pensano di noi
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro (Matteo 7,12)
Chi si arrabbia per le critiche ammette di meritarle (Tacito)
Non ragioniam di lor, ma guarda e passa (Dante Alighieri)
La vita è strana e il più delle volte è complicata ma solo per causa nostra, di come la viviamo, di come l’affrontiamo. Una delle cose che ci divide talvolta, anche nelle nostre comunità è: cosa gli altri pensano di noi, dando molto peso a questo elemento e lamentandoci quando non abbiamo l’attenzione che riteniamo di ricevere, magari solo perché noi siamo attenti e partecipi e altri e no e così s’innesca un sistema di pettegolezzo e maldicenza che non aiuta a crescere ma a fingere gli uni con gli altri.
Già altre volte abbiamo parlato di maschera, di palcoscenico della vita e ci sta che qualche volta l’indossiamo, ma la cosa sulla quale oggi voglio soffermarmi è che spesso, forse sempre, pensiamo di non meritare come gli altri ci trattino e ci lamentiamo con chi abbiamo vicino solitamente o con noi stessi diventando insofferenti davanti a tutto e a tutti. L’abbiamo visto nell’emergenza sanitaria o quando le cose non vanno come diciamo noi quindi inizia una lamentela sul dovere, la giustizia, la correttezza …. ma di solito questo accade se ci trattano male o non otteniamo quello che desideriamo e qualche volta ormai con questa fragilità nel cuore accade anche quando ci trattano bene, il guaio e che non ce ne accorgiamo o ce ne accorgiamo troppo tardi.
Insomma, spesso e volentieri il nostro disagio o lamentela è pensare che gli altri ci trattino male, che non siano rispettosi, solo magari perché la pensano in modo differente o vivono una vita differente, ovvio che in questo gioco deve e non deve mai mancare il rispetto reciproco, al di là del modo di vivere e di pensare; la tua libertà non deve vincolare la mia.
Talvolta pensiamo anche che sia il nostro carattere, i nostri modi, quello che facciamo o diciamo che crea tutto questo, ma sinceramente, si!, può avere un fondo di verità, posso influenzare il comportamento con i miei modi e i miei toni, se sono nervoso o polemico creo nervosismo, ma se sono tranquillo anche in una situazione di stress la situazione potrebbe ribaltarsi, come ad esempio davanti a una persona lamentosa, dovremmo aiutarla indirettamente con la nostra pacatezza, calma, obiettività a vedere la situazione da un’altra prospettiva. Facendo così anche quelle persone che sembrano fastidiose o altro, possono diventare occasione d’incontro e di novità, scendere un po’ dai nostri piedistalli di sicurezze, che poi sono solo schermi per non farci far male, potrebbe essere una buona occasione affinché le cose cambiano.
“Il punto è capire che gli altri ti trattano, come loro pensano meglio. Non conta cosa fai. Conta cosa pensano loro di quello che fai. Non conta cosa dici. Conta cosa pensano loro di ciò che dici. Non conta cosa scegli. Conta cosa pensano loro di ciò che scegli”. (Cfr. dalla Newsletter di “Diventare Felici” di G.Papasidero) Capisci, che questa è la situazione reale, quindi: “non conta niente al di fuori di quello che loro hanno nella loro mente. Sono i loro pensieri, le loro idee, i loro giudizi a determinare come si comporteranno con te”. (cfr. o.c.)
Il più delle volte allora tu non c’entri nulla, quindi non incolparti per cose che non esistono se non solo nella mente di chi si lamenta, possiamo aiutarli a superare e vedere le cose in altro modo, ma sarà sempre e solo la persona che dovrà fare lo sforzo per comprendere e cambiare, uscendo dagli schemi, sicurezze e convinzioni che si è creato per la chiacchiera, l’atteggiamento o un gesto che ritiene limitato, sbagliato o addirittura offensivo.
“Quando le persone ti trattano bene, significa che sono di buon umore. O pensano bene di te e si comportano di conseguenza. Quando le persone ti trattano male, significa che sono di cattivo umore. O pensano male di te e si comportano di conseguenza”, (cfr. o.c.) almeno inconsciamente questo avviene, anche se la mia esperienza talvolta è di vedere solo una maschera troppo grande che copre tutto questo e solo con il tempo la verità e l’onesta delle parole, dei gesti, delle idee emergeranno e allora in un confronto sereno tutto si potrà aggiustare e tornare a quella serenità e felicità che tutti desiderano.
“Se la gente si comporta male con te, non è per te. Dipende da loro. Io ad esempio mi comporto bene con tutti, anche con chi mi tratta male. Dipende da cosa fanno o dicono gli altri? No, dipende da cosa penso io. E visto che io penso bene, allora tratto bene. Non prenderti la responsabilità dei comportamenti, delle parole e delle azioni degli altri. (neanche se loro ti diranno che è colpa tua: non sarà mai vero, ma lo diranno sempre!) Piuttosto, se vuoi migliorare le tue relazioni, scopri perché ti trattano male. Il vero motivo però, non quello fasullo che ti fanno stare male inutilmente”. (cfr. o.c.)
Quindi, impara a conoscerti e ad accettarti per quello che sei e hai di buono e non solo i limiti che potresti notare e poi renditi conto gli altri hanno diritto di pensarla come vogliono e quello che pensano di noi poco importa, se io ho un cuore buono e onesto con me stesso lo sarò anche con gli altri, quello che gli altri percepiscono di negativo sarà un cammino che dovranno fare loro e noi possiamo solo aiutarli, indicargli la strada e accettando le critiche e le osservazioni perché questo ci aprirà il cuore e ci darà l’opportunità di rivedere il cammino e metterci in buona condizione difronte agli altri. Non farti mai condizionare, sii te stesso: onesto, rispettoso, sincero, usa le parole con garbo, aspetta prima di rispondere o reagire, pensa, ama senza farti usare, ma ama sempre.
Nel Vangelo questo Gesù ci insegna: ad amare e a non giudicare, a farsi prossimo e ascoltare, a incontrare e a esserci, pesate alla sua vita in mezzo a noi, rileggete il Vangelo in questa prospettiva. Gesù non si lascia condizionare da quello che gli dicono i discepoli, Lui vede e mira al bene, all’amore, all’accoglienza. Sia questo anche per noi lo stile dei nostri rapporti, delle nostre parole, dei nostri commenti o giudizi nel vivere quotidiano, in famiglia, al lavoro, in comunità, nella società.
“Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta e non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.” (Mt 5,14-16)
Questo è lo scopo della nostra vita e di qualsiasi vocazione, di qualsiasi ambiente, di qualsiasi lavoro: glorificare Dio con la nostra vita!, questo ci deve interessare.
@unavoce
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