Dalla “Pacem in Terris” alla “Fratelli tutti”

 

Era il 1963 e la crisi di Cuba tra America e Russia aveva messo il mondo con l’ansia di una guerra mondiale e nucleare e il papa, Giovanni XXIII scrisse la bellissima Enciclica “Pacem in Terris” che in questi giorni compie 60 anni (11 aprile 1963) e la sua attualità ce la fa rileggere e ripensare davanti ad una ennesima Crisi che tiene ancora una volta il mondo con il fiato sospeso.

Ragione, torto, schieramenti, alleanze, diritto, giustizia, libertà … tutte cose sacrosante ma si dimentica che chi soffre sono sempre gli altri i militari, le famiglie, il popolo e i potenti che devono governare sono tra l’incudine e martello per salvare da una parte e dall’altra diritti e terre, ideali e convinzioni e in tutto questo però sembra mancare la cosa fondamentale : il dialogo capace di far fare un passo indietro da entrambi le parti. Una difficoltà che a livello internazionale porta alla guerra, così come nei rapporti interpersonali quando non si ha la volontà di fermarsi e vedere le cose nella sua luce senza puntare il dito ma riconoscendo gli errori e i limiti da entrambi le parti porta a litigi, separazioni, violenza. Capita nei coniugi, nel lavoro, tra gli amici, nei rapporti quotidiani. Chiedere scusa, fermarsi, pensare prima di agire, sembra sempre più difficile, siamo fermi nelle nostre idee anche se queste portano al dolore personale e collettivo come un conflitto.

Ora, in tutto questo le parole del santo Pontefice si alzano ancora forti e solenni ricordando che al centro se dimentichiamo di mettere l’uomo tutto crolla.

L’idea dominante deve e dovrà sempre essere la pace sempre e per tutti, la diplomazia, il dialogo, il rispetto, la dignità devono essere al primo posto quando si vuole affrontare una situazione critica e trovare una soluzione. La guerra è sempre un fallimento da entrambi le parti. Papa Giovanni XXIIII scrive questa enciclica quasi alla fine della sua vita e consacrerà il suo ultimo tratto del viaggio sulla terra proprio per salvare la pace. Nei suoi scritti emerge più volte questo tema in diversi settori della vita e una frase mi rimane scolpita nel cuore: “meglio una pace difettosa che assenza di essa”, credo che questo ci porti a rivedere le nostre convinzioni e opinioni in materia di politica internazionale, di rivedere le nostre convinzioni in materia famigliare e personale di vita quotidiana. La pace deve essere ricercata e costruita ogni giorno nel cuore delle persone. La coscienza, l’appartenenza a una terra, a un gruppo, a un idea che sia politico, religioso, sociale o altro deve sempre avere al suo centro il rispetto, la dignità, il voler costruire e non demolire e per farlo devono cadere gli interessi personali privati che siano economici o di altra natura. Sostenere le proprie idee con il dialogo e il confronto e nel rispetto, questo deve essere lo stile e la strada da percorrere.

Cambiare stile di vita nel privato per costruire una coscienza sana e vera, per costruire un cuore, un’anima e una religiosità che ci unisca e ci faccia crescere e non ci metta in contrasto continuo con campanilismi vuoti.

Rispettare le persone da una parte e dall’altra, qualunque pensiero, idee o convinzione abbia ci porterà a rispettare e accettare tutti. L’Enciclica “Fratelli tutti” ci porta a questo coscienza di condivisione, di dialogo, di rispetto, di apertura, di attenzione che senza le quali non potremo mai attuare e vivere nella pace. E’ la conseguenza logica all’Enciclica di Papa Giovanni XXIII.

Vi ripropongo le due Encicliche per la vostra lettura personale:

@unavoce

 

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