Vita di comunità

 

“Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano”. (Mt 18, 15-17) 

“Sarai buono solo se saprai vedere le cose buone e le virtù degli altri. Pertanto, se devi correggere fallo con carità, nel momento opportuno, senza umiliare… e con la disposizione di imparare e di migliorare tu stesso in ciò che correggi.”
(San Josemaria Escrivà De Balaguer)

 

Con Il termine “correzione fraterna” s’intende aiutare un amico a fare chiarezza nella sua vita: modi, linguaggi, giudizi … un concetto questo differente dall’educare come molti intendono, perché educare ci pone in una posizione superiore, qui si tratta invece di essere allo stesso livello e sullo stesso piano. Le parole del Vangelo citate in apertura ci offrono lo spunto per riflettere su questa attività che tutti dobbiamo esercitare.

Anche nella nostre comunità molti errori ci sono di parole, di giudizio, di atteggiamento con il rischio di metterci dalla parte della verità senza renderci conto che così facendo esprimiamo un giudizio che molte volte è poi il frutto di un pregiudizio. 

Il comando evangelico è amarsi e stimarsi gli uni gli altri a prescindere dai limiti e dai difetti ed errori. Gesù ci ha dato l’esempio in tutta la sua vita terrena, ci insegnato la misericordia e il perdono e correggere senza mancare di rispetto. Anche molti Padri della Chiesa parlano di questa pratica, sant’Agostino nel Sermone 82 ammoniva così i suoi fedeli: “Dobbiamo, dunque, correggere il fratello per amore; non con il desiderio di arrecargli danno, ma con l’affettuosa intenzione di ottenere la sua correzione. Se faremo così, compiremo il precetto molto bene”, o S. Tommaso che dice nella Somma teologica II-II, 33,1: “la correzione fraterna è un atto di carità superiore alla cura delle malattie del corpo e alle elemosine che tolgono le miserie esteriori” 

Ora nel vangelo di Matteo, proprio in questo capitolo 18, leggiamo diversi insegnamenti di Gesù riguardanti la vita della comunità e il messaggio centrale di questa pagina indica la misericordia come atteggiamento decisivo, dimensione assolutamente necessaria nei rapporti tra fratelli e sorelle. Aiutare un fratello a crescere a migliorare a non lasciarsi condizionare a vivere serenamente e seriamente il vangelo è compito di tutti e la correzione fraterna è da compiersi con profondo amore e passione, rispetto e attenzione. Una correzione fraterna che è fatta in famiglia e in comunità e ci permette di vedere le cose in modo nuovo e di affrontarle in modo semplice senza lasciar spazio ai nostri difetti e limiti che talvolta da soli non riusciamo a scorgere. Chi compie questo gesto e tutti sono chiamati a viverlo, deve usare gentilezza, amorevolezza, sorriso, pace interiore, serenità, amore. Solo sentendosi accolti e voluti bene accetteremo e riusciremo a compiere gli uni per gli altri la correzione fraterna. 

Questa pratica, per la quale servirebbero maggiori informazioni e dettagli per spiegarla, ci basti però oggi, queste poche indicazioni, per ricordarci questo atteggiamento positivo con cui vivere e rapportarci senza metterci sul piedistallo ma portando in evidenza la stima e l’amore reciproco. Non tutte le occasioni e non per tutte le cose è necessaria, ma per tutti e sempre è indispensabile la dolcezza per non inasprire gli animi. Dice S. Paolo: “Se qualcuno viene sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo spirito, correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso per non cadere anche tu in tentazione” (Gal 6,1). E ancora: “Non riprendere l’anziano con durezza, ma esortalo come si fa con un padre” (1 Tm 5,1). E S. Gregorio Magno: “I giusti, quando castigano severamente, non perdono la grazia della dolcezza interna” (Moralia, 24,10). In una parola, va tenuto presente quanto diceva S. Francesco di Sales: che una goccia di miele attira più che un barile di aceto. Va fatta dunque con carità, umiltà e prudenza. La prudenza poi insegna a non fare con frequenza le osservazioni e, soprattutto, a non farle pubblicamente, secondo l’insegnamento del Signore, perché chi è ripreso non si senta umiliato davanti a tutti e sia tentato di risentimento. Perché la correzione fraterna risulti fruttuosa è necessario avere le carte in regola secondo quanto ha detto il Signore: “Perché vuoi togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello, mentre nel tuo occhio vi è la trave?” (Mt 7,3). S. Agostino dice che dobbiamo riflettere “per vedere se il vizio che vogliamo correggere negli altri non l’abbiamo avuto anche noi. E se non c’è più, che la correzione sia preceduta dalla misericordia e non dall’odio. Se poi ci accorgiamo di essere nel medesimo difetto, non rimproveriamo, ma piangiamo insieme e invitiamo gli altri a pentirsene con noi” (Ib.)”. (cfr. amicidomenicani)

Non basta pregare insieme, trovarci attorno all’altare del Signore, ma pregare gli uni per gli altri animati dalla misericordia sapendoci tutti nella stessa barca, tutti fragili e nessuno santo ma tutti in cammino verso la santità sorreggendoci gli uni gli altri, guardando a Cristo al Suo amore al Suo Cuore misericordioso e compassionevole che sa perdonare e accogliere, che sa indicare la strada e amare. La liturgia che vogliamo vivere non è solo dicendo le stesse parole accanto gli uni agli altri, facendo e compiendo gli stessi genti ma unanimi nella stima reciproca nel rispetto e nell’amore. “Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello e poi vieni a offrire la tua offerta”. (Mt. 5, 23-24)

E’ ora di fare sul serio, di vivere secondo il credo e la fede che professiamo è il tempo di abbandonare le chiacchiere vuote e che creano malignità e lontananza. “La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda”. (Rm, 12, 9-10). La prima carità non sarà l’offerta o a commuoversi per questa o quella situazione rivendicando diritti o giustizie, ma sarà amare contro ogni logica, sarà essere misericordiosi e capaci di perdono. Correggi e lasciati correggere ma sempre con amore, dolcezza e delicatezza fai presente la situazione e accetta l’osservazione, sii paziente nell’accogliere e capace di compassione e perdono, sia nel dare che nel ricevere. Vivi il Vangelo, non leggerlo solamente ma leggi e ascolta con il cuore e non adeguarti al pensiero comune ma salva la tua fede in Dio, amare significa scegliere e rimanere.

@unavoce

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