Vita fraterna

 

Di recente sul n: 4151 della Rivista “La Civiltà Cattolica” alla quale vi rimando, (vi invito ad abbonarvi e potete trovarla anche presso la nostra Biblioteca) è apparso un articolo originale dal titolo “La saggezza teogastronomica”, non conoscevo questo termine anche se è facile da comprendere, ma soprattutto non conoscevo il pensiero che racchiudeva e ho scoperto una simpatica lettura dallo sguardo alto e positivo e per questo motivo voglio condividerlo con voi con questi pensieri.

Credo che nell’attuale tempo storico che stiamo vivendo costellato da continue lamentele, da continui disagi del clima, delle nazioni, delle persone … dove lo stile è protestare per tutto e su tutto e di tutti ho visto in questo studio una luce di speranza per leggere la vita sempre nel e con il Signore attraverso le pratiche umane.

Una lettura alla luce della fede, della convivialità, del valore della condivisione della tavola, rimanendo il momento quotidiano – anche se in modi differenti più o meno ricchi e vari è costume di ogni popolo – più comune della condivisione, dove nutrire il corpo è unito a nutrire l’anima. La “commensalità”, termine non propriamente italiano ma che chiarisce il concetto è caratteristica degli eventi umani belli, felici e/o tristi, ricorrenze, anniversari … insomma la tavola unisce, raccoglie, consola, guida.

Il condividere del cibo insieme è carico di umanità – dice l’autore dell’articolo Francys Silvestrini Adao s.j. che commenta il  testo del cardinale portoghese Jose Tolentino Mendoncae – quindi non sorprende che esso sia una categoria centrale per le varie religioni.

La commensalità è l’elemento centrale dove in uno spazio pubblico c’è l’accoglienza e la condivisione e l’autore s’interroga sulla differenza tra ciò che precede il pasto in cucina e la sala da pranzo dove si condivide il cibo. Se la sala da pranzo è il luogo della convivialità, dell’ordine, della forma ornamentale ed è il luogo della gioia, il momento dove rilassarsi la cucina invece è il luogo imperfetto dove il disordine è fondamentalmente la situazione e proprio per questo è il luogo dell’autenticità e la cucina è pertanto la metafora dell’esistenza stessa imperfetta, confusionata alla ricerca del bello, del buono e del perfetto.

Tutto questo curioso discorso porta a fermarci a riflettere sulla fame e sul digiuno come una libera scelta che indica il cammino di frugalità del poco, creando nuove disponibilità e maggior discernimento.

V’invito a leggere l’articolo e a fermarvi a riflettere sulle vostre abitudini sia di cibo sia di ritualità del cibo perché “mette in luce la saggezza custodita e nascosta all’interno”, la nostra capacità di cambiamento, di adattamento, di convivialità, di fraternità ponendoci su un “ritorno alla quotidianità e l’apprendimento dell’amicizia fraterna “.

L’articolo chiude facendo riferimento ai pasti di Gesù, luoghi di amicizia e dove Cristo “sa ricostruire pazientemente le alleanze”. La tavola è il pasto sono quindi i luoghi ideali della memoria e dell’incontro. Non leggiamo i pasti di Gesù che i Vangeli ci raccontano, come dei semplici miracoli, ma come occasione di unità, di dialogo, di ascolto, di fraternità, di amicizia e condivisione. La tavola e il cibo, il digiuno e la fame, sono lo strumento dell’alleanza “dove il Mistero di Dio e il Mistero dell’Umanità possono incontrarsi: dove la vita, nella libertà dell’amore, diventa cibo per l’altro”.

Ora a conclusione di questi riferimenti e suggerimenti di riflessione vi invito a vivere così sia lo spazio della cucina, dove la fatica diventa amore e passione per le persone e la sala da pranzo il luogo dell’incontro e della condivisione della vita bella o difficile che sia. Trasformiamo questi gesti ordinai in occasione di crescita nel rispetto del cibo donato, coltivato e lavorato da più mani per il bene nostro e di tutti.

Condividi e sia, la tua sala da pranzo, la vera piazza dell’incontro e la cucina il luogo della tua vera vita, dove lacrime e sudore si fondono per amore. Le vostre case siano case di annuncio e formazione, di accoglienza e di sostegno, di vita vera – dalla cucina alla sala da pranzo – così facendo nutrirete gli altri ma soprattutto voi stessi di umanità e di amore.

@unavoce

 

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