quarta dimensione

 

Nel mondo moderno dove l’ingegno umano, dalla notte dei tempi, ci porta sino ad oggi a sondare i misteri dell’umanità ci ha condotto a solcare non solo i cieli ma l’universo intero, argomento curioso e misterioso che affascina e anche, senza saperne nulla, comprendiamo che siamo un granello di polvere nell’immensità dell’universo. Tutti siamo alla ricerca della “spiritualità”, anche se gli diamo nomi differenti, tutti cerchiamo la felicità e il benessere, ma dimentichiamo che siamo esseri composti da corpo e anima, una posizione orizzontale e verticale e che vanno coltivate entrambi. Così oggi parlare di quattro dimensione voglio in qualche modo leggerle non solo a livello fisco e scientifico ma spirituale e trascendente perché la vita non è solo fatta di cose ma di sensazioni, di emozioni di “altro”, più profondo di quello che vediamo e percepiamo. 

“Oggigiorno quando parliamo di quattro dimensioni pensiamo allo spazio tridimensionale dei fisici aggiunto alla nozione di tempo: nessuno ci pensa, ma la “terza” dimensione è una ricostruzione intellettuale della visione stereoscopica del fatto che abbiamo due occhi per guardare e per posizionare l’oggetto nello spazio, quanto al tempo in quanto dimensione è un’estrapolazione per tener conto del moto. La cosa divertente è che il passato non esiste più e il futuro non ancora: la quarta dimensione spazio-temporale è proprio un discorso per essenza “mitico”. Gli antichi consideravano anche loro quattro dimensioni: la lunghezza, la larghezza, l’altezza e…la profondità. Le prime tre sono dimensioni “esterne”, mentre la quarta è una dimensione “interna”. Queste dimensioni non sono costruzioni dello spirito come quelle usate dai fisici, ma esprimono l’essere delle cose che sperimentiamo e sono sempre dimensioni, non relative nel senso che diamo attualmente a questa parola, ma in relazione: una larghezza  è quella che è  ma è sempre da mettere in relazione con altre larghezze: due tavole differenti hanno larghezze differenti ma sempre larghe sono”. (cfr. Simon de Cyrène)

Nel vivere quotidiano e attraverso la scienza e lo studio di essa, noi conosciamo le tre dimensioni del mondo fisico a cui siamo abituati a pensare e sono altezza, larghezza e profondità e usiamo la parola “dimensione” per formalizzare i concetti intrinsecamente legati alla percezione della realtà fisica, ora introdotto dallo studio sulla relatività alle tre dimensioni dello spazio: lunghezza, larghezza e profondità, come dicevamo, se ne aggiunge una quarta che è  il tempo e questa rappresenta il “palcoscenico” nel quale si svolgono i fenomeni fisici.

Non ho la pretesa, non ne sarei capace, ammesso che ci sia una possibilità di dimostrare le quattro dimensioni alla luce della spiritualità, ma voglio solo offrire uno spunto di riflessione forse utopico che però possa aiutarci a vivere in modo autentico le nostre vite.

Le due dimensioni basi sono il corpo e l’anima o chiamatele con mente, cuore, spirito e a queste aggiungi l’esperienza che ognuno di noi fa della e nella vita e infine a queste mettete la profondità con cui si vivono gli eventi della vita e così arriviamo a lunghezza, larghezza, profondità e tempo.

Se tutta la nostra vita la guardiamo solo come lunghezza e larghezza, rimaniamo a un livello primordiale, di prima necessità delle cose, mangiare per vivere, ma se a queste aggiungiamo la profondità, cioè il cuore, lo spirito, la passione, l’amore allora già la visione cambia e in queste non possiamo sottrarre il tempo che ci è dato per realizzare la vita sui vari piani, così allora ti accorgerai che la vita diventa un’avventura meravigliosa, dove le necessità diventano occasioni,  le occasioni diventano ricerca e la ricerca diventa azione. 

Capite allora che non basta corpo e spirto, non solo quello che vivo e percepisco, perché in tutto questo interviene il cuore e o io dico l’anima, la voce interiore, Dio, lo Spirito Santo che ci permette di non accontentarci del bianco e nero, del bene e del male, del bello o del brutto, ma di andare al di là, andare oltre, vedere oltre quelle che sono le percezioni visive.

Un discorso a se, direte, che non ha ne capo ne coda e forse lo è, ma l’intento e la mia riflessione sono per aiutarci a scoprire e leggere le cose con uno sguardo differente, più alto, nobile, grande perché la vita non è solo bianco e nero, ma ha mille sfumature e gli ideai e i valori sono la somma di tutte queste sfumature che se non sappiamo leggerle e viverle rimarremo fuori da ogni cosa e riversi su noi stessi, senza cogliere la grandezza e la bellezza della vita.

Da qui la necessità dell’umanità, da sempre, di dare risposte spirituali alle cose, di leggere gli eventi alla luce di una realtà, una entità superiore, che chiamiamo Dio.

Parlando a cristiani e cattolici, credo che troppo ci lamentiamo di ciò che era e di ciò che è, del passato e del presente, di aver abbandonato o di aver assunto modi e forme differenti e forse critichiamo la orizzontalità della vita della Chiesa a discapito della verticalità, credo sia importante avere ben presente ogni elemento e ricordarci le riflessioni di sant’Agostino, con Dio si parla di profondità, capire Dio è analogo a fare un buco profondo nella sabbia e voler metterci il mare intero: fare un buco, non costruire un palazzo, o creare un lago. La Gerusalemme dell’ Apocalisse nel capitolo 21 è descritta nel senso della lunghezza della larghezza e dell’altezza, è d’oro, ma sono le Sue fondamenta, al numero di ben 12,  che hanno i materiali i più preziosi “. (cfr. o.c.)

Ora la realtà della Chiesa e quindi della vita cristiana, si comprende solo nei “materiali più profondi”, nella Resurrezione di Cristo, quindi nella profondità del tempo, senza questa consapevolezza l’orizzontalità non ha senso se non quello di una carità indispensabile e umana che potrebbe non significare nulla se non aiutare un altro essere umano, grande cosa, ma non serve essere cristiani o credenti per vivere la carità, noi vogliamo in questa carità servire Dio. Pertanto l’invito è a vivere con profondità gesti, parole e azioni della vita sapendoci accorgere e riconoscere in noi e attorno a noi Dio, ma senza la “quarta dimensione” rischiamo di fare tante cose dimenticandoci di amare Dio. Coltiviamo la “profondità che  si amplia incessantemente ad ogni Liturgia che si compie, ad ogni povero che si incontra” (cfr. o.c.) e il tempo e lo spazio diventeranno profondi, misurando così larghezza e lunghezza del nostro vivere e realizzando la nostra vita di uomini e di cristiani.

Giorni di preghiera, settimana santa, settimana che fa bene all’anima, occasione per risalire la corrente, per guardare alto, per riconoscersi amati e peccatori ma capaci di rialzarsi, di andare contro corrente per un mondo migliore, per il mondo pensato e creato da Dio per noi, per amarLo e servirci gli uni gli altri.

@unavoce

 

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