Un Chiesa per tutti

 

Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “E’ andato ad alloggiare da un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. (Lc 19,1-10)

 

 

Rileggendo gli interventi del pontefice alla recente GMG di Lisbona dove hanno partecipato anche i nostri giovani militari, un gruppo di più di settanta di tutte le Forze Armate, i Seminaristi del nostro Seminario Maggiore dell’Ordinariato Militare, la Scuola Allievi Cappellani e alcuni nostri Cappellani che a Lisbona si sono incontrati anche con altri militari di altre nazioni, mi sono soffermato sul discorso iniziale dove ha ribadito con forza che Dio ama tutti e che nella Chiesa c’è posto per tutti, se anche sembra ovvio questa sottolineatura credo che il Santo Padre volesse rassicurare quelli che per differenti motivi si sentono esclusi.

“Che cosa significa ribadire che nella Chiesa c’è posto per tutti? Ha detto Francesco: «Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti… “Padre, però io sono un disgraziato, sono una disgraziata: c’è posto per me?”: c’è posto per tutti». Perché «Dio ci ama, Dio ci ama come siamo, non come vorremmo essere o come la società vorrebbe che fossimo: come siamo. Ci ama con i difetti che abbiamo, con le limitazioni che abbiamo e con la voglia che abbiamo di andare avanti nella vita. Dio ci chiama così: abbiate fiducia perché Dio è padre, ed è un padre che ci ama, un padre che ci vuole bene».”. (cfr. VaticanNesw)

Oggi tutti vogliono apparire quello che non sono e un messaggio così forte credo sia stato illuminante da parte del papa che abbiamo visto quasi rinvigorito dal clima di festa e di allegria di quelle miglia di giovani che anno invaso la capitale portoghese.

“Qualcuno ci ama così come siamo, ci perdona sempre, sta lì ad attenderci a braccia aperte, ci precede disposto a inondarci di misericordia. È la logica per nulla umana e tutta divina che impariamo dall’episodio evangelico di Zaccheo, il peccatore pubblicano inviso a tutti nella città di Gerico che provando curiosità nei confronti del profeta nazareno sale su un sicomoro e lo attende passare seminascosto tra le foglie”. (cfr.VaticanNews)

Vi ho riportato il brano dell’Evangelista Luca dove viene riportato l’incontro di Gesù con il pubblicano Zaccheo perché tutti noi siamo un po’ Zaccheo e abbiamo bisogno di sentirci dire che Dio ci ama anche se lo sappiamo. Le parole del pontefice del Successore di San Pietro che ci conferma nella fede ci incoraggiano e ci danno la giusta rotta per camminare.

Quante volte ci sentiamo fuori posto, non adatti, sbagliati perché magari non vediamo le cose come la vedono tutti, oppure perché abbiamo fatto degli errori anche grandi … la misericordia di Dio è la vera chiave per lascarci coinvolgere e aprirgli il cuore.

Lasciamoci contagiare dall’entusiasmo dei giovani, impariamo ad ascoltarli, a gratificarli, a educarli. Uno psichiatra e psicoterapeuta Paolo Crepet ha detto in più occasioni che “l’educazione non è democratica” è un insegnamento serio severo impegnato e credo che sulla scorta dell’atteggiamento di Gesù nei confronti di Zaccheo ci fa comprendere che per tutti c’è posto nel mondo, nella Chiesa e nella vita nessuno escluso. Si Zaccheo riconosce i propri errori, Dio lo accoglie e lui fa ammenda dei sui errori si lascia educare senza rivendicare diritti o giustificare le sue azioni, cambia rotta cambia stile di vita, l’attenzione di Gesù lo gratifica e lo porta a cambiare a redimersi. Facciamoci testimoni e garanti di questa accoglienza, di questa misericordia, di questa attenzione con tutti e prima di andare dall’altra parte del pianeta impariamo tra di noi, in casa nostra, nelle nostre comunità ad accogliere, ad ascoltare, a gratificare ad educare con misericordia e amore tutti.

@unavoce

 

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