trattava in fondo di una questione di prospettiva. “Quindi non sai se è tutto vero oppure no”, concluse Socrate mentre al discepolo non restava che annuire. Il maestro insistette ponendo una seconda domanda: “Quello che stai per dirmi è positivo o no?. Il discepolo ammise che non era un’informazione positiva, tutto il contrario. Doveva riportargli parole che, a suo giudizio, gli avrebbero causato malessere e dolore. Allora Socrate sentenziò: “Mi stai dunque per riportare una notizia spiacevole, ma non sei sicuro che corrisponda a verità”. E il discepolo ammise che era così. Infine, Socrate pose al discepolo un terzo e ultimo interrogativo. “Quello che mi stai per dire sul mio amico mi sarà utile in qualche modo?”. Il discepolo tentennò. In realtà non era convinto che l’episodio avrebbe avuto un’utilità per il filosofo. La notizia avrebbe allontanato Socrate dal suo amico ma poiché non era sicuro della veridicità di quanto sentito, forse raccontarla non sarebbe stato di alcuna utilità. L’aneddoto dei tre setacci di Socrate racconta che, alla fine, il filosofo non volle ascoltare quello che il discepolo aveva da dirgli. “Se quello che mi vuoi dire non è vero, né positivo né utile, perché dovrei volerlo ascoltare?”. 

La verità, la bontà e l’utilità sono i tre setacci di Socrate. Secondo il filosofo greco, sono queste le domande che tutti dovrebbero porsi prima di dire qualcosa. Ora, non servono credo altre parole per intuire quale debba essere allora lo stile delle nostre parole e delle nostre comunicazioni.  Ovviamente non è facile comprendere nella vita quotidiana ciò che è vero, buono e utile e necessario, sono concetti non sempre facili da attuare essendo astratti, pertanto ci facciamo aiutare da i tecnici a porci delle domande prima di intraprendere una strada. Sembra complicato, ma come tutte le cose intelligenti della vita ci vuole impegno e la costanza a farci queste domande che ci porterà ad avere uno stile di vita onesto, corretto e capace di costruire e non demolire.

“Davanti al fatto vero: ne sono sicuro? Posso provarlo? Sarei in grado di sostenerlo davanti a chiunque? Sarei disposto a giocarmi la reputazione per questo fatto? Di fronte al fatto positivo: fa sentire meglio l’altra persona o me stesso? Susciterà emozioni positive? Migliorerà la condizione delle persone coinvolte? Davanti al fatto necessario o utile: a conoscenza della notizia, la mia vita o quella della persona interessata miglioreranno? Potrà quella persona mettere in pratica una qualche azione grazie a questo fatto? L’eventualità di non venirne a conoscenza, quanto potrebbe incidere sulla persona interessata?”. (cfr. la mente meravigliosa

Comprendete che tutto questo è un invito ad usare questi strumenti prima di parlare. Domandiamoci sempre: “è vero?”, “è buono?”, “è utile?”. E se la risposta è negativa, il Socrate di Millman consiglia di tacere e di dimenticare. Un buon metodo per evitare menzogne e maldicenze”. (cfr. aleteia)

Credo che tutto ciò ci aiuti a ripensare a molte cose e in apertura, le parole del Papa, ci hanno ricordato quanto sia importante la parola che si dice, come la si dice e a chi la si dice, nel tempo che la si dice. Potrebbe essere un esercizio che ci aiuta a costruire una comunità e una vita basata su quella gentilezza ed educazione che sono il segno dell’ amore e dell’ attenzione. Tre azioni del pensiero che ci porteranno o possono portarci a costruire armonia, pace e serenità in noi e attorno a noi, con lo stile che ci ricorda San Paolo, gareggiate nello stimarvi.

La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.
(Rm 12, 9-16)

@unavoce

 

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