Conoscere e trovarsi

 

La consapevolezza è fondamentale nella vita e ognuno di noi deve averne, deve imparare a conoscersi, avere ben chiari i punti di forza e i limiti che ha, questo ci permetterà di crescere e vivere insieme in modo consapevole, produttivo e nella pace interiore e nella tranquillità anche con chi frequentiamo che siano famiglia, colleghi o amici.

Parlo di me così forse ognuno, con le debite trasposizioni, potrà leggere la sua vita personale e cristiana. Quando si parla di sacerdoti, l’attenzione mediatica è solo per sottolineare i limiti, comprensibile ovviamente, abbiamo sempre sostenuto un immagine quasi sacralizzata del ruolo, e così dovrebbe essere, “nel mondo ma non del mondo”, ma come potete ben comprendere non è facile e pur non essendo una scusante o sottolineatura di limiti umani, però rimane un fatto al quale pensare da entrambi le parti. Questo, almeno per quanto mi riguarda, non mi scalfisce, però non toglie l’osservazione e la delusione. Talvolta una stanchezza fisica e spirituale affligge anche noi sacerdoti e i motivi sono molteplici o meglio sono i motivi comuni a tanta gente.

Il nostro compito e la nostra vocazione è servire Dio e la Sua Chiesa per essere in mezzo alla gente portando i pesi dei nostri fedeli, pesi e difficoltà che non sono solo una povertà economica o un disagio qualsiasi ma sociale, spirituale e culturale, realtà che creano disparità e ansie se non vissute con consapevolezza e noi dovremmo essere, in tutto questo, una presenza di speranza, di aiuto, di conforto, di misericordia come Gesù portando e annunciando che l’amore porta alla realizzazione della vita, che nella vita non ci sono solo le cose della terra ma anche quelle del cielo, ovviamente non solo con le parole ma anche con scelte concrete di aiuto e con una autentica testimonianza di vita perché a pancia vuota è difficile rivolgere lo Sguardo al cielo e qui è il problema, non sempre riusciamo e non solo perché il mondo va in altre direzioni, ma anche per una difficoltà ad essere testimoni autentici.

Ora, per recuperare questo, per noi sacerdoti e consacrati è fondamentale non perdere o diminuire la preghiera, la riservatezza, lo studio, la serenità ma l’umanità entra prepotentemente nella nostra vita e affatica il cuore e l’anima, dimenticando un adagio fondamentale che “noi seminiamo e Dio raccoglie”, invece noi vorremmo avere anche il raccolto. Ovviamente questo è un limite umano comprensibile che solo con la grazia di Dio si riesce a conciliare e superare.

Per Portare pace e dare sostanza, aiuto concreto e voce a chi non ha voce, serve avere una vita serena, umile, povera di una povera di spirito e non necessariamente materiale perché questa limita e non aiuta ne te ne gli altri. Una vita alimentata dalla preghiera e dallo studio, dalla riflessione e dal confronto, attraverso un costante sorriso, da una mano capace di allungarsi verso gli altri con intelligenza, con rispetto giudicando e valutando le situazioni con severità, se serve, ma sempre con amore. Non sono le tante iniziative e attività che fanno la differenza ma esserci, accorgersi, camminare insieme, condividere. Per far questo bisogna non perdersi nelle cose ma dedicare a Dio tempo e preghiera per ricaricarsi e avere nel cuore l’amore che Dio ha per ognuno di noi.

In questo mondo distratto quindi rischiamo anche noi sacerdoti di distrarci e le povere parole che cerchiamo di dire sono mute e sorde, forze anche a noi stessi, le attività e le iniziative che si propongono rischiano di svuotarsi dal loro vero obiettivo: creare una famiglia di figli di Dio. 

Perché questa riflessione così ad alta voce? Forse per giustificare, per spiegare, per parlare a noi stessi? No!, solo per far comprendere con serenità e lucidità che la Chiesa con la diversità di ruoli e carismi, caratteristiche e storie va avanti se non perde il riferimento al Vangelo e obbedendo alle sue regole, che non sono fini a se stesse ma via per rimanere nel solco indicato da Cristo attraverso la storia, con i suoi chiari e scuri del mondo nella quale vive.

Ognuno deve recuperare il suo ruolo e tutti essere veri testimoni cercando e costruendo con la carità, la compassione e l’amore la fede in Dio. Cose che noi sacerdoti conosciamo bene e anche il popolo santo di Dio, ma ripetercelo, sottolinearlo, ricordarcelo aiuta entrambi a costruire e camminare verso e con il Signore.

La nostra società, sia laica che religiosa, è ormai polemica su tutto e su tutti, forse perché cominciamo a mancare i veri statisti e profeti o perché quelli che ci sono non li ascoltiamo, quindi giudichiamo senza impegnarci, senza fare le domande giuste, senza conoscere la storia vera fidandoci solo di chi grida più forte in questo o quel momento della storia.

Con questa riflessione, ad alta voce con voi, quasi un esame di coscienza personale, come vi accennavo, solo per superare le eventuali stanchezze che il ministero e i fedeli vivono e poter recuperare ogni giorno quella luce interiore che la preghiera, la meditazione e il confronto con la comunità offre. Ricaricare la lampada con l’olio della fede, dell’amore, dell’amicizia, di una vita normale tra fatiche e riposo, tra alti e bassi, tra croci e difficoltà, tra fallimenti e cadute, delusioni e tristezze per non perdere mai serenità e pace interiore, sorriso e parole di speranza per tutti.

Io prego ogni giorno per tutto il mio popolo, ogni giorno volti e nomi passamano nei miei occhi e sulle mie labbra presentendoli al Signore e alla Vergine Santa a voi l’impegno di ricordare i vostri sacerdoti, dal Papa all’ultimo sacerdote di questa terra.

Prendiamo tutti consapevolezza di chi siamo, di cosa siamo, di cosa vogliamo costruire, leggiamoci dentro, riconosciamo i nostri limiti e i nostri pregi, educhiamoci a riconoscerli e a gestirli perché saranno la via per una vita in pace e nella pace alla luce di Dio attraverso una vita cristiana seria e la realizzazione delle nostre singole vocazioni. 

@unavoce

 

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