Cercare ciò che ci unisce

 

Mille cose si possono fare e dire, ma il linguaggio della pace è fare sempre e continuare fare e continuamente ritornare sulle situazioni con tutti i mezzi a disposizione al punto di sembrare inopportuni. Fare, fare, fare sempre e dialogare, cercare di comprendere le posizioni e proporre iniziative che portino alla pace sempre, che aiutino a ragionare sulla pace e a creare così un cuore di pace, un tessuto sociale di pace, un’attenzione alla pace, ai suoi gesti e al suo linguaggio.

Ora, proviamo ad entrare nel quotidiano della nostra vita, dove piccole guerre e dissidi scatenano talvolta tensioni complicate e ci portano a stati d’animo pesanti. Litigi nel matrimonio, liti tra amici e colleghi, discriminanti nel lavoro e nella società, polemiche varie, litigi nei condomini, tra i vicini, nello stesso paese, tra paesi e città … insomma la pace così tanto desiderata da tutti poi alla fine nessuno la vive veramente, certo gli estremismi della mancanza di pace ci disturbano perché oggi come non mai sono vicini a noi e le guerre che sembravano lontane nel tempo e nella storia ormai sono alle nostre porte e dimentichi di una storia passata ci scandalizziamo, ci arrabbiamo. Quando sono lontane, si!, ci sconvolgiamo, ma nulla di più, quando invece sono alle nostre porte, quando muoiono nei nostri mari, allora rimaniamo senza parole o solo con parole polemiche verso chi non fa nulla, senza accorgerci e pensare che alla fine noi poi litighiamo con la vicina di casa o compiamo gesti scorretti e sgarbati tra amici e mi direte che non è la stessa cosa, mi dispiace deludervi, ma sono la stessa cosa, se non peggio. Far girare voci cattive, pronunciare parole vuote e inutili, giudizi e pregiudizi, litigi in famiglia causati solo dall’egoismo, amicizie che finiscono per incomprensioni o permalosità, sono forse peggio e comunque sono quel tessuto sociale nel quale viviamo e che non porta e non porterà certamente a costruire un linguaggio di pace.

La voglia di libertà sembra limitare le nostre azioni e farci dimenticare i nostri doveri e potremmo continuare, quindi cari amici, la vera pace dobbiamo averla dentro il cuore per poterla portare nel mondo, nel nostro mondo, nella nostra vita, nelle nostre famiglie e comunità. Solo il sacrificio e la verità ci porteranno a dialogare a rispettare e rispettarci, accogliere e aiutare eliminando discussioni inutili. Ognuno potrà avere le sue idee ma contestare fermando il traffico o sporcando monumenti non è pace né rispetto né libertà, quindi dobbiamo riprendere il cammino, un cammino serio, intelligente e pacifico.

Recentemente un convegno a Torino ha celebrato i 150 anni dell’invenzione della lingua comune: “L’esperanto”, ma già nel suo nascere falliva nel suo nobile intento, perché nessuno vuole rinunciare alle proprie specificità, alla propria individualità. Ora, se queste sono condizioni inscindibili, allora saranno le diversità messe insieme che ci uniranno. Basta cambiare la prospettiva dello sguardo. Si pensava alla lingua comune per unire e parlare lo stesso linguaggio ed eliminare divisioni, ma non è stato così, ripartiamo dalla diversità e iniziamo “da ciò che ci unisce e non da ciò che ci divide”, espressione usta dal Santo Papa Giovanni XXIII e ricordata recentemente dal Cardinal Segretario di Stato Vaticano Parolin (cfr. VaticanNews) che penso possa essere attuale.

Ripartiamo allora dalle basi per costruire e ricostruire la pace, prima di tutto dal rispetto venendosi incontro gli uni gli altri pur con lingue, tradizioni, religioni e politiche differenti, la discriminante in questo cammino dovrà essere l’amore per la vita, per le persone uscendo da interessi personali o nazionali e guardando un orizzonte più ampio. Su questo campo dobbiamo lavorare tutti, ognuno al suo livello perché questo linguaggio della pace inizi in tutti e nel frattempo partiamo dalle piccole cose, dai piccoli gesti e anche se questo sembra poca cosa sarà importante fare, fare e fare ancora senza stancarsi mettendo nelle mani del Signore questa nostra richiesta e desiderio unito al nostro quotidiano impegno.

@unavoce

 

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