Via Crucis

“Il Cristo sofferente, dagli occhi chiusi, con una espressione di dolore, il capo cadente e il corpo posizionato di tre quarti, rivolto a sinistra”

 

Questa settimana il nostro venerdì penitenziale, nel ricordo della Passione di Gesù, sarà vissuto con le parole Mons Oscar Romero, vescovo e martire. Questo Pio Esercizio era patrimonio del popolo cristiano dall’alto Medioevo e fu diffuso particolarmente dal Frate Minore san Leonardo da Porto Maurizio († 1751) e regolarmente approvata dalla Sede Apostolica. Un momento che vogliamo vivere di settimana in settimana in compagnia di santi e testimoni che ci aiutino a ripercorrere il cammino che Gesù ha compiuti dal Getzemai al Calvario sino al sepolcro. Abbiamo cammino attraverso l’esperienza dei Santi della Misericordia, per poi farci guidare da Maria pregando per la Pace tra Russia e Ucraina e questa settimana pregheremo con le parole di Mons. Oscar Romero, uno uomo, un prete, un vescovo e un martire.

L’esperienza dei Santi e quella di Maria, delle scorse settimane ci conducono oggi all’esperienza di un padre che per difendere il suo popolo morirà ucciso sull’altare. La croce di Cristo ancora si rinnova in Lui per la salvezza di tutti.

Compiremo questo Esercizio sempre aiutati anche dall’arte. “Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della bellezza. E’ un indizio, questo, di come oggi più che mai, nella civiltà dell’immagine, l’immagine sacra possa esprimere molto di più della stessa parola.”  (cfr. J. Ratzinger, Introduzione, Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica)

Abbiamo pregato davanti agli acquarelli di Sera Amendola, presenti nella nostra Chiesa, davanti all’antica Croce lignea e alla preziosa effige della Vergine di Loreto, oggi la nostra preghiera sarà supportata dall’immagine di una copia del Crocifisso di Giotto conservato nella sagrestia della nostra parrocchia, sarà l’immagine a cui porci davanti per celebrare la Via Crucis, pensando a quanti ancora oggi hanno offerto la vita  o perso la vita per la fede in Cristo.

Ora, qualche informazione sull’opera originale per farci aiutare nella meditazione: “Crocifisso di Santa Maria Novella di Giotto”, Firenze 1295 circa, tempera e oro su tavola, 578 x 406 cm. Il corpo di Cristo è appoggiato contro un pannello decorato. Ai lati del braccio corto della Croce sono dipinti poi la Vergine a sinistra e San Giovanni a destra. In alto al sommo della Croce è dipinto un rettangolo rosso con le insegne di Cristo. Il corpo di Gesù è magro e visibilmente provato dalla Passione che lo ha portato alla morte. Infatti sulla sinistra del torace è visibile un fiotto di sangue che esce dalla ferita a l costato. I capelli lunghi e biondi ricadono scriminati al centro mentre una leggera barba incornicia il mento. Dalle ferite alle mani scendono altri rivoli di sangue come dal costato e dai piedi. Intorno ai fianchi è stretto un velo e i piedi in basso sono fissati alla croce da un grosso chiodo. Infine il legno è fissato alla roccia dipinta all’interno del basamento trapezoidale. Sul teschio e su alcune ossa si deposita il sangue che scende in basso. Il braccio verticale della croce poggia su una base trapezoidale all’interno della quale è dipinta una roccia con un teschio che rappresenta il monte Gòlgota, anche detto monte Calvario (dal latino Calvariae locus e più tardi Calvarium cioè “luogo del cranio”). Contrariamente alla realtà della crocifissione i chiodi sono infissi nel palmo della mano e non nel polso. Questa convenzione fa parte della tradizione iconografica precedente. Però il Cristo di Giotto non è un “Christus triumphans“, come nella tradizione Bizantina e romanica, ma una persona in carne ed ossa sofferente sulla croce, definito “Christus patiens“. Il Cristo sofferente sostituisce quindi il Cristo trionfante sulla morte. Il Cristo trionfante sulla morte ha gli occhi aperti, una espressione sicura sul volto, la testa eretta e il corpo frontale. Questa concezione, agli inizi del XIII secolo, viene sostituita dalla immagine di Cristo sofferente, dagli occhi chiusi, con una espressione di dolore, il capo cadente e il corpo posizionato di tre quarti, rivolto a sinistra. Uno dei primi esempi di Cristus Patiens si attribuisce al maestro Giunta Pisano”. (cfr. analisidellopera)

L’immagine del Cristo sofferente ci porta a scorgere nel volto di Cristo il volto dell’umanità sofferente e pregare per loro e in particolare per i profughi e i rifugiati, per i fratelli che cercando una vita migliore e invece hanno travato la morte nel mediterraneo, perché il loro sacrificio unito a quello di Cristo porti al mondo maggiore consapevolezza e amore, pace e serenità per tutti aprendo i cuori di chi si è chiuso nelle proprie invidie, gelosie e interessi di parte.

Queste poche parole, la spiegazione di un’opera d’arte e i commenti di Mons. Romero ci potranno aiutare ad addentraci sulla via dolorosa di Cristo portandoci a scorgere la bellezza che deve abitare l’anima per poter essere veri testimoni e fratelli con le braccia allargate per accogliere e servire i nostri fratelli profughi o immigrati, vicini o lontani, di questa o di quella parte del mondo, perché in Cristo siamo tutti fratelli.

@unavoce

 

Foto di Copertina: fonte