La vita riserva sempre momenti alti e bassi e dipende da noi come affrontarli. Perché oggi vi scrivo così, parlando della mia esperienza? Perché credo sia importante avere una serenità interiore che ci aiuti a vivere in armonia con noi, con gli altri e con Dio. Essere cristiani e credenti, cattolici e praticanti, significa avere una vita conforme al vangelo e questo non toglie nulla alla routine dei nostri giorni, ma semmai è un valore aggiunto. Le esperienze dolorose, più di quelle gioiose, segnano la vita delle persone e gli errori condizionano, anche non volendo, gli atteggiamenti e i modi di comportarsi. Se commetti un errore o subisci un torto o presunto tale, una delusione, un litigio … questo in qualche modo ci fa compiere dei cambiamenti di atteggiamento e di azione, ritirandoci o isolandoci ed evitando persone, luoghi e situazioni.
Ora, alla luce di questa semplice premessa, per inquadrare l’argomento, faccio riferimento al mio cammino personale, non tanto come esempio da imitare, ma occasione per offrire anche a voi lo spunto perché ognuno possa fare una sua personale riflessione sul proprio cammino e le scelte di modi, temi e luoghi che si vivono.
La vita sacerdotale non è sempre facile, non per mancanza di fede, anche se in alcuni momenti e in alcune stagioni della vita questo può accadere e in quel caso bisogna avere l’onestà di farsi le domande giuste e farsi aiutare dal proprio Direttore Spirituale, il vostro parroco o sacerdote che segue il vostro cammino, per un confronto che sarebbe bello conclude con la confessione che dovrebbe essere periodica e con una certa frequenza. Con questi strumenti si analizza il momento, per crescere e maturare.
Ogni persona, in ogni vocazione della vita, lavoro o impegno, può avere momenti di calo che possono creare difficoltà, sarà allora importante avere la lucidità di essere onesti con noi stessi e riconoscere quali sono i problemi che attanagliano il cuore e l’anima condizionandoci la vita, evitando così scuse o dando la colpa a situazioni esterne, soprattutto se non dipendono necessariamente da noi, oppure ne sono una conseguenza. Quello che conta credo sia parlare al nostro cuore onestamente, riconoscendo i propri limiti, peccati ed errori, confidarli e verificarli, nel mio caso con i superiori, il direttore spirituale, il confessore e per voi anche con la famiglia, con la persona con cui avete deciso di condividere un cammino o, se è il posto di lavoro, con il diretto responsabile, il capo, ecc. Le bugie, le falsità, le finte verità, non servono se non a crearci l’idea che noi siamo nel giusto e gli altri no e che ce l’hanno con noi o se la prendono con noi. Atteggiamento scorretto per voi, per gli altri e davanti a Dio. Per questo serve il confronto e il dialogo.
Per me, nella mia realtà e scelta di vita, la preghiera personale unita alla comunitaria, allo studio e alla lettura, agli impegni quotidiani di lavoro e per voi anche di famiglia, di vita privata e di comunità, sono quelle dinamiche che aiutano a superare o ad affrontare la situazione con lucidità. Non va stravolta la vita, ma va affrontata sempre con grande pazienza e determinazione, avendo coraggio e confrontandosi sempre con il Vangelo.
Non mi piace, non frequento la chiesa, non vado da quella parte … è sbagliato, non mi trovo con quella persona, può essere, ma rispetto, educazione, dialogo, saluto sereno, queste cose vanno sempre salvate e se dall’altra parte non c’è reazione, noi sempre il buon giorno e il buona sera, perché l’educazione non ha confini e limiti, se non ricevete risposta il problema passa dall’altra parte, ma non sarà colpa mia o vostra se alcuni si escludono. Quindi, importante sarà non isolarci e noi non escludere nessuno, creando sempre la possibilità per un dialogo e un riavvicinamento e una chiarificazione. La verità ci farà liberi, una verità vissuta con carità. Come uomini e donne, come cristiani, come comunità di preghiera, di fede nella vita della Chiesa, questo deve essere lo stile di vita. Non tutto e tutti ci piacciono, ma Dio non guarda a quello che guardiamo noi, ma al cuore e ognuno quindi dovrà fare la sua personale riflessione onesta e sincera.
Ora, io vivo le mie giornate come un monaco, forse riderete, ma non si tratta di parlare di clausura, ma di stile e tempi di vita, non è sempre stato così, ma diventando grandi alcune cose s’imparano. Un ritiro per non disperdere e distrarre l’anima, pur mantenendo amicizie e frequentazioni, sia impegnate che di svago, preghiera personale abbondante, senza che altri lo sappiano, preghiera comunitaria e iniziative parrocchiali per aiutare, animare, sostenere, uniti allo studio e alla lettura per alimentare cuore e mente e formarsi continuamente, nessuno è arrivato e tutti abbiamo bisogno di conoscere e approfondire argomenti del vivere e del credere. Tempo per riposarsi e recuperare le forze, da soli e in compagnia, vita sociale semplice, senza esagerare ma con quegli spiragli di fraternità che sono indispensabili alla vita umana per avere un cuore leggero, uno spirto positivo e un’anima ricca e capace di trasmettere pace e amore. Riposo, alimentazione, attività fisica, studio e lettura … devo conciliarsi nel quotidiano degli impegni lavorativi, nel mio caso rimanendo sempre a disposizione delle persone, dedicando tempo per ascoltare e per guidare e ognuno assolvere ai propri doveri famigliari e lavorativi. Il tempo sembra non essere mai sufficiente ma dipenderà da noi dare le priorità e qui allora che si misura il livello della nostra fede e del nostro credere. Non basta pesare, bisogna agire, non basta fare l’offerta per assolvere alla carità, ma vivere con gli occhi che sanno guardare le necessità, non basta la Messa domenicale, serve avere un cuore capace di dialogare con Dio sempre e così in ogni ambito del nostro vivere quotidiano.
Credo che questo stile ci possa aiutare ad affrontare le varie situazioni e sapere che insieme, là dove cado o sbaglio, posso rialzarmi, perché Dio manda una mano a da aiutarmi. Sii tu la mano che aiuta e sappi accogliere quella che ti verrà offerta per recuperare l’eventuale tua caduta.
Carissimi, niente di nuovo sotto il sole, ne di sconvolgente intuizione, ma una vita semplice, elegante, educata, con la voglia di sorridere sapendo accoglierla come viene affidandoci e fidandoci del Signore. Ricorda l’adagio latino che recita “per aspera ad astra”, «attraverso le asperità [si giunge] alle stelle». Il Signore c’insegna che la via della salvezza passa indispensabilmente dalla via dolorosa del calvario, bisogna aver e il coraggio di percorrerla per scendere dalla Croce, questo è il coraggio del vangelo per vivere la vita con coraggio e da veri protagonisti.
@unavoce
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