«Hai domandato per te di comprendere» (1 Re 3,5.7-12)

 

Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. (2 Corinzi 5,17-21)

 

Talvolta a mente fredda ripensiamo alla nostra vita, agli incontri, agli eventi e il più delle volte, parlando di me, quando ripenso alle mie esperienze o alle mie parole agli incontri e gli eventi che hanno caratterizzato la vita mi tornano alla mente quelle situazioni che avrei potuto gestire meglio. Parole dette male e troppo in fretta senza pensare o pensando di fare bene o di abbassare il tono o di alzarlo … e con il senno di poi ti accorgi che forse avresti potuto dire meglio o diversamente.

“Il rimpianto è una reazione emotiva negativa rispetto a eventi o comportamenti avvenuti nel passato. Questa definizione basilare ci fa subito capire che il rimpianto è un sentimento che ci imprigiona in un tempo che non c’è più. Questo crea un ingorgo psichico: non riuscendo a smaltire i pensieri sul passato, il cervello si carica di parole inutili e il risultato è che il presente non viene mai vissuto appieno, e quindi perdiamo ogni possibilità di trasformazione, sorpresa, rigenerazione, rischiando la malinconia e la depressione. La vita di oggi appare identica a quella di ieri, con tutta la frustrazione che ciò comporta”. (cfr. A. Nervetti)

Un senso di rimpianto di delusione avverti per non aver saputo gestire una determinata situazione perché pensavi di essere migliore, capace, più furbo, più importante, più intelligente scoprendo poi che questo atteggiamento non porta da nessuna parte e quel dialogo che invece avresti potuto avere, pur nella diversità di opinioni, s’interrompe e conduce l’altro ad indossare doppiamente quella maschera che permette di convivere senza confrontarsi. Questo non è certamente un atteggiamento né cristiano né tanto meno evangelico, dove la verità e la chiarezza dei concetti e del pensiero devono andare di pari passo con la capacità di dire le cose di avere il dubbio che altri possano avere ragione e mettersi in discussione per crescere, per migliorare e per ottenere o comunque arrivare a dei risultati utili per entrambi le parti. Così nasce quel senso di rimpianto che se da una parte dispiace creando delusione e forse anche un po’ di ansia, dall’altra potrebbe invece aiutarci a riflettere a fermarci e a ripensare i nostri modi le nostre parole i nostri atteggiamenti per fare una autocritica che ci permetta di non rifare gli stessi errori.

La mia esperienza e non sono più giovane, mi dice il contrario ecco perché oggi mi soffermo con voi a riflettere su questo sentimento del rimpianto, per aiutarci a crescere e a fermarci prima di interagire in una determinata situazione della vita.

Guardando a ritroso la mia esperienza dico che certamente farei la stessa scelta di diventare sacerdote, credo sia la cosa più bella che abbia fatto nella vita e la rifarei, ma forse alcune altre scelte o prese di posizione, che nel tempo ho vissuto, sicuramente le rivedrei pensando prima di agire e cercando di vedere i risvolti che una mia azione o affermazione, parola o giudizio, possono creare. Ovviamente nessuno ha la sfera di cristallo e ognuno di noi ha il suo carattere, però certamente l’intelligenza – e tutti ce l’anno – deve aiutarci a non agire d’impulso ma con cognizione di causa, di opportunità e ricordando chi siamo, che ruolo abbiamo e cosa dobbiamo fare per vivere nel solco della vita cristiana. Questo discorso vale per ognuno di noi e ognuno lo dovrà leggere sulla sua esperienza di vita e di vocazione che sia sacerdotale, religiosa, professionale o famigliare.

Tutto questo preambolo per ricordare a me e a voi l’importanza di pensare prima di parlare e di agire, guardare il bene superiore dell’azione che si sta compiendo, delle parole che si pronunciano, fermarsi a ragionare, conoscere la situazione in modo più ampio e dettagliato e alla fine non dimenticare mai la carità, qualunque parola o azione devi compiere o hai deciso di compiere. La carità, l’amore è alla base di ogni nostra azione e di ogni nostra parola sia in famiglia che sul lavoro che nella vita sociale amicale o di altro genere. La carità sta alla base di ogni cosa e Gesù ce l’ha insegnato e ci ha dato l’esempio con la Sua vita usando sempre e con tutti carità, attenzione e amore. Alcuni dicevano: meglio rimorsi che rimpianti, meglio pensare di aver sbagliato che rimpiangere di non aver fatto, forse hanno ragione ma sicuramente per entrambi le situazioni ci vuole onesta, passione, carità e amore.

Se non avessi fatto…“; “Se non avessi detto…“. Così vivono troppi di noi, di rimpianti, rimuginando di continuo su causecolperimorsi per eventi che, di fatto, esistono ormai solo nella mente. Se capiamo che cosa sono veramente e cosa scatenano dentro di noi i rimpianti, potremo liberarcene una volta per tutte”. (cfr. A. Nervetti)

Liberarsi del peccato con un serio esame di coscienza e una verifica al progetto della vita e dove riesco a rimediare metterci l’impegno per attuare il rimedio è la strada da seguir e se non si ottiene il risultato sperato, accettare il proprio fallimento e andare avanti cercando di non ripercorrere gli stessi errori.

“al di là di tutte le scelte che possiamo fare nella nostra vita, più o meno riuscite, più o meno gratificanti, c’è una sola scelta che dobbiamo compiere. Una scelta molto più radicale e più seria di quelle che le persone fanno nella loro giovinezza o nel corso della loro vita. È la scelta della sapienza, la scelta del Regno di Dio, di dire al Padre: «voglio che tu regni nella mia vita». È la scelta di accettare Dio come nostro Signore, di vivere e di pensare come suoi figli, assumendo gli stessi pensieri e gli stessi atteggiamenti che aveva Gesù… Le altre scelte durano fino alla morte, la scelta di Dio travalicherà la nostra morte e segnerà il nostro vero destino…la vita di un battezzato, ieri come oggi, si gioca tutta sulla scommessa dell’esistenza di Gesù, nel desiderio di mettersi dalla sua parte senza equivoci, senza mezze misure. Se faremo questa scelta, nel senso pieno e alto della parola, nessun rimpianto ci toccherà e faremo la scoperta di quella giovinezza dell’anima che supera fallimenti e delusioni. Come ci fa capire san Paolo: «noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno» (Rm 8,28)”. (cfr. Toscanaoggi)

Ecco cari amici, questa è la strada che tutti e insieme dobbiamo compiere, mettere sempre al centro Cristo e vivere le nostre vite con Lui al centro. Un dono grande Dio ci ha fatto, Suo Figlio Gesù e Gesù ci ha lasciato un dono grande l’Eucarestia, “fate questo in memoria di me”, la S. Messa val più di ogni parola, nella S. Messa troviamo lo Spirito per vivere e agire, non facciamocela mai mancare, l’Eucarestia val più di mille parole è il nostro sostegno è Dio con noi sempre e dall’Eucarestia parte la vita, le parole e le azioni, la carità e la vita quotidiana in famiglia e in ogni vita. Solo in Lui non rimpiangeremo nulla perché il Lui abbiamo preso lo slancio e la forza per vivere la nostra vita. Non avere rimpianti, ma alza lo sguardo, cerca nell’orizzonte della tua vita la bellezza di essa, “Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo”. (2 Cor 5,17-18).

@unavoce

 

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