segno di speranza
L’Astronomia da sempre affascina l’immaginazione dei giovani e non solo, lo spazio e il tempo erano, sino all’arrivo del pensiero di Einstein, concepite come indipendenti. Con la teoria della relatività abbiamo capito che esiste una quarta dimensione, oltre a quelle spaziali: il tempo. Ora senza entrare nello specifico scientifico voglio approfittare di un evento che direi originale nella sua forma, ma profetico nel suo intento, per imparare ad avere uno sguardo alto e diverso da quello che accade, un impegno a guardare le cose con prospettive differenti.
Proprio ad un evento singolare mi riferisco promosso dal Dicastero Vaticano della Comunicazione, una missione ideata e organizzata in collaborazione con l’Agenzia Spaziale italiana, il Politecnico di Torino, l’Istituto di Fotonica e nanotecnologie del CNR e ancora l’Apostolato digitale di Torino. Si tratta di un satellite e di un nanobook, sembra di parlare di fantascienza, ma leggo tra le righe e penso sia nell’intento degli ideatori, quello di superare lo spazio e il tempo, come si legge sul sito della Santa Sede nell’intervista al Direttore del Dicastero, Paolo Ruffini che: “ha osservato come sia “significativo che in un cambiamento di epoca quale è quello che stiamo vivendo, si riunisca oggi qui una comunità composta da scienziati, ricercatori, accademici e comunicatori. Per raccontare un lavoro fatto insieme e presentare un piccolo segno di unità e di speranza in un mondo così diviso e disperato”. Volgendo lo sguardo ai tempi che stiamo vivendo oggi, Ruffini ha ribadito l’importanza che ciò avvenga “in un giorno a sua volta emblematico della nostra storia recente, che tre anni fa sembrava quasi giunta ad un capolinea, uno stop imprevisto e cupo. E che oggi si dibatte nel vicolo apparentemente cieco di una guerra di cui non si vede la fine”. “Essere qui oggi significa poi anche dimostrare nel concreto la possibilità di una collaborazione fra donne e uomini di scienza e donne e uomini di fede”, ha concluso Ruffini, ricordando quanto afferma Papa Francesco nella Evangelli gaudium: la fede non ha paura della ragione; al contrario la cerca, ha fiducia in essa”. (cfr. VaticanNews)
Il viaggio del piccolissimo satellite prolunga l’abbraccio di quella sera del 27 marzo del 2019 e continua a infondere speranza e a dirci: “Non abbiate paura”. Ha spiegato don Luca Peyron, direttore del Servizio per l’Apostolato digitale dell’Arcidiocesi di Torino: “È un unicum perché pur essendo un satellite per telecomunicazioni, dotato di sistemi di comunicazione per il suo governo e di una radio per diffondere dei messaggi, così come ci è stato spiegato da chi lo ha realizzato, comunica prima di tutto per il semplice fatto che c’è, che esiste e che contiene un libro”. “Se il tempo è superiore allo spazio – ha aggiunto monsignor Ruiz, spiegando le ragioni del progetto -, con questo piccolo satellite che porta questo messaggio nello spazio noi vogliamo collaborare per salvare il nostro tempo. Lo spazio ha uno fascino per tutti, specialmente per i giovani. Lo spazio ha quel mistero dell’universale, del profondo, del magnifico, e ci fa sognare a tutti”. La speranza non conosce letteralmente confini, gli stessi a cui fa riferimento ancora il presidente Saccoccia. “Dallo spazio – spiega – siamo abituati a non vedere confini osservando la Terra, forse uno sguardo dal cielo aiuta a capire che il nostro pianeta è unico e appartiene a tutti”. (Cfr. VaticaNews)
Assetati di tempo non ci rendiamo conto che perdiamo tempo. La cultura digitale e il mondo virtuale ci hanno proiettati verso una realtà che ai molti è sconosciuta o idealizzata dalla cultura filmografica e letterale, ma da sempre studiosi di ogni tempo si sono cimentati nella riflessione spazio tempo e oggi questo evento ci porta a riflettere su questa dimensione.
L’impegno di evangelizzare, di far conoscere Dio è da sempre l’impegno della Chiesa e oggi la nave che salpa per annunciare Cristo al mondo è quella digitale che non si può ignorare e dall’editoria classica si passa a quella virtuale in ogni settore, a Torino all’interno dell’Ufficio Pastorale giovanile della Diocesi esiste una sezione chiamata “Apostolato digitale” un modo nuovo per affrontare temi e riflettere insieme e in un mondo che è in continuo cambiamento unendo fede e ragione, scienza e fede.
Spei Satelles è una missione spaziale che ha come obbiettivo quello di essere un segno di speranza per tutta l’umanità.
Superare i confini per raggiungere l’universo, superare i confini per lanciare nel tempo e nello spazio il messaggio di Cristo. Possa questo aprirci la mente a realtà nuove che ci fanno sperare in un mondo migliore e la parola di Dio risuonare nell’universo e infondere quell’amore che sembra oggi così complesso da vivere. Un Messaggio di speranza lanciato nello spazio
@unavoce
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