E’ sulla via della vita chi osserva la disciplina, chi trascura la correzione si smarrisce. (Proverbi 10, 17)

Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. (Romani 13, 1) 

“È per la via dell’obbedienza (…) che i fratelli andranno a Dio” (Regola S. Benedetto cap. 71)

 

Sembra far notizia solo quello che è contro le regole. Oggi le suore di clausura, ieri il prete che ce l’ha con il papa, il vescovo … e così via e questo vale anche nella società ovviamente è lo stile di questo mondo moderno che non accetta e non rispetta nessuna regola, tutto dovuto e nessun impegno, dimentichi delle promesse o voti fatti o degli impegni presi. 

Il pubblico segue e parla senza sapere, appoggiando questo o quello secondo le mode e i like ricevuti, una modernità vuota. Non è questa l’apertura che bisogna attuare, non è questa la modernità, non è questo il bene. Ogni vocazione ha le sue caratteristiche, ogni vita, ogni scelta così come il matrimonio ha delle regole e anche se lo si vuole aperto e parlare di fedeltà sembra fuori tempo, non è così se non ricercare una comodità.  E’ necessaria una non presa di coscienza dei vari impegni, e questo vale in tutti i cambi dal lavoro alla scuola ai rapporti interpersonali. Care sorelle non siatene felici, avete dato motivo solo di ulteriore confusione.

Fa moda, fa notizia, così come uno sciocco che rompe e distrugge il lavoro paziente e creativo degli altri o un gesto scandaloso non in se ma nel luogo e davanti a un pubblico ignaro concentrato sulla bellezza del canto, una voce che grida a questo a quello senza fondamenti. Questa è libertà, è verità?

Non sono vecchio e non sono più giovane, caratterialmente amo conoscere capire non sempre concordo con tutto e con tutti, preciso e ordinato, questione di formazione, ma al di là di questo e nonostante i miei molti errori, non ho mai disubbidito ai miei superiori e non sempre o spesso non concordavo, si alla mamma da bambino la marachella, ma qui non si parla e non si tratta di marachella ma di disobbedienza pura a un voto fatto per una vita ritirata per la preghiera e il lavoro. Ovviamente si possono studiare situazioni e cose, ma nel rispetto di chi ci governa. Mettere Dio in mezzo in queste povere cose umane da parte di chi ha scelto di servirlo con la vita non è corretto e non solo non è neppure questo il modo di confrontarsi. Proprio in questo periodo del Sinodo, del dialogo, del confronto dovremmo essere di esempio, pertanto questa sottolineatura per chi mi legge perché sposare le cause bisogna conoscere e capire.

Le regole della clausura sono differenti da quella della vita attiva, le regole di una manifestazione o di una conferenza, di una omelia o di una lezione, ecc. hanno stili, modi, tempi e luoghi ben precisi e poi alla fine non si può non riconoscere l’autorità predisposta che avendo una visione più ambia, decide.

Sindacati o rivoluzioni le facciamo nell’amore e con amore, nella preghiera e nella carità non così, quindi care sorelle avete steccato alla grade. Riprendete il vostro cammino con umiltà e se non vi va lasciate ma non deturpate la bellezza e la ricchezza di una realtà plurisecolare per non dire millenaria della vostra vocazione, siate esempio di fedeltà, di obbedienza nel rispetto delle regole, nel dialogo, nel confronto sereno, senza esibizioni da palcoscenico perché altrimenti nulla di diverso da un “finto giardiniere impazzito che canta libertà”. 

I figli, gli alunni, i fedeli … non ascoltano? Forse noi non parliamo più, non ubbidiscono? Forse non diamo più l’esempio. Recuperiamo tempo e spazio per dialogare e rimettere i puntini sulle i, ma senza diventare pesanti ma educando al rispetto reciproco che è nell’osservanza di regole condivise e da un linguaggio come e convenzionale che ci permette di vivere in serenità, altrimenti poi è facile puntare il dito per guerre vicine o lontane se poi noi le facciamo in casa nostra. Amen.

@unavoce

 

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