«Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. (Lc 24, 29-35)
Il Santo Padre nel ciclo di catechesi che tiene il mercoledì nelle Udienze Generali, sta trattando il tema della Evangelizzazione: “Ogni azione e decisione della e nella Chiesa deve muoversi da un principio, il principio dell’annuncio: Nella Chiesa tutto va conformato alle esigenze dell’annuncio del Vangelo; non alle opinioni dei conservatori o dei progressisti, ma al fatto che Gesù raggiunga la vita della gente. Perciò ogni scelta, ogni uso, ogni struttura e tradizione sono da valutare nella misura in cui favoriscono l’annuncio di Cristo. Il Vangelo sempre ti dà questa libertà dello Spirito che agisce in te e ti porta avanti. E quanto ci vuole oggi prendere in mano la libertà del Vangelo e lasciarci portare avanti dallo Spirito”. (cfr. VaticanNews)
In margine a questa riflessione vorrei raggiungervi raccontando la realtà che vivo, ma credo sia comune anche ad altre realtà e comunità parrocchiali del tipo tradizionale che faccia questa esperienza di ri-evangelizzazione.
Abbia un popolo di fedeli, battezzato e con quasi tutti i Sacramenti, ma poi quasi sempre dopo la Cresima il 95% si allontana, non per convinzione o altre fedi, ma criticamente verso la religione più che la fede, verso gli uomini della Chiesa e la Chiesa in se più che Dio, diventando lontani e rimanendo ai margini della vita morale e religiosa delle nostre comunità.
Brava gente, ma che non ha o ha perso il senso della comunità e di sentirsi un popolo salvato in cammino verso la vita eterna, all’interno della Chiesa di Cristo.
Concetti lontani e difficili da far comprendere. Lontani dalle pratiche religiose, dalla vita liturgica e catechetica della Chiesa, se non solo in preparazione del Matrimonio e una minima parte al Battesimo dei figli anche se con più resistenza, in una percentuale sempre più bassa.
Ora, come fare a rispondere alle loro domande, non sempre ne fanno e il più delle volte hanno confusione d’informazioni e/o informazioni lontane nei ricordi che pian piano si confondono poi con le leggi del mondo e le regole della vita contemporanea. Pur salvando la figura di Dio e del Suo Vangelo trovano difficile comprendere le regole di questo cammino e di questa scelta.
Molti non fanno domande per non interagire con la Chiesa ma altri in occasioni talvolta fortuita e non scontata ti provocano per chiedere e sapere.
Credo che io mi trovi in questa posizione, agevolato dal mio servizio che è condiviso in tutto e per tutto con il loro, con la loro realtà di vita. Questo mi permette di entrare in contatto come amico anche se più grande e con un ruolo ben preciso. La nostra organizzazione ci pone come parte integrante di essa offrendomi la possibilità di condividere un cammino e questo fa la differenza, talvolta molto contestata anche dalla Chiesa, ma questo elemento non è secondario, anzi il contrario.
Nel momento che nasce una stima e un rispetto reciproco allora difronte alle situazioni che si creano, nella vita personale, alle domande fondamentali della fede, si riesce ad entrare in contatto diretto e poter dare delle risposte chiare, magari non condivise ma chiare e che ci offrono la possibilità di affrontare diverse tematiche del vivere quotidiano.
L’intento è educare a una vita corretta e rispettosa alla luce del Vangelo e quando fai comprendere che il messaggio di Cristo che è un messaggio di amore e rispetto, di aiuto e incontro, leggendo i fatti ordinari come occasione per integrare e realizzare il vangelo, allora riesci a far breccia nel cuore e far riscoprire la fede.
Non si hanno grandi risultati, onestamente parlando, se li mettiamo sul piano della partecipazione attiva alla vita della Chiesa, ma rimane sicuramente una o l’unica occasione per dare risposte e far leggere le cose che accadono in una luce differente, con la preghiera per loro affinché lo Spirito Santo illumini il loro cuore.
Alla base, quasi sempre, nonostante abbiano fatto il catechismo e frequento la parrocchia in età giovanile, c’è una grande ignoranza o confusione sui comandamenti, sui sacramenti, sui vangeli, cercando sempre il marcio o/e il nascosto senza accorgersi che basterebbe conoscere per comprendere e capire alcune situazioni, alcune scelte, alcune parole o interventi della Chiesa nella vita del mondo.
Parto sempre con umiltà e disponibilità riconoscendo i limiti e riportando l’attenzione sui valori, sul messaggio centrale, sulla lettura del vangelo e con la giusta interpretazione del Magistero. Parlare di Chiesa e di struttura, facendo comprendere il significato, le diversità e le necessità.
Chiesa no, Dio si, preti si con riserva secondo le situazioni, poveri si ma lontani da noi e potremmo continuare, questo è alla fine l’atteggiamento che circola nella gente, salvo poi conoscendoci e frequentandoci, un cambio repentino di opinione pur rimanendo lontani dalla Messa o da altri Sacramenti.
Credo comunque che questa sia la strada e la possibilità per vivere e condividere il cammino. Nessuno sul pulpito prima di aver chiarito le basi di questo ritrovarsi nel quotidiano, ma tutti con il rispetto e senza giudizio o pregiudizio delle cose della vita e delle singole competenze, ma con la preparazione giusta ed indispensabile che da loro viene riconosciuta e voluta. Questo ci permette di partire, anche se da un piano differente ma con rispetto e condivisione, a interagire in modo da suggerire come aprire il cuore e la mente per arrivando all’anima.
Se riusciamo ad avere un rapporto diretto e singolare con ogni persona creando quel clima di amicizia e stima reciproca, allora si riuscirà a far comprendere il valore della preghiera e della carità vissuta in modo differente, dell’amore del donarsi, dell’aiutarsi e del condividere con occhi nuovi e veri.
Conoscenza, amicizia e rispetto ci daranno l’opportunità di catechizzare, di educare e di offrire nuove domande ma questa volta con risposte chiare ed esaustive leggendole con gli occhi del mondo, ma non del mondo. Le scienze umane ci servono per aiutarli a vivere la vita alla luce del vangelo.
Nulla è negativo del mondo e di questo tempo moderno se sappiamo usarlo in modo intelligente dando il peso e leggendo in chiaro quello che è limite e quello che è pregio. Musica e concerti, sport e palestre, bar e ristoranti, gite e passeggiate … tutte vie utili per incontrarsi e crescere nell’amicizia. Non c’è una sola direzione, se riusciamo a incarnare il vangelo nel loro vissuto, scopriranno la via orizzontale in modo differente e raggiungeranno quella verticale dello Spirito.
Talvolta rimangono sorpresi dalle nostre risposte che non si aspettavano e solo aprendo loro la mente e il cuore riusciremo a far comprendere la religione che è vita e via alla fede da far crescere e coltivare per raggiungere la meta finale.
L’esperienza dei discepoli di Emmaus, che vi ho citato in apertura, ci insegna che tutto ciò è possibile. Cristo si fa compagno di viaggio e lo riconosceranno solo allo spezzare del pane. Noi forse ci camuffiamo non per vergogna o altri scopi ma per non dare nulla per scontato o preconfezionato ma per far aprire loro gli occhi. Questo credo possa essere lo stile per far riconoscere Cristo nella vita e far dire “resta con noi, Signore, perché si fa sera”.
@unavoce
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