“Prima della rovina, il cuor dell’uomo s’innalza, ma l’umiltà precede la gloria” (Proverbi 18,12)

“Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo” (Colossesi 3,1)

 

Le giornate scorrono veloci tra un impegno e l’altro, tra studio e preghiera, tra viste e moneti comuni e in una di queste sere, terminata la giornata mi sono ritrovato a rivedere un film, nella quiete della mia “cella” come momento di relax prima del riposo notturno, “Il Premio” un film di Alessandro Gassman del 2017, con una bellissima interpretazione di Gigi Proietti, un anziano scrittore a cui è dato il Premio Nobel per la letteratura, dove quasi al termine – ma non vi racconto la trama invitandovi a vederlo perché credo che anche un film come un libro, una musica, un quadro, può essere un momento di ricarica, di riflessione e di meditazione – il protagonista fa un bellissimo discorso che vi ripropongo integrale, un discorso sul senso della vita che pur laico nella sua lettura ci offre l’occasione di ripensare al nostro modo di vivere, a come affrontiamo la vita, a come ci rapportiamo con la fede e quindi con Dio. 

“Di solito le storie dei vincitori non sono coì interessanti. Le storie dei vincitori sono tutte uguali, le loro parabole si assomigliano tutte: hanno sempre a che fare con l’uso dei superlativi, cori di adulatori, narcisismi, e sono prevedibili. La vita è certamente più difficile per chi non salirà mai sopra un podio, ma non per questo rinuncerà a viverla. E a ben vedere è proprio negli affanni del quotidiano di un’esistenza normale che si misura il senso più autentico del nostro cammino comune. Un uomo che cade offre una possibilità di tendergli la mano, colui che cerca una strada la possibilità di aiutare a trovarla. E così tutti noi, a seconda delle circostanze, siamo colui che cade e la mano che la afferra, quello che cerca una direzione ed il dito che gliela indica. Nessuno basta a se stesso. Scendere dal podio è il primo antidoto contro gli orrori della storia. Ogni premio, ogni individuale riconoscimento non ha senso, se non è frutto di una condivisione. Ogni vita, si sa, è piena di avventure ma anche di infinita bellezza. Ed il nostro non può essere che un gioco di squadra”. 

Tutto questo porta alla mente le parole di Orazio: “l’aurea mediocritas” che non è la mediocrità come potremmo tradurre in italiano perché in latino il termine significa piuttosto stare in posizione intermedia, tra l’ottimo e il pessimo, tra il massimo e il minimo rifiutando ogni eccesso pertanto il poetala definisce aurea ovvero la migliore condizione che si possa immaginare. Un invito a godere della vita ma senza eccessi, trovare la misura giusta in tutte le cose. Ovviamente può essere letta anche in senso ironico riferendosi a una persona che si accontenta. Ora alla luce di questo credo che possa venirne un insegnamento quello di non accontentarci e di vivere da protagonisti la nostra vita sapendo equilibrare ogni cosa.

La misura nelle cose, in tutte le cose della vita è importante per viverla, gli eccessi ci portano a crederci più grandi dell’ufficio che abbiamo o ad esagerare nelle vicende umane, quindi credo che un po’ di umiltà ci potrà aiutare a dare spazio alla voce di Dio nel nostro cuore, ad ascoltare e ad accorgerci degli altri.

Quindi viviamo il tempo presente ma con lo sguardo rivolto al cielo senza dimenticare i doni che Dio ci ha dato e usandoli come via e mezzo per Lodarlo e servire i fratelli, questa è la vita che Dio ha pensato per ognuno di noi, le parole del salmo pregato dagli Israeliti salendo al tempio di Gerusalemme sia anche la nostra preghiera.  

“Alzo gli occhi verso i monti, do dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto vien dal Signore che ha fatto cielo e terra” (Salmo 120)

@unavoce

 

Foto di Copertina: fonte